Giunti al giro di boa del Brasileirão, il grande protagonista continua a essere l’equilibrio in ogni zona della classifica.
Diverse squadre si sono alternate nella lotta per le prime posizioni, di cui non fa più parte il Vasco da Gama, che era partito con tre vittorie ma, come le statistiche lasciavano presagire, si è presto sciolto come neve al sole e oggi ha cambiato allenatore – il portoghese Ricardo Sá Pinto ha sostituito l’esonerato Ramon Menezes – e si trova a combattere per la salvezza.
Vediamo quali sono le squadre in corsa, ordinate secondo le probabilità di vittoria finale calcolate dall’algoritmo di FiveThirtyEight (538).
Partite giocate: 19
Punti: 35
Probabilità 538: 45%
Altre competizioni:
– Copa Libertadores (ottavi vs Racing)
– Copa do Brasil (quarti)
Se Jorge Jesus non avesse abbandonato la squadra, a pochi giorni dall’inizio del campionato, per tornare al Benfica, probabilmente non starei scrivendo questo articolo.
Certo, ripetersi dopo una stagione trionfale non è mai semplice, ma dopo tre mesi i princìpi del catalano Domènec Torrent sembrano non aver attecchito pienamente.
Le attenuanti non mancano: il passaggio dal sistema fluido e senza punti di riferimento offensivi del portoghese al gioco di posizione è un salto notevole, a maggior ragione senza pre-campionato e con un calendario da 24 partite in 84 giorni, compresa la folle settimana in cui il Mengão è stato costretto a giocare tre partite – martedì 13 ottobre contro il Goiás, venerdì 16 contro il Bragantino e domenica 18 contro il Corinthians.
Dopo un inizio di campionato traumatico, con 5 punti nelle prime 5, i campioni in carica hanno vissuto una prima metà di stagione altalenante, con alcune sequenze positive e qualche sconfitta pesante, come il 5-0 incassato dall’Independiente del Valle in Libertadores e l’1-4 di domenica sera contro il San Paolo, che hanno messo in evidenza meccanismi di pressing ancora poco sincronizzati e una preoccupante vulnerabilità nelle transizioni difensive.
Il fatto che, nonostante le difficoltà, il Flamengo sia comunque primo in classifica – anche se lo stesso San Paolo, avendo tre partite in meno, potrebbe scavalcarlo – è il motivo principale per cui ritenerlo ancora favorito.
La qualità della rosa, riserve comprese, è di gran lunga superiore a tutte le avversarie, anche se tra i nuovi acquisti diversi non hanno convinto: i centrali difensivi Léo Pereira e Gustavo Henrique hanno commesso parecchi errori, mentre sugli esterni offensivi Michael Delgado – rivelazione del Brasileirão 2019 con il Goiás – fatica enormemente a esprimersi in spazi ridotti e Pedro Rocha non verrà riscattato dallo Spartak Mosca, avendo raccolto la miseria di 144 minuti in campionato.
Discreto invece l’impatto di Thiago Maia, preziosa alternativa a centrocampo con ottime capacità sia di rottura sia in impostazione, e di Mauricio Isla, che non sta facendo rimpiangere Rafinha, essendo il primo terzino del campionato per passaggi-chiave (2.35 p90), tra cui 4 assist.
Il migliore tra i nuovi arrivi è senz’altro Pedro, centravanti preso in prestito (sul diritto di riscatto e controriscatto girano diverse versioni) dalla Fiorentina, che sta approfittando dell’assenza per infortunio di Gabigol per segnare gol a ripetizione (10 in 17 partite, uno ogni 102’) e dimostrarsi un centravanti completo e particolarmente adatto, al contrario del compagno, per fungere da riferimento centrale, dato che combina un fisico importante (è alto 1,86) e un’ottima tecnica di base.
Una rosa già eccezionale ha inoltre trovato nuove risorse nel florido settore giovanile, da cui la prima squadra ha dovuto attingere quando, un mese fa, ben 16 giocatori erano risultati positivi al Covid.
La più bella sorpresa è il portiere di 21 anni Hugo Souza, che era già stato convocato da Tite per un raduno della Seleção nel 2018 e si è dimostrato pronto da subito a prendere il posto dell’esperto Diego Alves, il quale nelle ultime partite si è accomodato in panchina e potrebbe non rinnovare il contratto in scadenza.
