Un Camp Nou gremito (più di 92mila anime) fa da cornice ad una partita favolosa. Il Barca ci crede sul serio, la remuntada es posible. Suárez dopo 3′ alimenta un sogno che col tempo paradossalmente diventa realtà (manifestandosi) e sfugge (in fondo, lo scorrere del tempo sta dalla parte del PSG). I culé spingono, si gioca ad una sola porta. Solo ter Stegen occupa la metà campo a destra dello schermo. L’epica si mischia con la leggenda, i tre davanti (Neymar, Suárez e Rafinha) sono ottimamente supportati dal genio di Messi sulla trequarti del 3-3-1-3 disegnato da Luis Enrique. Kurzawa va in confusione e regala il raddoppio ai padroni di casa, Emery comincia a preoccuparsi. Nemmeno il tempo di cominciare la seconda frazione che dopo 3′ Messi realizza il tre a zero. Il Camp Nou esplode, il Barca è perfettamente in linea coi tempi, la tabella di marcia è rispettata, ma quel che nessuno avrebbe voluto si manifesta: il ritorno del PSG. La squadra di Emery fino al 52′ non si era vista in partita, poi nel giro di poco più di dieci minuti ha seriamente rischiato di infilare ter Stegen in due occasioni. Cavani in spaccata colpisce il palo, poi va vicinissimo alla rete ma un rimpallo lo sfavorisce, infine realizza il 3-1. Il tempio blaugrana ammutolisce, Kurzawa danza in area, l’esterno di Cavani fa il resto. Proprio quello che non doveva accadere. Arda prova a suonar la carica, ma psicologicamente non c’è più partita. Il tempo incessante gioca a favore del PSG, il Barca pare essersi arreso. Di Maria avrebbe il pallone del 3-2 ma sbaglia, al minuto 88 Neymar realizza una punizione che non modifica di tanto l’umore in una serata storta. Al minuto 90 Suárez viene toccato da Marquinhos, Aytekin indica gli 11 metri da cui Neymar segna. Il libro già chiuso viene riaperto, la fiammella già quasi soffocata riceve quel poco di ossigeno necessario per rimaner in vita. PSG più che mai intimorito, seriamente preoccupato di difendere l’ultimo risultato che avrebbe garantito ai parigini la qualificazione. Tutti dietro, non avanzano nemmeno, sperano nel cronometro che da un punto di vista pragmatico avvantaggiava lor solo. Al 95′ però, la sorte se la prende con Aurier, neo entrato e assai pigro nel non seguire il movimento di Servì Roberto. Il classe ’92, imbeccato da Neymar, si avventa in spaccata e col destro riesce a scavalcare ter Stegen.
La storia, in fondo, la si scrive anche prendendo una missione razionalmente impossibile e portandola a termine nel modo più beffardo. Illudendosi, cadendo, poi rialzandosi all’ultimo. Sembrava che non ci credessero più, che avessero smesso di giocare: dopo il rigore, Neymar è subito andato a raccogliere il pallone dalla rete per portarlo il prima possibile a centrocampo. Mi piace pensare che siano stati proprio quei secondi di disperata corsa a far in modo che al 95′ si giocasse ancora, e quel pallone finisse lì, sul destro di Sergi Roberto, pronto a decidere quella che rischia di essere la partita del secolo.
Ho sottolineato quest’episodio perché lo trovo davvero significativo: bastava che qualche secondo in più andasse perduto, e nulla di tutto questo sarebbe accaduto. Ma eccolo,
l’appuntamento con la storia. Eccolo, il 6-1. E’ solo il preludio ad una notte di festa, certamente tutto tranne che scontata. L’hasthag
#WeDidIt fa compagnia a tutto quello che viene postato sulla pagina Facebook del Barça. Compresa
questa foto.
Congratulations, we have made the impossibile possible. Col tempo, ogni post viene commentato dalla società con un “We did it!” che rimarca il concetto. Sotto alla foto che celebra la rete di Sergi Roberto, ecco la scritta
“Cardiff we’re coming!!!!!!!!!!!!!!!!”.
Questo video motivazionale ben mostra l’aria che si respirava in Catalogna. Cardiff, they are coming…