L’Olanda sta attraversando il periodo più nero della propria storia calcistica: solo nel 2010, gli Oranje, vennero incoronati come vice campioni del Mondiale, sconfitti in finale dalla Spagna per un gol di Iniesta ai supplementari. Da quel momento in poi il declino è stato rapido e sempre più in picchiata. I diversi ct, alternati sulla panchina, non hanno saputo ridare gioco, motivazioni e soprattutto compattezza ad una rosa che manca di una guida da troppo tempo. I talenti ci sono tutti e anche gli uomini d’esperienza, ma sono in balia di loro stessi alla ricerca di una soluzione che sembra non arrivare mai.
Ripartiamo dal momento più importante degli ultimi 7 anni della nazionale dei Paesi Bassi. Il Mondiale è quello del Sudafrica, impossibile da dimenticare per le massacranti vuvuzelas che ci accompagnarono fino ai 120 minuti della finale. In quel frastuono generale, l’Olanda si impose da grande squadra trascinata da gli incredibili Robben, Sneijder, Van Persie De Jong (passato alla storia per l’entrata terribile ai danni di Xabi Alonso proprio nell’ultima gara). Il ct Bert van Marwijk convoca una rosa di tutto rispetto che non fatica a superare il girone abbordabile: Danimarca, Giappone e Camerun non insidiano minimamente il cammino della nazionale arancione. Agli ottavi è il turno della Slovacchia, liquidata con un veloce 2-1. Il difficile arriva ai quarti contro il favoritissimo Brasile: Robinho sblocca nel primo tempo facendo tremare tutti i sostenitori Oranje. Nella ripresa sale in cattedra Sneijder che con una doppietta ribalta il risultato, regalando la semifinale contro l’Uruguay. Il match è più complicato del previsto con un rocambolesco 3-2: sblocca Van Bronckhorst, pareggia Forlan e allungano Snejider e Robben. Riapre i conti Maxi Pereira, ma ormai è troppo tardi per pensare ad una rimonta. L’Olanda approda in finale contro la Spagna e solamente nel secondo tempo supplementare soccombe sotto i colpi dell’avversario. Van Bronckhorst abbandona il calcio giocato e i Paesi Bassi si laureano vice campioni del mondo.
Fin qui tutto bene, un cammino di tutto rispetto fino al secondo gradino del podio. I primi segni di cedimento e cambiamento arrivano con l’Europeo 2012 disputato in Ucrania-Polonia. Il ct è sempre lo stesso dopo un 2° posto mondiale e la qualificazione europea con 10 vittorie su 11 gare. L’Olanda approda nella terra dell’ex Unione Sovietica come favorita, insieme alla Spagna, per un posto in finale. La rosa è praticamente identica a quella della competizione di due anni prima con il solo innesto di Luuk de Jong e Willems, giovane terzino del Psv di 19 anni. Il girone è di ferro con Germania, Portogallo e Danimarca, ma il passaggio del turno garantirebbe un avversaria ben più agevole. L’Olanda uscirà con 3 ko di fila: il primo contro la Danimarca, all’esordio, che si impose per 1-0. Subito dopo sia Portogallo che Germania liquidarono gli Oranje con un 2-1 di misura. Ultimo posto, 0 punti e una vergognosa uscita per i vice campioni mondiali del SudAfrica.
