Calcio

M’Vila ha raccontato i problemi di depressione: “Servivano le iniezioni per calmarmi”

L’ex giocatore dell’Inter Yann M’Vila ha ammesso di aver sofferto di una grave depressione e attacchi d’ansia 

Yann M’Vila è stato un centrocampista dell’Inter dal 2014 al 2015 ma la sua esperienza con la squadra milanese è stata breve e non particolarmente fortunata. In ogni caso, le sue dichiarazioni degli ultimi giorni hanno messo in luce aspetti complessi della sua salute mentale.

Il calciatore ha ammesso pubblicamente durante un’intervista ai microfoni di Ouest-France di aver sofferto di depressione:

“Ho sofferto di depressione. Guadagnavo 500.000 euro netti al mese, ma non mi servivano a niente. In due mesi ne avevo un milione, ma nella mia stanza ero depresso. Avevo questi soldi sulla carta, ma non mi sono serviti a niente. Quando ti prende, ti prende. Non potevo più salire su un aereo. Ho fatto yoga, ho preso pillole. La sera il medico ha dovuto farmi un’iniezione per calmarmi e farmi addormentare. È successo un po’ anche a Saint-Étienne”

Poi la situazione è migliorata e nel corso di una partita è riuscito a trovare la forza di dirsi: “Posso farcela, posso continuare” e così è stato.

Yann M’Vila riapre il dibattito su salute mentale e stereotipo del giocatore – EPA/YOAN VALAT – footbola.it

 

Le sue parole fanno emergere un tema importante che spesso non viene trattato con la giusta cura e attenzione nello sport ovvero la salute mentale.

Per un calciatore o un atleta che si ritrova ad affrontare ritmi di vita spesso insostenibili, è importante riuscire a non perdere il contatto con la realtà con sé stesso, e non solo per garantire migliori performance di gioco, ma per tutelarsi psicologicamente. 

Basta pregiudizi sui calciatori quando si tratta di salute mentale

È già capitato in passato che dei calciatori parlassero apertamente di un loro malessere, Robin Gosens ha rilasciato un’intervista lo scorso 25 settembre in cui ha parlato per ben 45 minuti di psicologia e di salute mentale, tematiche che di solito stridono per l’opinione quando si parla di calciatori pluripagati e di successo, ma la verità è che la depressione è un disturbo che può ingabbiare chiunque, a prescindere dal proprio conto bancario o dal successo.

Gosens ha ammesso di essere seguito danni da una psicoterapeuta e lui stesso è laureato in Psicologia. Ecco le sue parole a Cronache di spogliatoio: 

Nel calcio e nella società i problemi mentali sono un tabù, ho la sensazione che vengano ancora visti come debolezza, quindi i calciatori e le persone in generale scelgono di stare muti, di non parlare, che però è la cosa peggiore che possano fare”.

“La gente deve capire che un giocatore con tanti soldi può avere problemi a livello familiare, mentale, per i quali non basta comprare una medicina: con tanti soldi non ti puoi comprare la salute”.

Lo stigma sociale e i pregiudizi che ancora orbitano attorno al tema delle salute mentale devono essere combattuti e per farlo bisogna estirpare una delle ideologie alla base che probabilmente viene ancora prima del reddito, ovvero il fatto che un uomo non possa mai chiedere aiuto. 

Lo stereotipo del calciatore non ammette debolezze

Il calciatore è una figura socialmente riconosciuta e definita, questo vuol dire che nell’immaginario comune c’è uno stereotipo, un’immagine mentale condivisa di cacciatore. Ovvero un ragazzo prestante, atletico e determinato che dà il massimo per la sua squadra e non ammette debolezze. 

Dal momento che l’opinione pubblica, purtroppo, ancora addita il supporto psicologico come una debolezza, ecco che i calciatori che hanno interiorizzato quello stereotipo si trovano a non riuscire a chiedere aiuto o a vengono mal giudicati se lo fanno. Questo vale per i calciatori ma anche per qualsiasi altro tipo di atleta.

Le statistiche sulla salute mentale nel calcio

Nonostante ci sia ancora una certa reticenza nel mondo del calcio a trattare apertamente di salute mentale, alcuni dati iniziano a emergere. Studi recenti hanno messo in luce l’incidenza dei disturbi psicologici tra i calciatori, sia a livello professionistico che dilettantistico. 

La salute mentale nel mondo del calcio – Unsplash – footbola.it

Uno studio del FIFPro — Federazione Internazionale dei Calciatori Professionisti — condotto nel 2015, ha rivelato che circa il 38% dei calciatori attivi e il 35% dei calciatori ritirati soffrono di sintomi di ansia e depressione. 

Questa percentuale è significativamente più alta rispetto alla popolazione generale, in cui si stima che circa il 15-20% delle persone soffra di disturbi mentali in qualche forma.

Inoltre, un’indagine più recente, che risale al 2020, condotta su calciatori professionisti ha messo in luce che il 23% ha riportato sintomi di stress durante la stagione e i numeri sembrano essere aumentati negli ultimi anni, probabilmente anche a causa della Pandemia.

Le possibili cause sono la pressione rispetto alle loro prestazioni, la possibilità di infortunio, la carriera breve e spesso fatta di alti e bassi, ma anche il lato oscuro della fama e del vivere costantemente sotto i riflettori. Il bagaglio emotivo non è facile da gestire, specialmente se pensate che la maggior parte dei calciatori esordisce in giovane età.

Cosa si può fare per contrastare il problema?

Fino a poco tempo fa, la salute mentale non era una priorità per i club o per le federazioni calcistiche. Oggi, la situazione sta lentamente cambiando e alcune organizzazioni stanno iniziando ad offrire supporto psicologico ai giocatori. Tuttavia, c’è ancora molto da fare e il margine di miglioramento è ancora ampio.

In Inghilterra, la Premier League e la Football Association hanno introdotto programmi di supporto psicologico per calciatori di tutti i livelli, dal settore giovanile fino ai professionisti, e questi programmi includono sedute con psicologi sportivi e la creazione di spazi sicuri in cui gli atleti possano parlare liberamente e ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno.

Ma anche semplici dichiarazioni come quelle che abbiamo riportato oggi possono fare la differenza e dimostrarsi efficaci per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto all’importante tema della salute mentale nel calcio e nello sport in generale.

Un calciatore è prima di tutto un essere umano con debolezze e fragilità come chiunque altro, il tipo di vita che conduce può essere difficile da reggere, specialmente lungo andare, ecco perché i club e le società dovrebbero adoperarsi per garantire un supporto psicologico concreto, specialmente alle giovani leve.

Alessia Barra

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