Il Napoli di Antonio Conte fatica a prendere forma, complice una rosa divenuta improvvisamente con troppe spine che rischiano di minare sia le operazioni di mercato sia la gestione di un gruppo che al momento ha troppi elementi a disposizione. Un ventaglio di scelte troppo ampio, anche a livello di costi, specialmente in una stagione che vedrà gli azzurri impegnati solo in Campionato e Coppa Italia.
Il Napoli di Conte, una rosa con troppe spine
Antonio Conte storicamente ama lavorare con un gruppo di calciatori ristretto a una doppia scelta per ogni ruolo. Dunque 22 elementi più o meno sullo stesso piano sono più che sufficienti al tecnico leccese, a prescindere dal modulo. Ogni reparto ha le sue spine. Sono stati sufficienti pochi giorni di ritiro per le prime bocciature. Sono già 7-8 gli elementi in esubero, più di uno per reparto. In difesa, sono in netta discesa le quotazioni di Mario Rui, chiuso da Oliveira e Spinazzola. Rischia anche Juan Jesus. In mezzo al campo già bocciato Lindstrom, inconsistente anche nella scorsa stagione. E gli altri? Già fuori dal progetto tecnico Natan e Cajuste, in compagnia di Ngonge. Zerbin è apprezzato ma non abbastanza per far parte della rosa dunque sarà mandato in prestito.
Quanta abbondanza in attacco e quanti scontenti
Davanti c’è troppa abbondanza: uno tra Simeone, Cheddira e Raspadori è di troppo. Spalletti teneva in grande considerazione l’attaccante italiano per la sua duttilità, Conte invece apprezza maggiormente il Cholito anche se non gli può garantire un posto da titolare. Resta da capire cosa ne pensa l’argentino, relegato ancora una volta nel ruolo di seconda scelta. Il sacrificato sarebbe Cheddira anche perché è più facile da piazzare. C’è poi chi ha chiesto apertamente, come Gaetano, di andare via. Il ragazzo vorrebbe tornare a Cagliari, dove ha vissuto un finale di stagione da assoluto protagonista, e si cerca il modo di accontentarlo. E c’è da recuperare Di Lorenzo, uscito a pezzi da una stagione sottotono e un Europeo disastroso.
Il caso Osimhen: offerta congrua per sbloccare Lukaku
E poi c’è il caso Osimhen: De Laurentiis ha fatto sottoscrivere all’attaccante nigeriano un contratto con la ragionevole certezza di poterlo vendere incassando un assegno a nove cifre. Allo status quo, è assolutamente impensabile di incassare i 130 milioni di clausola rescissoria. Altrettanto complicato, però, accettare una cifra di poco superiore alla metà, che è quanto offerto sinora dal PSG. La sensazione è che la situazione si possa sbloccare solo di fronte a una offerta “congrua”, traducibile sui 90 milioni di euro, più che sufficienti per chiudere l’operazione Lukaku con un largo margine di guadagno. Il belga sta aiutando il Napoli, rifiutando ogni destinazione, ma la corda non può essere tirata troppo a lungo.