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Pablo Torre e la nuova filosofia del Barcellona

In un mercato molto rumoroso come quello del Barcellona, movimentato dalla possibilità della grande occasione Robert Lewandowski ma anche dalla fastidiosa situazione economica, è passato in silenzio l’unico acquisto certo per la nuova stagione: quello di Pablo Torre.

Comprato già nello scorso gennaio e lasciato in prestito al Racing di Santander in Primera Rfef (la vecchia Segunda B), il classe 2003 può il continuo di un percorso che il Barcellona ha cominciato in questi anni. La Masia continua a produrre ragazzi di grande talento, ma ultimamente il club si sta affidando anche ad acquisti di ragazzi non formati nella cantera blaugrana. L’esempio più lampante? Ovviamente Pedri, diventato immediatamente un fuoriclasse senza aver mai giocato un minuto con una squadra delle giovanili del Barcellona, grazie all’acquisto lungimirante dal Las Palmas per soli 5 milioni quando era ancora minorenne.

Le modalità del trasferimento di Pablo Torre sono state di fatto le medesime: comprato da una squadra di divisione inferiore, lasciato lì in prestito durante la stagione, e portato a Barcellona per l’anno successivo, anche in questo caso probabilmente senza passare dal Barcellona B. Già diverso il discorso Gavi, cresciuto sì nel Betis, ma formato comunque in parte anche dal Barça, che l’ha acquistato quando aveva 11 anni per fargli fare la seconda parte del settore dentro casa e lanciarlo poi in questa stagione fino a fargli conquistare in fretta la nazionale con risultati incantevoli.

Il Barcellona dunque si aspetta tanto anche da Pablo Torre che ha tanto da migliorare per raggiungere il livello stellare dei suoi prossimi compagni di squadra (Gavi è persino un anno più giovane di lui), ma che allo stesso tempo ha il talento per avere un impatto immediato nella prima squadra. Gioca a centrocampo, un po’ in tutti  ruoli, anche se quel 10 che ha portato sulla schiena a Santander a soli 18 anni in prima squadra, lascia già presagire una vocazione più offensiva.

Ha la visione da centrocampista, il tocco da trequartista e quel guizzo da ala alla spagnola, ossia non da fuga in velocità ma da dribbling secco verso il centro del campo. Caratteristiche che lo accomunano alla versione guardioliana di David Silva, giusto per scomodare un nome di un certo peso. Sarà da testare questo tipo di paragone, perché per un 2003 confrontarsi subito in una realtà competitiva come quella del Barça non è certo uno scherzo, ma visto quanto accaduto con i giovani nelle ultime due stagioni è lecito aspettarsi in fretta il debutto e il primo feeling con la Liga anche in tempi brevi.

Le statistiche spesso possono essere fuorvianti, però nella sua prima stagione in prima squadra ha trovato 10 gol e 11 assist in 34 partite, segnale che con la Primera Rfef c’entrasse quasi nulla. Peccato che la Spagna Under 19 non si sia qualificata agli Europei di categoria, altrimenti avremmo potuto vederlo in azione in uno dei tornei più interessanti di queste settimane con la prospettiva di una qualificazione per il Mondiale Under 20, ma comunque nell’ultima partita giocata con le giovanili della Roja ha trovato una doppietta di assist. Ora sta a lui far capire che in questa turbolenta estate di Barcellona, tra giganteschi rumor, in tanti si sono persi quello che potrebbe anche essere uno degli acquisti più importanti.

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