Zero a tre, al Faliro, al termine della prima frazione di gioco. Un incubo, al Karaiskakis, pensando che probabilmente gli avversari odierni erano i meno ostici in un raggruppamento che comprende pure Barcellona e Juventus. In ogni caso, al duplice fischio di Viktor Kassai l’atmosfera sugli spalti dell’impianto ateniese era un freddo gelido che ammutoliva tutti i presenti. L’esordio in Τσάμπιονς Λιγκ dopo un anno di astinenza avrebbe difficilmente potuto esser peggiore. Poco importa se Felipe Pardo minimizzerà il passivo, con una doppietta tanto bella quanto inaspettata (e che esultanza rabbiosa!). “Abbiamo dato un sacco di possesso palla all’avversario, li abbiamo fatti sentire sicuri, abbiamo faticato a reagire. Ma abbiamo cercato di reagire anche se lentamente, siamo quasi pervenuti al pareggio” commenterà il migliore nelle fila biancorosse. “Abbiamo iniziato molto male, abbiamo fatto molti errori e abbiamo dato loro il diritto di contrattaccarci. Nel secondo tempo siamo riusciti a cambiare molte cose” è stato il commento di un Besnik Hasi che avrà per forza di cose da rifondare la sua squadra partendo dalle poche note positive del match. A proposito di Besnik Hasi, l’ex tecnico del Legia Varsavia è stato omaggiato con una coreografia ripresa da una simile mostrata dai tifosi polacchi qualche tempo prima. Peccato abbia portato sfortuna all’Olympiakos.
Non c’è stata partita. Capire che lo Sporting abbia messo in luce tutti i limiti più chiari che l’Olympiakos aveva nel suo seno è il presupposto migliore per comprendere appieno i 90′ del Karaiskakis. Un dominio incontrastato, che nel momento in cui ha raggiunto il suo apice sembrava incontenibilmente in grado di portare ad una goleada. Le frecce verdi, acuminate come Acuna e mortifere come Martins, hanno saputo fendere in modo netto una difesa a tratti imbarazzante come quella messa in campo dall’Olympiakos: per carità, Jagos Vukovic e Alberto Botía erano indisponibili, ma Björn Engels in teoria sarebbe titolare comunque. Tralasciando le disarmanti e stucchevoli prestazioni di Elabdellaoui a destra e Figieuras a sinistra (ma Leonardo Koutris sulla corsia mancina non era meglio?), a stupire è la disorganizzazione di un reparto che negli ultimi anni è sempre stato il fiore all’occhiello del team biancorosso. E se Hasi all’Anderlecht e al Legia Varsavia era rinomato per la sua maniacalità nel gestire la fase difensiva…
In ogni caso gli errori della coppia Engels-Romao, con tanto di palloni persi in fase di disimpegno e dormite colossali, sono stati tanti e tutti da matita blu. Comprensibile fossero storditi, colpiti a freddo dalla zuccata di Doumbia al primo cross della partita, ma gli spazi concessi ai giocatori in maglia verde sono stati una costante troppo frequente. Performance imbarazzante, contando che oltre alle tre reti sono stati subiti altrettanti legni (palo di Fernandes, traverse di Martins e Dost). Tutto da ridisegnato al più presto, perché se è vero che in Grecia si domina, è anche altrettanto vero che l’intenzione di Marinakis sarebbe di farsi ambasciatore del calcio ellenico in giro per l’Europa. Con figuracce del genere, pero…
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