Se c’era una festa alla quale era impossibile rinunciare, era quella che sarebbe scoppiata al triplice fischio dell’olandese Blom. Un tripudio inarrestabile, una gioia immensa, la realizzazione del miracolo sportivo per eccellenza. L’Östersund ce l’ha fatta, pardon, l’Östersunds FK, superando l’ennesimo ostacolo che la sorte e il calendario gli hanno posto davanti. La marcia dei rossoneri non sarebbe potuta esser più emozionante, e il successo di questa sera ai danni dello Zorya è solo la ciliegina sulla torta: con un match ancora da giocare, l’ultimo, la classifica è ormai favolosamente epica. Tre vittorie, un pari e una sconfitta, quella dell’ultimo turno, a Bilbao: 10 punti tondi tondi, +2 sui baschi, +4 sullo Zorya, +6 sull’Hertha prossimo avversario. Apoteosi. E’ il trionfo, di tutti: di mister Potter, osannato a non finire, di un Nouri encomiabile per impegno e dedizione, di un Ghoddos sempre più trascinatore. Della classe operaia, quella che dalla penna di Charles Dickens ha mantenuto un saldo legame con l’epica. E che anche questa sera, nel freddo Norrland, s’è palesata in tutta la sua interezza.
Primo tempo – In casa della capolista del girone J, l’accoglienza riservata al Zorya è stata abbastanza fredda: non tanto per la temperatura (quattro gradi), alla quale probabilmente gli ucraini saranno abituati, bensì all’atmosfera tipicamente spoglia come si verifica da queste parti quando nevica. N’è scesa molta questa mattina, tanto che la pagina Facebook dell’Östersund chiamava a raccolta volontari per aiutare a liberare la Jämtkraft Arena in tempo. Eppure si gioca, e l’aria di casa alimenta le prime battute della sfida, col solito OFK arrembante. Gero agisce da parafulmini e attrae verso di sé ogni pallone che arriva dalle sue parti, i compagni continuano a gettare palloni in mezzo e non sempre la difesa di Vernydub è attenta a respingere le minacce. La pressione si fa asfissiante, il Zorya non riesce praticamente mai a metter la testa fuori dal guscio e allora sono solo i padroni di casa a far la partita: Nouri è infaticabile, Edwards stoico, Somi è un’ala aggiunta mascherata formalmente da terzino. Arrivano gli applausi, come al solito generosi, perché il pubblico rossonero apprezza le tattiche di mister Potter. Solo dopo una buona mezz’ora si sveglia Saman Ghoddos, finora impalpabile, con una serpentina delle sue. E’ sempre l’OFK a tener in mano il pallino del gioco, pur andando poche volte al tiro: non è un caso che il vantaggio arrivi al 40′, prima conclusione in porta. E’ l’iraniano col numero 93 a iniziare l’azione, cambiando corsia e premiando la verve di Edwards: cross teso dell’inglese a favorire il colpo di tacco di Gero, deviazione decisiva di Grechyshkin e Lunin battuto. Autorete. Solo allo scoccare del 45′ il Zorya combina qualcosa, con un pericoloso destro a giro del brasiliano Iury, dalla distanza.
Secondo tempo – Al rientro è sempre l’OFK a spingere, non pago del vantaggio, sulle ali di Saman Ghoddos (che in una delle sue solite azioni causa l’ammonizione ad Andriyevskiy). La tanta fatica degli ucraini nell’impostare è acuita dal rischio in caso di contropiede, quando ancora Gabriel Somi vola sospinto dall’intero stadio e ancora Ghoddos sale in cattedra. Minuto 63, il 24enne di Malmö riceve palla dai venticinque metri e scarica su Lunin la rabbia agonistica propria di un ex centralinista finito a giocare in Europa League con ottimi risultati. Fuori. Il vantaggio è legittimato, ma il Zorya non ci sta e pochi giri di lancette dopo è Ale Keita a salvare i suoi su Iury, che uscirà per infortunio dopo un duro contrasto con Papagiannopoulos (dentro Silas). L’Östersund capisce che la grande occasione sia lì, ad un passo, perché da Bilbao arrivano notizie circa il pari dell’Athletic e con questo risultato i rossoneri approderebbero ai sedicesimi: non per questo si smette di attaccare, e infatti si gestisce puntando sulle ripartenze e su una notevole quantità di calci d’angolo conquistati. Proprio in questo contesto al 78′ arriva il raddoppio: magia di Saman Ghoddos, idolo di casa, che prende palla a centrocampo e si esibisce in un coast-to-coast fino al limite dell’area avversaria prima di scagliare un destro in diagonale letale per Lunin e per le residue speranze ospiti. Negli ultimi dieci minuti c’è spazio solo per il nervosismo: il subentrato Babenko si fa ammonire per aver fermato con le cattive uno scatto di Somi, pure Svatok finisce sul taccuino dei cattivi e comincia la festa. La qualificazione ai sedicesimi di Europa League, pure in virtù della rimonta basca al San Mamés contro l’Hertha, era ormai messa sotto chiave. E tutti fuori, a festeggiare, incuranti del freddo.
Il tabellino:
Östersunds FK (4-4-2): Keita; Mukiibi, Papagiannopoulos, Pettersson, Somi (dal 90′ Widgren); Edwards, Nouri, Bachirou, Sema; Ghoddos, Gero (dall’86’ Mensah). All: Potter
Zorya Luhansk (4-2-3-1): Lunin; Opanasenko, Svatok, Grechyshkin, Sukhotskiy; Kharatin, Andriyevskiy (dal 62′ Babenko); Karavaev, Gordiyenko, Gromov; Iury (dal 73′ Silas). All: Vernydub
Reti: 40′ aut. Grechyshkin, 78′ Ghoddos. Ammoniti: Andriyevskiy, Babenko, Svatok (Z). Arbitro: Blom (Olanda)
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