Altro elemento interessante è il centrale difensivo mancino Natan, classe 2001, preferito ultimamente a Léo Pereira e ben dotato dal punto di vista fisico, tecnico e atletico.
Partite giocate: 16
Punti: 30
Probabilità 538: 23%
Altre competizioni:
– Copa do Brasil (quarti)
Dopo la clamorosa e umiliante eliminazione dal Paulistão per mano dei dilettanti del Mirassol, con la tifoseria in rivolta, sembrava che Fernando Diniz avesse le ore contate sulla panchina del Tricolor.
Invece il tecnico mineiro è riuscito a conservare la fiducia della società e, a partire dall’allontanamento di Pato (ancora svincolato), è riuscito a ricostruire una squadra competitiva che, benché in Libertadores non abbia superato il girone e sia poi stata eliminata in modo rocambolesco ai sedicesimi di Copa Sudamericana dal Lanús, nel Brasileirão sta vivendo un’ottima fase: l’ultima delle due sconfitte complessive risale alla settima giornata e, con tre partite da recuperare contro Goiás, Ceará e Botafogo, il primo posto è alla portata.
Merito soprattutto della solidità difensiva – meno di un gol subito a partita, solo il Fortaleza ha fatto meglio -, con la promozione a titolare fisso del 21enne centrale Diego Costa al posto del più esperto Arboleda, e di una minore dipendenza dalla qualità di Dani Alves grazie all’inserimento di Gabriel Sara, 21enne centrocampista polivalente cresciuto nelle giovanili, e Luciano, attaccante di movimento arrivato dal Grêmio nello scambio con Éverton Cardoso e subito importante non solo nella rifinitura (1,3 passaggi-chiave p90), ma anche in fase realizzativa con 6 gol in 13 partite di campionato.
Il grande protagonista delle ultime settimane è però il centravanti classe 2000 Brenner, che dopo aver collezionato scampoli di partite nelle ultime tre stagioni si è finalmente ritagliato un ruolo di primo piano.
Brenner è piuttosto esile fisicamente e la sua tecnica non è di primo piano, partecipa pochissimo alla manovra (completa meno di 15 passaggi ogni 90′), ma è letale per capacità di materializzarsi in area di rigore al momento giusto e rapidità di esecuzione: tra Brasileirão, Copa do Brasil, Libertadores e Sudamericana ha realizzato 10 gol nelle ultime 9 partite.
Partite giocate: 19
Punti: 35
Probabilità 538: 11%
Altre competizioni:
– Copa Libertadores (ottavi vs River Plate)
– Copa do Brasil (quarti)
La mano del Chacho Coudet sull’Internacional è stata visibile fin dalle prime uscite: una squadra aggressiva, intensa, ordinata nella costruzione dal basso e capace di rendersi pericolosa nonostante un centrocampo tecnicamente non eccezionale.
Dopo il grave infortunio occorso alla terza giornata a Paolo Guerrero, capitano e fondamentale per la sua capacità di tenere palla e far salire la squadra, il Colorado ha trovato in Thiago Galhardo – 31enne con una carriera da centrocampista offensivo di medio livello – un insperato trascinatore, che con 15 gol e 5 assist ha contribuito direttamente a due terzi dei gol di squadra, sopperendo alla scarsa vena realizzativa (soli 2 gol in 12 presenze) dell’ex-Palermo Abel Hernández, ingaggiato da svincolato per sostituire il peruviano.
Il bilancio del girone d’andata è senz’altro positivo, ma l’impressione è che da qualche settimana si sia accesa la spia della riserva: da un lato è difficile mantenere alta l’intensità giocando ogni tre giorni – la doppia sfida col Boca negli ottavi di Libertadores promette scintille -, dall’altro la pericolosità offensiva dipende troppo dalla vena di Galhardo e di Gabriel Boschilia, trequartista mancino di grande importanza per la fluidità della manovra in un reparto altrimenti mediocre dal punto di vista tecnico, fatta eccezione per il 39enne D’Alessandro (che difficilmente gioca più di mezz’ora) e per il 18enne Bruno Praxedes, ritenuto ancora acerbo e utilizzato col contagocce.
Partite giocate: 18
Punti: 32
Probabilità 538: 10%
Altre competizioni: nessuna
Dopo il tredicesimo posto della passata stagione, la rivoluzione guidata da Sampaoli ha riportato il Galo nelle posizioni di vertice: dell’undici titolare, solo quattro giocatori (Réver, Jair, Guga e Nathan) sono stati confermati in una rosa per il resto stravolta dalle esigenti richieste del tecnico argentino.
