Non andartene Leo, non ti farebbe onore e non sarebbe il giusto epilogo per una carriera vissuta sempre tra il metafisico e sublime.
Non andartene Leo, fallo per chi ha creduto in te, per tutti quei folli innamorati delle tue giocate che comprano giorno dopo giorno milioni di tue magliette, fallo per gli argentini che hanno visto in te la guida per tornare a vincere un trofeo. Fallo per tutti quelli che sono andati allo stadio solo per vedere te, per quelli che hanno gridato forte il tuo nome quando eri in panchina e che ti hanno visto entrare e dominare la scena.
Non andartene Leo perché per la prima volta avevi seriamente preso le redini di questa squadra dimostrando a chiunque che il tuo talento cristallino è innato e brilla anche fuori dal Barcellona. Non andartene perché non può bastare il record di gol con la nazionale per uno come te, c’è tanta gente argentina e non che aspetta di vederti lì al centro del palco con le mani al cielo e una coppa al vento mentre porti in festa il tuo paese.
Non andartene Leo perché c’è ancora una speranza, perché non è da argentini vivere in ginocchio, è da argentini morire in piedi. Il tuo inno dice “Giuriamo di morire con gloria” e questa è la tua missione. C’è un Mondiale da conquistare, un obiettivo chiamato Russia 2018 dove tu e gli altri campioni vestiti di albiceleste potete ancora avverare il sogno di 42 milioni di abitanti.
È comprensibile che dopo tre delusioni così forti vissute in fila ti comincino a mancare forze e motivazioni ma non è così che può finire.
C’è un esempio nel calcio da poter seguire Leo. Porta nelle vene il sangue nostro italiano ma per tutto il mondo del calcio è un riferimento. Si chiama Paolo Maldini e nel 2005 ha vissuto un trauma calcistico simile ai tuoi: ha perso una finale di Champions League dopo esser stato in vantaggio per 3-0 cadendo ai rigori proprio come la tua Argentina.
Maldini ha visto la sconfitta e il fallimento in sé e nella squadra, ha visto la voglia di mollare nei suoi compagni, ha visto l’incertezza del futuro attorno alla squadra che ha giurato di amare. Maldini però è stato un vero capitano, portava la fascia al braccio come fai tu adesso e ha saputo ricomporre tutto da vero leader: ha cercato i suoi compagni uno ad uno e ha dato loro le giuste motivazioni, ha giurato di ricostruire un grande Milan perché la squadra che era uscita con le ossa rotte da Istanbul era formata da tanti campioni proprio come quella che ha perso questa notte contro il Cile. Tutti hanno seguito la sua figura e due anni dopo si sono ritrovati abbracciati ad Atene avendo tra le mani quella coppa che tanti dolori aveva causato due anni prima.
Leo puoi riunire l’Argentina, puoi essere il vero motore per la rinascita di un paese che ha un fortissimo bisogno di trovare certezze nella sua nazionale. Non andartene Leo, non lo fare tu e non lasciarlo fare ai tuoi compagni.
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