Difficile diventare un calciatore della Premier League. Ancora più difficile restare ad alti livelli per più di un decennio. Complicatissimo portare sulle spalle ed impreziosire ulteriormente una pesante eredità calcistica lasciata da tuo padre, attivo negli anni ’70 e ’80. Già, davvero impossibile, per tutti o quasi. Ma non per Frank James Lampard Jr., che con la cultura del lavoro è riuscito ad entrare nel cuore di milioni di persone. Ora Frankie ha deciso di ritirarsi dal calcio giocato, dopo essere rimasto svincolato dopo l’esperienza americana al New York City, tramite la sponda celeste di Manchester. Ma la vera casa di Lampard non è e non fu nessuno di questi due club: tutti lo ricordano come condottiero mai domo di un Chelsea fortissimo, che ha caratterizzato il calcio inglese ed europeo nell’ultimo decennio. Ma andiamo con ordine, e ripercorriamo varie tappe della carriera di questo strepitoso centrocampista.
Nato in un sobborgo di Londra, Frank venne educato secondo i principi della fatica e dell’impegno dalla famiglia. Suo padre Frank (suo omonimo) era nel pieno della sua carriera nel momento della nascita del figlio, nel 1978. Come se un padre calciatore non bastasse, nacque come nipote di Harry e Jamie Redknapp, altri personaggi storici della storia del calcio inglese. Ovviamente il nostro Frank non impiega troppo tempo a decidere la passione che lo accompagnerà per tutta la sua vita, e possiamo facilmente intuire che non si trattò nè del cucito, nè dell’equitazione. Fin da ragazzino non fa altro che giocare a pallone, e studiare, parecchio. Frequenta infatti alcune delle scuole più prestigiose di Londra, eccellendo in numerose materie. Nel pieno della sua carriera, inoltre, si diffusero notizie che affermavano che il centrocampista avesse un quoziente intellettivo enormemente superiore alla norma, dono che probabilmente lo aiutò spesse volte in campo, nella presa di decisioni tattiche o tecniche.
Siamo nel 1996 quando Frank ha percorso chilometri a sufficienza per ottenere la possibilità di esordire con una prima squadra. Ma tutti i chilometri che ha corso, non sono stati fatti con fiatone e semplice “voglia di arrivare”. Frank ha fatto tutto con eleganza, pacatezza e ponderatezza, 3 caratteristiche insite nel suo gioco. Come un compasso (o un goniometro, decidete voi), fa girare un intero meccanismo Claret & Blue; è infatti del West Ham la sua prima casacca di Premier League, una maglia con la quale suo padre si tolse parecchie soddisfazioni.
Nei suoi tempi londinesi Frank cresce esponenzialmente sotto i 3 piani più importanti per un calciatore. Tecnica, tattica e carattere. Per le prime due categorie non abbiamo bisogno di numerose ed ulteriori prove: durante la sua carriera, Frank ci ha deliziato a sufficienza. Più interessante la formazione caratteriale di un ragazzo cresciuto in una famiglia benestante, ed ora catapultato in uno sport di fango, polmoni e botte a più non posso. Famoso l’episodio al Boleyn Ground, nel quale si confrontò faccia a faccia con Paolo Di Canio, stella di quel West Ham, per battere un rigore. Alla fine lo batté Paolo, segnandolo e dando inizio ad una rimonta che portò ad un 5-4 finale in favore degli Hammers; ma già si potevano notare i forti connotati caratteriali di Frank.
Il passaggio al Chelsea fu un trasferimento che non andò giù ai tifosi del West Ham. La scelta derivò dall’esonero dal già citato zio Harry Redknapp dalla panchina degli Irons, ed il passaggio ai rivali cittadini infiammò il popolo della Green Street. Questo anche e sopratutto perchè avvenne nel 2001, ovvero quando i Blues non erano ancora guidati da Roman Abramovic, e di conseguenza non godevano dell’attuale prestigio.
E’ a Stamford Bridge che però hanno effettivo inizio le memorabili gesta di Frank. Esordisce sotto la gestione di Claudio Ranieri, e diventa simbolo della squadra con l’arrivo di Josè Mourinho, allenatore che lo amò moltissimo, a tal punto di supplicare Massimo Moratti, nei tempi suoi milanesi, per strapparlo ai Blues. Lampard al Chelsea non sbaglia nulla. La sua maglia numero 8 è una presenza costante e fondamentale nel campo, e tutti i compagni sanno di poter far affidamento su di lui. La crescita tecnica del nostro centrocampista è esponenziale, e la qualità della squadra aumenta velocemente con i nuovi introiti russi. Il Chelsea pian piano si riaffaccia ai top del calcio inglese ed europeo, diventando al giorno d’oggi uno dei club più influenti e titolati al mondo.
Spesso, nelle scolaresche di tutta l’Inghilterra, i bambini patiti di football scherzano a vicenda sulle debolezze delle squadre avversarie. Il Chelsea veniva quasi sempre accusato di non avere una storia gloriosa alle spalle, ma con il passare del tempo la storia si materializzò sotto gli occhi di milioni di giovani tifosi. E la bandiera di questa storia si chiamava, e si chiama tutt’oggi Frank Lampard. Nella sua storia di 112 anni il club ha ottenuto 5 titoli d’Inghilterra, 7 FA Cup, 5 Coppe di Lega, 4 Community Shield, 1 Europa League ed 1 Champions League. Leggere il palmares di Lampard, fa venire la pelle d’oca. Il centrocampista inglese ha vinto 3 Campionati inglesi, 4 FA Cup, 2 Coppe di Lega, 2 Community Shield, 1 Europa League ed 1 Champions League. Il totale ci dice che Lampard ha vinto 13 trofei sui 23 della storia del Chelsea, più del 50%. Una cifra che, a tutti gli effetti, è davvero esorbitante.
Meno entusiasmante l’esperienza pluridecennale con la maglia dell’Inghilterra; Frankie non vinse nemmeno un trofeo, in quella squadra quanto fenomenale tanto perdente.
E’ superfluo, banale, e forse inutile raccontare le sue ultime esperienze con Manchester City e New York. Lo sceneggiatore del destino decise che nell’unica partita che Frank giocò da avversario del Chelsea dopo i suoi 14 anni in Blues, avrebbe segnato un gol pesantissimo, legando le gole di numerosi tifosi del club di Londra. È invece più significativo ripercorrere l’amore ed il rispetto per sua mamma. La storia della madre di Lampard è conosciuta da tutti i fan del calcio, e lo stesso centrocampista in varie interviste ha personalmente spiegato a giornalisti e tifosi la situazione della sua malattia. Frank le ha dedicato ogni suo gol. Ogni esultanza, rabbiosa, decisa, euforica che fosse, conteneva una dedica al cielo, a partire dal 2008, anno in cui morì la madre. Fu anche per merito suo (che di calcio ne aveva sentito parlare un bel po’, alle cene di famiglia), che Lampard rimase praticamente a vita al Chelsea, nonostante la pressione di altri club. E lei, che lo accompagnava ad ogni singolo allenamento in età giovanile, si è presa parecchie dediche dal suo figlio in maglia blu…
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