L’abilità coi piedi del portiere Éverson – già con Sampaoli lo scorso anno al Santos e primo tra i portieri per precisione dei passaggi – e del centrale mancino Júnior Alonso è fondamentale per avviare le azioni e attrarre il pressing avversario, i centrocampisti Allan, Jair e Alan Franco – che si contendono due maglie – garantiscono una buona combinazione di quantità e qualità, mentre sugli esterni Keno (8 gol) e Jefferson Savarino partono molto larghi per isolarsi in uno contro uno.
L’esterno sinistro Guilherme Arana, tornato in patria dopo la deludente parentesi atalantina, in fase offensiva si sta comportando sorprendentemente bene in una posizione più accentrata, da mezzala, ed è tra i migliori nel ruolo per passaggi-chiave (1,84 p90), mentre stanno trovando poco spazio il terzino destro Mariano (che aveva già lavorato col tecnico a Siviglia ma è chiuso dal giovane Guga), e l’attaccante classe ‘99 Marrony, prelevato dal Vasco con grandi aspettative ma apparso poco a suo agio nel ruolo di centravanti, dove gli viene solitamente preferito Eduardo Sasha; entrambi stanno segnando poco (3 e 2 gol), ma quest’ultimo partecipa maggiormente alla manovra.
Nonostante un calendario più leggero rispetto alle avversarie – dovuto alle eliminazioni premature da Copa Sudamericana e Copa do Brasil, avvenute prima dell’arrivo di Sampaoli -, la squadra ha ottenuto soltanto una vittoria (contro il fanalino di coda Goiás) nelle ultime sei partite; se in diverse occasioni ha pesato la scarsa freddezza sottoporta (i gol segnati sono 31 a fronte di quasi 37 expected goals), nel pesante 3-0 incassato domenica contro il Palmeiras si è sentita troppo la mancanza di Keno, assente per squalifica e leader in quasi tutte le statistiche offensive.
Ad aggiungere creatività, dal Racing è appena arrivato il fantasista Matías Zaracho, tra i più talentuosi giovani sudamericani, che sembrava pronto al passaggio in Europa ma ha preferito fare tappa a Belo Horizonte.
All’esordio da titolare non ha brillato, ma è lecito aspettarsi che sarà un fattore importante nella lotta per il titolo: la materia prima è di alta qualità, a Sampaoli il compito di sgrezzarla.
Partite giocate: 18
Punti: 27
Probabilità 538: 4%
Altre competizioni:
– Copa Libertadores (ottavi vs Guarani)
– Copa do Brasil (ottavi vs Juventude)
Solo qualche settimana fa sarebbe stato impensabile considerare il Grêmio tra le contendenti, ma è bastata una piccola serie positiva (10 punti nelle ultime 4) per rientrare in corsa, complice il rallentamento delle prime tre.
L’allenatore Renato Portaluppi, in carica dal 2016, è di gran lunga il più longevo del Brasileirão, ma in questi mesi si è parlato spesso di squadra a fine ciclo, con un’età media avanzata e a corto di idee dal punto di vista tattico.
Nonostante i centrali Geromel e Kannemann, pilastri da diverse stagioni, siano spesso alle prese con problemi fisici, la difesa è stata tra le migliori del campionato con 17 gol subiti.
I problemi riguardano soprattutto la fase offensiva: il possesso è troppo sterile e le occasioni da gol sono quasi sempre frutto di iniziative personali o del gioco di sponda del possente Diego Souza.
La partenza della stella Everton “Cebolinha” Soares ha lasciato spazio all’esplosione di Pepê (5 gol e 3 assist) ma per poter sognare in grande è necessario che trovino continuità i due gioielli del centrocampo Matheus Henrique e Jean Pyerre.
Entrambi nati nel 97’, il primo è molto simile ad Arthur (di cui ha preso il posto) per caratteristiche fisiche e tecniche, e partecipa soprattutto alla prima costruzione, spingendosi poco in avanti; il secondo, che per infortunio ha raccolto solo 5 presenze, è più longilineo ed estroso e il suo imminente rientro sulla trequarti potrebbe risolvere molti problemi.
