Il Napoli lotta ma spreca un’occasione più unica che rara. La squadra di Antonio Conte non va oltre il pari con il Venezia e si impantana nella Laguna: ennesimo passo falso che lascia in eredità una classifica molto meno bella di quanto era lecito attendersi e soprattutto certifica le difficoltà di una squadra che ormai fatica contro chiunque a centrare il risultato pieno.
Al netto del risultato maturato al “Penzo”, non è stato un Napoli brillante. Anzi la giustificazione di Conte, che si appella a un campo non sufficientemente bagnato, fotografa il disagio di un allenatore che deve gestire l’emergenza. L’involuzione appare evidente. Nelle ultime cinque partite il Napoli ha un rendimento da metà classifica. Una vittoria, tre pareggi e una sconfitta. Allargando il range, è il quinto pareggio nelle ultime sette giornate di campionato. Nello stesso periodo di tempo è arrivata solo una vittoria. Numeri che lasciano poco spazio alle interpretazioni. Se non è crisi, è qualcosa che le somiglia parecchio.
Nulla è compromesso, ma la sensazione è che sia stato gettato alle ortiche, se non un match point, almeno un break. Al “Penzo” è andato in onda un film già visto, quello delle ultime settimane: un primo tempo all’altezza, una ripresa con la lingua a penzoloni, con tanti ribaltamenti di campo, occasioni create ma anche tanti pericoli sventati. L’istantanea della condizione azzurra è nell’ultimo calcio d’angolo. Politano non ha la forza per calciarlo in mezzo all’area di rigore e neanche di rincorrere gli avversari ripartiti in transizione. Quanto basta per benedire la sosta che arriva al momento giusto e imporre a Conte una scelta drastica preannunciata in conferenza stampa.
“Nessuno ha il posto fisso” . Parole rilasciate in conferenza stampa che non lasciano spazio ai dubbi. il tecnico non guarderà curriculum e carta d’identità anche a costo di dover rimodulare pesi e contrappesi all’interno dello spogliatoio. Del resto alcuni giocatori, anche decisivi nel corso della stagione, sono palesemente sulle gambe dopo due terzi di campionato giocati probabilmente al di sopra del proprio livello fisico e mentale. Dopo la sosta, dunque, o chi è in difficoltà recupera freschezza psicofisica, o non troverà posto. A nove partite dal termine l’interesse della squadra viene prima del singolo, anche in considerazione dell’altissima posta in palio. Gerarchie azzerate, dunque, per evitare il rischio di finire la benzina e dover accostare nella corsia d’emergenza proprio sul più bello, nel rettilineo finale.
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