La KNVB decide di separarsi da Bert van Marwijk e tessera Luis Van Gaal. Il nuovo tecnico supera brillantemente il girone di qualificazione e vola in Brasile con una formazione ritrovata e motivata. Il girone mondiale è composto da Cile, Australia e Spagna. L’allenatore ex Barcellona rivoluziona la rosa affidandosi a volti nuovi: approdano in nazionale il portiere Cillessen, i difensori Martins Indi e De Vrij, i centrocampisti Clasie e Wijnaldum e l’attaccante Lens. Restano i fedelissimi Van Persie, Huntelaar, Sneijder, Kuyt e soprattutto Robben. Fuori da ogni pronostico, gli Oranje si impongono nel girone uscendo a punteggio pieno a scapito di una Spagna ultima e già fuori dai giochi (piccola vendetta per la finale persa nel Mondiale 2010). Agli ottavi è la volta del Messico che passa avanti grazie a Giovani Dos Santos. La gioia durerà solo un tempo poiché, nella ripresa, Sneijder e Huntelaar ribalteranno il parziale. 2-1 al triplice fischio e successiva sfida contro il Costa Rica che constrinse l’armata di Van Gaal ad arrivare ai rigori sul risultato di 0-0. Qui, il tecnico olandese, passò alla storia per aver sostituito, negli ultimi minuti del secondo tempo supplementare, il portiere Cillessen con il pararigori Krul. La mossa si rivelò azzeccata con l’estremo difensore che neutralizzò 2 penalty regalando la semifinale. L’Argentina è la formazione da battere prima di un’altra ipotetica finale: la gara è brutta e tirata priva di emozioni. Si giunge ai rigori, ma questa volta è l’Olanda a cedere e a chiudere al 3° posto dopo la vittoria contro il Brasile nella finalina per 3-0. Un percorso e un risultato onesto che infondono nuovo morale ai Paesi Bassi.
Dopo questa piccola impennata arriva il crollo che porta sino ai giorni nostri: nel 2016, primo Europeo a 24 squadre, vedrà gli arancioni eliminati ai gironi di qualificazione. A prendere le redini della nazionale è Hiddink in un gruppo alla portata: Islanda, Turchia, Rep. Ceca, Lettonia e Kazakistan. L’avventura prende subito una brutta piega: la squadra è irriconoscibile senza una guida, spaesata, distratta in difesa e priva di gioco. Il tecnico ex Chelsea compromette drasticamente la qualificazione lasciando aperta solamente la possibilità di accesso ai plyoff per poter effettuare lo spareggio tra le terze qualificate: 3 vittorie, un pareggio e 2 sconfitte fanno saltare la sua panchina per un inesperto Blind pronto a fare da traghettatore. La situazione prende una piega irrimediabile: nelle ultime 4 gare arrivano 3 ko e un solo successo che catapultano al 4° posto l’Olanda che abbandona a testa bassa la competizione ancora prima di iniziarla. Ben 14 i gol al passivo contro i 17 all’attivo. Troppo poco per una nazione considerata tra le più importanti a livello europeo.
La federazione decide, nonostante i numerosi ko, di affidare la guida ancora a Blind per la qualificazione ai Mondiali di Russia. Il tecnico aiuterà la propria squadra a sprofondare ancora di più: l’Olanda non recupera nulla rimanendo una formazione senza tattica, senza gioco e soprattutto senza anima. I giocatori non hanno posizione, gli attaccanti non segnano e il reparto difensivo fa buchi da tutte le parti. A cosa portano queste disattenzioni: a compromettere in maniera netta la qualificazione al Mondiale 2018 dopo appena 5 giornate. In un girone con Francia e Svezia che non perdono un colpo e con la Bulgaria in grado di affossare un’armata come quella degli Oranje, solo un miracolo potrà permette ai Paesi Bassi di non guardare un’altra competizione internazionale dal divano di casa. Blind viene esonerato e al suo posto potrebbe approdare Gullit, unico proposta sensata dopo i secchi no ricevuti da Koeman e De Boer, ancora scottato dal fallimento con l’Inter. Ma andiamo ad analizzare per bene i numeri di Blind: il suo mandato è durato 603 giorni (1° agosto 2015 – 26 marzo 2017). Il bilancio complessivo dei 17 incontri con lui in panchina riportano: 7 vittorie, 7 sconfitte e 3 pareggi. Le gare ufficiali sono solo 9 con 5 ko, 3 successi e un pareggio: un andamento a dir poco disastroso. I numeri si aggravano andando a notare una media di 1,41 punti guadagnati a partita (la peggiore media degli ultimi 47 anni), solo 26 gol fatti in 17 match e 24 subiti in altrettanti. I tifosi hanno la pelle d’oca al solo pensiero e dopo la sconfitta contro l’Italia in amichevole, per l’Olanda arriva anche la beffa dal ranking FIFA con il 32° posto nella classifica generale.
Un momento così nero non si ricordava da tempo. Il fondo del barrile è stato toccato, ora non ci si può aspettare che una risalita. Il mondo aspetta con ansia quell’Olanda che ha insegnato calcio dall’alba dei tempi.
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