Partite giocate: 18
Punti: 28
Probabilità 538: 4%
Altre competizioni:
– Copa Libertadores (ottavi vs Delfín)
– Copa do Brasil (ottavi vs RB Bragantino)
A proposito di cambiamenti, stasera, nella gara di ritorno degli ottavi di Copa do Brasil contro il Bragantino, esordirà sulla panchina del Verdão Abel Ferreira, 41enne portoghese che ha lasciato a stagione in corso il PAOK Salonicco dopo aver chiuso lo scorso campionato al secondo posto.
Ferreira prende il posto di Vanderlei Luxemburgo, che probabilmente ha chiuso la sua carriera ai massimi livelli con tre sconfitte consecutive dopo le quali la dirigenza ha ceduto alle pressioni di chi, nonostante i discreti risultati ottenuti nelle prime giornate, criticava la povertà del gioco espresso, a fronte di una rosa sulla carta tra le più attrezzate del Brasileirão.
Nelle precedenti esperienze da allenatore – prima di andare in Grecia aveva allenato la squadra B dello Sporting e il Braga – Ferreira ha dimostrato flessibilità nell’adattarsi alle caratteristiche dei propri giocatori e agli avversari.
Le sue squadre tendono a difendersi con un 4-4-2 dalle linee strette, che in fase offensiva si trasforma in un 3-4-3 o 3-4-1-2, a seconda degli esterni a disposizione.
La rosa, come detto, è di ottimo livello, con un mix equilibrato tra giocatori di esperienza e giovani in ogni reparto.
Da un lato troviamo il portiere Weverton, attuale terzo della Seleção dietro Alisson ed Ederson, gli ex-Milan Gustavo Gómez e Luiz Adriano, il terzino destro Marcos Rocha (oltre 2 passaggi-chiave p90), i centrocampisti Felipe Melo, Ramires e Lucas Lima e l’attaccante di movimento Willian “Bigode”, spesso decisivo quando entra a partita in corso.
Dall’altro, Luxemburgo ha avuto il coraggio di lanciare alcuni prodotti del florido vivaio palmeirense, già pronti per giocarsi un posto da titolare: davanti, oltre allo strepitoso classe 2002 Gabriel Veron, purtroppo frenato da qualche problema fisico, l’altro esterno Wesley (‘99) si sta dimostrando abile nel dribbling, veloce e dotato di un buon tiro.
A centrocampo, poi, abbiamo visto con continuità Gabriel Menino – che può giocare anche da terzino destro, ruolo nel quale lo sta provando Tite -, Patrick de Paula – dall’ottima tecnica e con un bel sinistro dalla distanza – e ultimamente anche Danilo, altro mancino che si spinge poco in avanti ma è molto coinvolto nella prima costruzione.
Chi ormai rappresenta una certezza è Matías Viña, 22enne terzino sinistro uruguayano arrivato a gennaio dal Nacional, che si è ambientato benissimo e sta dimostrando solidità in fase difensiva e buona qualità nella gestione del pallone.
A lui si è aggiunto in questi giorni un altro “gringo”, il difensore centrale cileno Benjamín Kuscevic che, dopo l’esperienza nel Real Madrid B di cinque anni fa, era tornato all’Universidad Católica diventandone un pilastro.
Kuscevic è reduce da un’operazione alla caviglia e non sarà immediatamente disponibile, ma al suo rientro sarà un serio candidato per giocarsi una maglia con Luan Peres al fianco dell’inamovibile Gómez. La coppia sulla carta sembra ben assortita: il paraguayano è molto aggressivo e forte fisicamente, mentre il 24enne di origini croate è più avvezzo a trovare i compagni tra le linee e soprattutto molto veloce, qualità fondamentale per sostenere un pressing alto.
Non a caso, si dice che anche Sampaoli lo stesse seguendo.
Partite giocate: 19
Punti: 32
Probabilità 538: 2%
Altre competizioni: nessuna
Quando Odair Hellmann si è seduto sulla panchina del Fluminense, c’era un certo scetticismo.
Con l’Internacional aveva ottenuto buoni risultati, ma sempre proponendo un calcio ritenuto da molti troppo speculativo e incentrato sulle transizioni.
In questo Brasileirão non era partito bene, ma con una striscia positiva di otto partite (5 vittorie e 3 pareggi), il Flu è entrato a sorpresa tra le pretendenti, nonostante la pesante cessione del giovane centravanti Evanilson al Porto e lo scarso apporto di Marcos Paulo, che sembra già proiettato verso un trasferimento (si era parlato di Olympique Marsiglia e Torino) e ha segnato un solo gol, scivolando sempre più spesso in panchina.
