A metà settembre 2019, l’Östersunds FK dovette reperire 10 milioni di SEK in 10 giorni. La presidentessa Maria Wilén, parlò chiaramente. «Non possiamo pagare i debiti con le braccia e le gambe dei calciatori, viviamo una crisi acuta di liquidità». L’intera Östersund fu chiamata a donare sostenendo la campagna emotivamente intitolata «jag tror på det här» («io credo in questo», strofa di Rött och svart, l’inno del club cantato da Annika Norlin coi Falkarna, la tifoseria organizzata rossonera).
Il reato di frode aggravata pendente su Daniel Kindberg, l’ex tenente della fanteria svedese artefice della scalata dell’Östersund fino ai sedicesimi d’Europa League 2017/18, polverizzava le residue speranze di clemenza. «Gioco a calcio da quando avevo cinque anni, ora sono presidente ma non partecipo alle riunioni del consiglio di amministrazione» era la difesa di Kindberg, che alle ore 6:30 del 17 aprile 2018 fu sorpreso dalla polizia in un raid contro la Östersundshem – agenzia di compravendita immobiliare di cui è CEO – e, dunque, contro l’Östersunds Fotbollsklubb.
In una trasferta a Hisingen, uno striscione diffamatorio fu esposto dai tifosi di casa: «Crimine e oligarchia – ÖFK, una minaccia alla democrazia del calcio svedese». Kindberg, rilasciato il 19 aprile, dopo due giorni d’interrogatori, non commentò. Da allora, però, un susseguirsi di eventi ha degenerato l’immagine dell’Östersunds FK: un presunto scandalo diffamatorio verso la comunità LGBT a carico di un dipendente societario, una pesante lite tra un giornalista del popolare quotidiano Östersunds-Posten (Stefan Nolervik) e l’addetto stampa del club, Patrick Sjöö, infine la comparsa di un imprenditore di Sollefteå. L’accusa scrisse che servendosi di una società di contabilità – la EY – Kindberg avesse fatturato in eccesso per 10,7 milioni di SEK, 4,6 milioni dei quali vennero versati nell’ÖFK come sponsorizzazione che l’Agenzia delle Entrate svedese riscontrò illegale.
L’avvocato di Kindberg, Olle Kullinger, parlò di assoluzione. In società arrivò un altro inglese, David Webb dal Tottenham, nominato direttore tecnico. Dietro una delle principali storie di successo del calcio svedese nell’epoca moderna, tutto ora era messo in discussione: da dove provenissero i soldi e – soprattutto – se fossero quegli illeciti il motore dell’exploit rossonero. La grave accusa contabile tra 2013 e 2017 volle dire quattro fatture gonfiate per salvare l’Östersunds FK ottenendo la licenza per militare in Allsvenskan.
Il 14 dicembre 2018, poco dopo pranzo, Kindberg si dimise dalla presidenza del club: «Lo faccio per dare tranquillità al club e prepararmi al processo primaverile». Gli sarebbe subentrato Hans Carlsson fino al marzo 2019, ma tre giorni dopo – il 17 dicembre – Kindberg tornò nell’organigramma per supportare il club. Il responsabile finanziario designato, Ante Strängby, a fine febbraio 2019 fu obbligato dal comune di Östersund a rifiutare. Il 29 marzo, un nuovo capo d’imputazione – corruzione – veniva legato a Kindberg che, intervistato, parlò di «terribile disperazione provata per i miei figli che non sapevano dove fossi». Ammise di aver gonfiato i conti, macchia che Östersund fatica a togliersi di dosso: «le vendite di successo dei calciatori e i miei investimenti sono la ragione dei movimenti, lo capisci guardando i numeri del discorso, abbiamo venduto calciatori per circa 30 milioni di SEK».
In tutto questo, il 12 giugno 2019 la FIFA indagò sul trasferimento di Saman Ghoddos: l’Huesca vinse la causa, l’ÖFK fu condannato a due sessioni senza calciomercato e multato di 43mila SEK, Ghoddos sospeso dal calcio per quattro mesi. Il 16 luglio, l’IF Sirius notificava un’irregolarità nel numero massimo di calciatori formati nel vivaio schierati dall’ÖFK (le regole stabiliscono che almeno il 50% dei convocati debba aver giocato in Svezia per almeno tre anni nel lasso di tempo dai 12 ai 21 anni). Si disse che le irregolarità durassero da cinque giornate.
Le finanze sparirono. Kindberg regalò ai tifosi 150.000 SEK in sciarpe brandizzate «Jag tror på det här», poi donò 6 milioni di SEK. L’ad Martin Johansson, si dimise il 5 settembre dichiarando: «Tutto è stato capovolto quando Kindberg è stato arrestato». La data non è casuale. Il 5 settembre iniziò il processo a Kindberg, condannato il 5 novembre a 3 anni di carcere per la negligenza contabile. Il danno per il club fu di 15 milioni di SEK. Kindberg indisse una conferenza stampa parlando di uno «scandalo legale». Al club servivano 10 milioni 10 giorni, compresi 4 milioni da restituire a Kindberg per il saldo di un prestito. «Esisteva una politica sull’opportunità di salvare l’ÖFK o meno, si tratta di essere a favore o contro Daniel Kindberg» inveì Maria Wilén, mentre il presidente Bo Ottosson annunciò le dimissioni in fretta.
«Östersund på väg mot konkurs», ovvero «Östersund sta per fallire», titolò l’Expressen il 7 ottobre. Un nuovo debito, di 1,4 milioni di SEK verso l’erario, minacciava l’esistenza del club. L’avvocato Tom Pripp parlò di una «situazione allarmante ed estremamente acuta». Graham Potter denaro al suo ex club, dicendosi «rattristato, deluso e frustrato». A fine novembre si parlò pure della retrocessione dell’ÖFK, ma grazie a una notificazione tardiva la retrocessione per l’affaire Kindberg fu scampata. Ma non quella per motivi economici.