Nel giorno della festa dei lavoratori, il calcio, come molti altri settori, non si ferma: ma, a parte i calciatori, chi lavora in una società di calcio e quali sono le figure meno conosciute ma ugualmente ricercate nonostante abbiano poco o nulla a che vedere con il rettangolo di gioco?
Far parte di una società di calcio in ruoli dirigenziali richiede una elevata professionalità: il CEO ha potere di rappresentanza e firma. Al suo fianco, il direttore generale ha il compito di collaborare e interfacciarsi con giocatori e proprietà. Una sorta di anello di congiunzione fra spogliatoio e piani alti. Quindi, una figura notissima, il direttore sportivo che si occupa dei rapporti fra tesserati e società ed ha il compito di gestire le richieste dello staff tecnico in relazione con il budget fissato dalla proprietà. Coordina il calciomercato e il rinnovo dei contratti, dunque a lui rispondono i talent scout, i procuratori e gli osservatori. In Italia deve essere iscritto ad un apposito albo. E poi c’è il dirigente accompagnatore: ha rapporti con gli atleti, assiste l’allenatore, ha rapporti con gli arbitri e presenzia spesso a eventi extra calcistici. Spesso si occupa anche della burocrazia.
Il ruolo dell’allenatore ha da tempo perso il profilo dell’uomo solo al comando della squadra. È ancora l’anello debole della catena, perché è il primo a pagare quando non arriva il risultato, ma è anche una figura in piena evoluzione. Nessuno, nel calcio moderno, allena da solo. Dietro ha uno staff con figure nate da pochissimi anni. I mental coach, che curano l’aspetto psicologico e motivazionale della rosa, e i Match Analyst, che raccolgono una enorme mole di informazioni da studiare in settimana. Si occupano fondamentalmente di statistiche di gioco, prestazioni e strategie degli avversari. Fra i pilastri della squadra c’è anche lo staff atletico e sanitario. I preparatori atletici lavorano per mantenere la forma ideale dei calciatori e spesso collaborano (o entrano in conflitto) con lo staff medico. Oggetto del contendere i tempi di recupero e la prevenzione e la gestione della tempistica legata agli infortuni.
Ultimo aspetto, ma non meno importante nel calcio 2.0 è quello della comunicazione. Ogni club ha i suoi social media manager che curano i profili dei social network creando engagement e seguito. L’addetto stampa è lo specchio della società: ne cura e ne protegge l’immagine, attraverso i rapporti con i media. È di solito circondato da uno staff che coordina a seconda delle esigenze. Sempre crescente è anche l’importanza del responsabile del marketing. Non a caso, la figura apicale di questo ramo è ricercatissima: dalla fidelizzazione dei tifosi, passando attraverso strategie legate a ottimizzare ricavi anche dagli sponsor e dai diritti televisivi.
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