I trascinatori della squadra sono Muriel – forse il miglior portiere del girone d’andata – e il 39enne Nenê, miglior marcatore con 7 gol, ma bisogna dare merito soprattutto al tecnico per aver saputo trovare un assetto equilibrato e funzionale a una squadra sulla carta piuttosto mediocre, a partire dal centrocampo dove sta ricavando il meglio da giocatori come Hudson e Dodi.
Merita una menzione anche Michel Araújo, 24enne esterno uruguayano mancino, che nel ruolo da mezzala cui lo ha convertito Hellmann è ancora un po’ discontinuo – è arrivato quest’anno dal Racing di Montevideo – ma ha ha un potenziale da centrocampista completo, solido nei duelli e con alcuni lampi di gran classe, in particolare nel gioco lungo.
Il centravanti Fred, appesantito dai suoi 37 anni, fatica ma riesce ancora a rendersi utile con qualche buona sponda e qualche zampata, e nelle ultime settimane è tornato nei radar anche Ganso, caduto in disgrazia da tempo ma ancora 31enne e potenzialmente in grado di rifinire le azioni come pochi.
Oltre ai grandi vecchi, nuova linfa sta emergendo dai tanti giovani in rampa di lancio: il centrocampista convertito a terzino destro Lucas Calegari, il mediano ancora leggerino ma dai piedi buoni André e le ali – di stampo tipicamente sudamericano – Caio Paulista, Luiz Henrique e Fernando Pacheco.
Partite giocate: 19
Punti: 30
Probabilità 538: 1%
Altre competizioni:
– Copa Libertadores (ottavi vs LDU de Quito)
Al netto del caso Robinho – che ha firmato e rescisso il contratto nell’arco di una settimana in seguito alle feroci proteste dovute alla sua condanna in primo grado per violenza sessuale di gruppo -, la stagione del Santos è stata fin qui positiva, considerando le difficoltà finanziarie e il conseguente blocco del mercato in entrata.
I risultati sono stati altalenanti, ma Cuca è riuscito a dare un’identità tattica alla squadra, schierata stabilmente con un 4-3-3 la cui fase offensiva dipende quasi totalmente dalle iniziative dei due esterni d’attacco, Soteldo e Marinho.
Se l’anno scorso, con Sampaoli, il grande protagonista era stato il venezuelano, che aveva vissuto la migliore stagione della carriera, negli ultimi mesi è stato il brasiliano a prendersi la scena, facendo la differenza non soltanto dal punto di vista realizzativo (12 gol nel Brasileirão), ma anche con gli assist (5).
La ragione principale è legata all’abbassamento del baricentro di squadra, che lascia più campo da attaccare favorendo le doti atletiche di Marinho ma limitando l’apporto di Soteldo, costretto a giocare più lontano dall’area e a sacrificarsi maggiormente in copertura.
Il ruolo di centravanti è ormai stabilmente occupato dal 18enne Kaio Jorge, che però, pur mostrando lampi di un potenziale da campione, ha segnato un solo gol in campionato ed è insidiato dall’ancor più giovane Marcos Leonardo (2003), già sbloccatosi sia in campionato, sia in Libertadores.
I limiti offensivi sono stati finora mascherati dall’overperformance di Marinho (il cui rapporto tra gol e xG superiore a 2) e dall’exploit del terzino destro Madson, già a quota 4.
Un problema legato alle caratteristiche dei centrocampisti, per lo più palleggiatori (Pituca e Jean Mota) e interditori (Jobson e Alisson); in questo senso è mancato l’apporto del 35enne uruguayano Carlos “Pato” Sánchez, che anche prima di rompersi il crociato era apparso in forte calo rispetto alla scorsa stagione (da 12 gol).
Dietro c’è da segnalare l’ottima stagione d’esordio del portiere João Paulo, diventato titolare quasi per caso dopo anni di panchina, e la consacrazione da leader del centrale Lucas Veríssimo, che ha tutto per imporsi anche in un grande campionato e molto probabilmente vedremo presto in Europa; a ottobre il suo trasferimento al Porto è saltato all’ultimo momento, ora pare che sia favorito il Benfica.
Insomma il Santos a livello di singoli non è all’altezza delle migliori pretendenti, ma, se queste continueranno a lasciare punti per strada e se almeno uno dei due giovani centravanti iniziasse a trovare la rete con continuità, quell’1% di probabilità potrebbe salire repentinamente.
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