All’attaccante francese sono bastati pochi mesi per lasciare il segno negli Stati Uniti d’America, dove ha già scritto una pagina di storia del Los Angeles FC. L’ex Milan sembra sempre riuscire a trasformare in oro tutto ciò che tocca
Olivier Giroud è Re Mida. Il centravanti d’oltralpe sembra essere stato premiato dalla stessa luccicante dote che il sovrano della Frigia si dice chiese a Dioniso, ovvero il riuscire a trasformare in oro qualsiasi cosa con un semplice tocco.
Lo ha fatto in Francia, poi in Inghilterra, poi in Italia e ora anche negli Stati Uniti d’America.
All’ex Milan sono bastati pochi mesi per entrare già di diritto nella storia del Los Angeles FC, contribuendo a portare nel club californiano un trofeo che prima non si era mai visto. L’ennesimo nella carriera di un calciatore capace sempre di emozionare.
Quando lo scorso maggio annunciò la sua scelta di lasciare il Milan per vivere un’ultima esperienza di carriera – e soprattutto di vita – in America, uno dei pensieri che ha subito sfiorato la mente dei suoi tifosi (e non solo) è stato: “Chissà se riuscirà a vincere anche lì”.
Ebbene, a poco più di un mese dal suo esordio ufficiale con il Los Angeles FC, Olivier Giroud è già riuscito a dare un responso a tale quesito. La risposta? “Ovviamente sì”.
Alla sua decima presenza con il club californiano, l’attaccante francese è riuscito a mettersi in bacheca già il suo primo trofeo nel continente americano e lo ha fatto ricoprendo il solito ruolo da protagonista.
L’ex Milan ieri ha infatti aperto le marcature della finale della US Open Cup, vinta poi per 3-1 dal suo LA FC ai tempi supplementari ai danni dello Sporting Kansas City.
Giroud il suo gol lo ha messo a segno al 53’, appoggiando in porta – da vero rapace d’area di rigore – l’assist perfetto di Mateusz Bogusz e dando il primo vantaggio alla propria squadra.
Sette minuti più tardi Erik Thommy è quindi riuscito a pareggiare il match, forzando la sfida ai supplementari, dove il Los Angeles ha fatto sua la partita trovando due reti con Omar Campos e Kei Kamara tra il 102’ e il 109’.
Il 3-1 finale ha quindi permesso ai californiani di vincere la US Open Cup, trofeo mai conquistato prima dal club fondato nel 2014.
Una notte indimenticabile per tutti i tifosi del LA FC, ma anche per Giroud, già diventato un idolo oltreoceano.
Lo dimostra il fatto che il francese poche ore dopo il trionfo sul campo da calcio è stato chiamato sul diamante del Dodgers Stadium per posare con il trofeo e dare inizio, con un lancio simbolico, all’ultima partita della famosissima squadra di baseball cittadina.
E pensare che Giroud il suo primo trofeo americano avrebbe potuto vincerlo già un mese fa, in occasione della finale di Leagues Cup giocata contro il Columbus Crew.
Anche quella volta il risultato finale fu 3-1, ma a favore del club dell’Ohio.
Giroud si tolse però la soddisfazione di segnare l’unica rete del Los Angeles FC, pareggiando momentaneamente il match al 57’. I californiani, poi, naufragarono però nei minuti di recupero, incassando ben due reti tra il 92’ e il 94’ e dicendo addio alla possibilità di alzare la coppa.
In poco più di un mese con addosso la maglia nera e oro, l’ex Milan può già dire di aver vissuto mille emozioni nel suo avvio di esperienza americana, dimostrando di saper segnare ancora nelle partite decisive.
Una costante che lo ha accompagnato spesso in carriera, soprattutto nella sua parentesi italiana.
Quando nell’estate del 2021 il Milan lo acquistò dal Chelsea, l’arrivo di Giroud in Italia venne bollato come lo sbarco in rossonero di colui che avrebbe dovuto indossare i panni della riserva di Zlatan Ibrahimovic.
Un ruolo da comprimario che il francese ha coperto con grande professionalità e rispetto nei primi mesi, ergendosi poi a protagonista assoluto della squadra di Stefano Pioli.
Nei suoi tre anni all’ombra della Madonnina, Giroud è stato il faro più illuminante per il Milan, l’uomo che ha marcato con la sua doppietta nel derby il diciannovesimo Scudetto del Diavolo o che ha reso indimenticabile il quarto di finale vissuto e vinto dai lombardi al Maradona di Napoli in Champions League.
Giroud è stato il giocatore che più di tutti ha infiammato le ugole dei tifosi rossoneri nelle ultime stagioni, ridando dignità a una maglia numero 9 che era stata ormai etichettata come “maledetta” e contribuendo a far tornare a sognare e gioire una piazza intera.
La sua esperienza al Milan è andata quindi in archivio con un campionato vinto, decine di gol segnati (molti pesantissimi) e qualche rimpianto.
Uno su tutti, quello di non essere riuscito a portare in Piazza Duomo l’Europa League, trofeo che il francese vanta comunque nella sua personale bacheca.
Prima dello Scudetto vinto con il Milan e della US Open Cup conquistata con il Los Angeles FC, Giroud di trofei ne aveva già alzati tanti.
Il più importante resta la Coppa del Mondo ottenuta con la Francia nel 2018, cui segue la Champions League fatta sua con il Chelsea nel 2021 e l’Europa League conquistata sempre con i Blues nel 2019 (da miglior marcatore del torneo, con 11 reti).
Nei suoi anni londinesi ha anche vinto quattro FA Cup, una con il Chelsea e tre con l’Arsenal, oltre che tre Community Shield con i Gunners.
Uno dei suoi capolavori più belli resta però la Ligue 1 conquistata con il Montpellier nel 2012, quando centrò anche il suo secondo titolo di capocannoniere del massimo campionato francese (entrambe le volte con 21 gol).
Una serie di trofei impressionanti, per un attaccante che negli ultimi dodici anni non ha mai smesso di vincere.
Lo ha fatto segnando spesso nei momenti chiave e conquistando i cuori dei tifosi di tutte le squadre in cui ha militato.
In Francia tutti se lo ricordano per essere il miglior marcatore all-time della Nazionale con 57 gol e per il Mondiale del 2018. A Montpellier e a Milano per i campionati vinti. A Londra e a Los Angeles (di già!) per le tante coppe nazionali ed europee.
Olivier Giroud è Re Mida e, forse, continuerà a esserlo.
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