E’ un vero peccato che l’urna di Nyon non abbia a cuore le squadre che obbligano a farti simpatizzare per loro (né il mio cuore, ma questa è un’altra storia). In ogni caso, vedere PAOK contro Östersunds faceva capire che una delle due avrebbe dovuto per forza di corse salutare l’Europa League tornandosene mestamente in terra ellenica o scadinava: se i bianconeri di Salonicco facevano tenerezza per la loro abnegazione, per il loro desiderio di ritagliarsi un posto importante in terra europea vista l’egemonia dell’Olympiakos in patria, gli svedesi di Graham Potter ci avevano rubato il cuore dopo averli visti estrometter il Galatasaray con due performances da sogno.
Qui Salonicco – La sensazione che trapelava in Grecia era certamente un lieto ottimismo, così come si evinceva dalle parole di un Robert Mak particolarmente soddisfatto (“Di fronte a una fantastica atmosfera, abbiamo iniziato attivamente la partita ma il nostro portiere ha avuto un malinteso con la difesa e da ciò è nato il rigore che ha portato in vantaggio gli ospiti. C’è voluto un po ‘di tempo per recuperare, ma per fortuna prima di metà gara siamo riusciti a pareggiare. Dopo l’intervallo, siamo stati in grado di aggiungere più energia al nostro gioco. E’ un buon risultato per noi, in Svezia sarà una partita difficile e giocheremo su erba sintetica”). A rincarare la dose ci aveva pensato Léo Matos, il terzino che aveva dato il via alla rimonta, elogiando l’operato del nuovo tecnico Razvan Lucescu in particolar modo sotto il profilo psicologico. Il generale si può dire che il PAOK abbia avuto sotto controllo tutta la partita dopo aver incassato il rigore di Nouri, comportamento che aveva deliziato il presidente Ivan Savvidis (sceso negli spogliatoi a complimentarsi con la squadra). Le critiche a Sotiris Papagiannopoulos, difensore greco alle dipendenze di Graham Potter, venivano espletate dalla stampa greca con commenti del tipo “gioca in Svezia perché nessun club della Super League lo riterrebbe all’altezza”. La figura di Pedro Henrique veniva osannata qual uno dei più talentuosi prospetti che la Grecia abbia da offrire, il PAOK che fino a poco prima era un cantiere aperto era improvvisamente diventato un club testardo, autore di una prova ricca di vitalità, un ottimo ambasciatore del movimento ellenico in giro per l’Europa. “E’ il più pazzo che abbia mai incontrato, non è un caso sia fan di McGregor”, è il modo con cui l’ex Rennes era stato descritto dal compagno Prijovic autore di una doppietta.
Qui Östersund – Graham Potter aveva lasciato intendere come la rivincita ci sarebbe potuta essere: “Voglio congratularmi con PAOK ma devo anche sottolineare il fiero spirito combattivo dei miei giocatori, oggi. Nel primo tempo abbiamo fatto molto bene, la nostra qualificazione non è minacciata dalle due reti subite. Del primo tempo, sono soddisfatto: nei secondi 45′ abbiamo cercato di colpire, non ci siamo riusciti anche perché è stato difficile in questo clima caldo a cui ci hanno abituato. Una rete presa così tardi non è buona, ma abbiamo ancora le nostre possibilità. Ci batteremo per la qualificazione alla fase dei gruppi e speriamo di esser felici nella nostra città, tra una settimana“. Semmai, pure le sue impressioni sul match del ritorno sarebbero state lapidarie: “Questo è il bello del calcio, nessuno lo sa. Cercheremo di sfruttare la nostra casa, che conosciamo molto bene. Noi combatteremo per la qualificazione e spereremo per il meglio”. Del resto, dopo il Galatasaray ci si sarebbe aspettati un bis. E poi Saman Ghoddos non poteva lasciar così mestamente l’Europa League (ha segnato la doppietta decisiva al ritorno…).
Conclusione – A portarsi a casa il doppio confronto è stata la pazienza scandinava contro l’impulsività greca. Due modi ben diversi di intendere la vita, e dunque il calcio: l’irrazionalità rovente del Toumba contro la moderata pacatezza della Jämtkraft. Il codino di Prijovic contro il taglio di capelli così anonimo di Graham Potter. La saggezza di chi gioca una partita a scacchi contro l’istinto di chi preferisce una lotta fisica e maschia. Uno per uno, in Grecia vincono i greci, in Svezia gli svedesi. Eppure c’è ancora qualcosa che non quadra: quella rete, siglata da capitan Nouri, che col senno del poi qualifica i ragazzi di Potter. Un regalo del PAOK, che se non vi avessi già dipinto metaforicamente in altra sede assimilerei a Narciso. Perché all’interno della mentalità dei bianconeri di Salonicco c’è pure un lato masochista, leggermente sadico e non certo celato. Quel rigore, confezionato dalla premiata ditta Leovac & Rey, è un esempio di come certe giocate nel calcio vadano evitate ad ogni costo. Graham ci ha creduto di più, perché era convinto di poter capitalizzare gli errori degli avversari e pertanto ha messo tutto l’impegno possibile per portarsi a casa questo risultato. Lucescu forse si è troppo lasciato cullare dal lavoro psicologico e da una sciagurata sopravvalutazione del nemico: non bastava la qualità di Mak, né i gol di Prijovic, né un valore complessivo della rosa assai maggiore rispetto a quella di cui poteva disporre il collega Potter. Graham, sì, ma pure un po’ Harry. Certe Magie, quelle con la M maiuscola, riescono solamente in Svezia…
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