Domenica 14 aprile, il gol al 64’ di Nikola Jakimovski sembrava aver dilatato enormemente l’ufficialità del titolo per il PAOK. Serviva una vittoria sul Larissa, arrivò un pari per via della rete dell’ex Varese e Bari, dunque a Razvan Lucescu per festeggiare l’aritmetica conquista mancava un solo punto, il che voleva allo stesso tempo dire che la festa scudetto non sarebbe stata improvvisata in casa del Larissa (peraltro ultimo club non ateniese a vincere la Super League, era il 1988) ma anzi pianificata a casa, al Toumba, la domenica successiva. Così ieri è stato e i biglietti vennero esauriti in meno di due ore. Già venerdì v’erano state le prime prove, sabato s’era festeggiato il 93° compleanno del club e l’atmosfera era un assaggio di quanto avvenuto ieri sera: musica ad alto volume, laser blu, fuochi d’artificio e fumogeni rossi che sabato sera avevano rischiarato l’intero lungomare di Salonicco. La grande notte era lì, a un passo, il Gate 4 aveva annunciato di voler preparare il miglior spettacolo nella storia del PAOK ed è stato così. Un cerchio di fuoco rosso s’è alzato al Toumba, che in estate verrà ristrutturato: per tre anni i bianconeri traslocheranno al Kaftanzoglio, poi nel 2022 è previsto il rientro in un nuovo stadio.
Ivan Savvidis, l’uomo che tredici mesi fa estrasse la pistola dal fodero, è uscito dal tunnel accolto da applausi scroscianti, mani giunte a mo’ di preghiera e standing ovation bis: «Voglio dire grazie a tutti coloro che sono stati con noi quest’anno. È difficile capire cosa sia successo, ringrazio coloro che amano questo club e hanno contribuito a questo trionfo sia dentro che fuori dal campo». Ha i suoi detrattori, quest’imprenditore greco-russo ex sergente maggiore, che però dal 2012 – quando acquistò un PAOK a serio rischio di un collasso finanziario – ha immesso nelle casse de club centinaia di milioni di euro. Il trionfo oggi ha pure un volto nuovo, quello magro e mai fuori posto di Razvan Lucescu, figlio di Mircea, a Salonicco dal 2017 e prima di ieri con una Kypello Ellados nel palmarès. «Il duro lavoro dei giocatori ha portato questo risultato – le parole del rumeno – sto vivendo incredibili emozioni. Questo è il miglior momento della mia vita, non solo della mia carriera».
Intorno alle 22:53 di ieri sera la festa è finita formalmente al Toumba e s’è spostata alla Λευκός Πύργος, la Torre Bianca, distante tre chilometri in direzione nord-ovest e situata a ridosso del Golfo Termaico. Il fatto stesso che a ospitare il prosieguo delle celebrazioni sia stato l’emblema di Salonicco la dice lunga su quanto il terzo titolo nella storia del PAOK fosse sentito. Un corteo infinito ha scandito i nomi dei calciatori, poi di nuovo parole e di nuovo ringraziamenti : «Certo, mi diverto a far parte di questa festa, ma mi piacerebbe sedermi sul mio balcone da solo e pensare a quello che abbiamo ottenuto in queste due stagioni. L’atmosfera oggi all’interno del Toumba è stata il culmine di tutti i meravigliosi momenti che abbiamo vissuto qui in questa stagione».
Tutto sembrava preventivato, in fondo. Il rigore sbagliato al 30’ da Pelkas, o meglio parato da Bajic. L’ingresso di Vieirinha al 91’ in tempo per gli applausi del Toumba. La doppietta di Evgen Shakhov, in scadenza di contratto insieme ad altri. Oltre all’ucraino, il Dnipro che nel 2015 strappò per uno scampolo di gara l’Europa League dalle mani di Unai Emery aveva in rosa pure Léo Matos, ‘El Loco’, avvicendatosi ieri con un altro Léo, Jabá. Il gol del 3-0 l’ha siglato Fernando Varela, prima di uscire al 79’ per far spazio al capitano ufficiale, Stelios Malezas. Infine, all’81’, non poteva mancare nel tabellino Karol Swiderski, alla quarta rete stagionale, sostituto acquistato dalla Polonia a gennaio per far fronte al trasferimento di Prijović in Arabia Saudita. Sembrava che con l’addio del serbo il titolo sfumasse d’emblée. Il PAOK è stato più forte di un trasferimento. E la festa di ieri, illimitata, esagerata, straordinariamente sentita, ne è la miglior prova. Guardare per credere.
Ecco di seguito il tabellino:
PAOK (4-2-3-1): Paschalakis; Léo Matos (dal 69’ Léo Jabá), Varela (dal 79’ Malezas), Crespo, Giannoulis; Shakhov, Oliveira; Limnios, Pelkas (dal 91’ Vieirinha), Biseswar; Swiderski. All: Lucescu. A disp: Rey, Ingason, Mišić, Akpom.
Levadiakos (4-2-3-1): Bajic; Trabouris, Liagas, Adilehou, Angoua; Karachalios (dall’86’ Omo), Mitropoulos (dal 67′ Zisopoulos); Nangis, Sawadogo, Nikas; Chatzilampros (dal 66′ Stanojevic). All: Karageorgiou. A disp: Balauru, Rekhviashvili, Meleg, Giakoumakis.
Reti: 3’ e 60’ Shakhov, 8’ rig. Swiderski, 53’ Varela, 81’ Swiderski. Arbitro: Tzilos.
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