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Muamer Tanković, il carrarmato verde

Muamer Tanković ha 23 anni compiuti a febbraio e tante aspettative pendenti sul suo conto. Nato a Norrköping, la sua famiglia s’era presto trasferita ad Hageby, un quartiere nato tra 1950 e ’60 in seguito all’ambizioso programma Milione, voluto dal Partito Socialdemocratico svedese così da aumentare il numero di alloggi per i lavoratori nelle aree maggiormente dense di occupazione. Il Miljonprogrammet in dieci anni creò un milione e sei mila nuovi alloggi, appartamentini di circa 75 m² ciascuno, per una complessiva visione monotona che agli occhi di molti è stata duramente criticata. E se secondo alcuni hanno riempito la Svezia di cemento, c’è pure da dire che in uno di quei locali si stabilì la famiglia Tanković, di origine bosniaca. Qui il figlio Muamer sin da piccolo manifestò un’evidente propensione a tenere il pallone tra i piedi e sarebbe cresciuto un piccolo fantasista, progetto di talento che il tempo e le giovanili dell’Hageby IF avrebbero svezzato più che volentieri.

Muamer voleva esplodere in Olanda, ma è stato costretto dagli eventi a doverlo fare in Svezia con l’Hammarby: “Significa molto per i tifosi e significa molto per me, è importante essere i migliori a Stoccolma ed essere i migliori in tutta la Svezia. La gente mi ha chiesto di Norrköping, per me lì è lo stesso, noi vogliamo vincere ogni partita. Eppure, lasciata la città nell’estate 2011 quando firmò per il Fulham, oggi non rimpiange nulla. Si mise in mostra durante la Nike Premier Cup a Jönköping, nel 2011, il tecnico Martin Jol se ne innamorò e promise di portarlo a Craven Cottage. Sarebbe andata così, con Muamer 16enne a mettere per la prima volta piede fuori dalla natia Svezia, ma dal trasferimento in Inghilterra sarebbero sorti problemi. Due anni nelle giovanili, 8 gol in 11 gare con la squadra Under 21 dei Cottagers, poi nel 2013 l’esordio in prima squadra con tre presenze concesse dall’allora mister Rene Meulensteen. Di lui si elogiavano il carattere, la tecnica e l’abilità nell’inserirsi tra le linee. Allo stesso tempo si vedevano però una certa svogliatezza in allenamento e i lati negativi dello svedese: una perpetua tendenza ad apparire e scomparire durante la stessa partita, l’occasionale incapacità di imporsi in un contesto fisico.

I paragoni scomodi con Wayne Rooney e Dimitar Berbatov cominciavano a pesare: la bassa statura ricordava quella dell’attaccante dello United, la tecnica rendeva Tanković somigliante al bulgaro. Eppure Muamer, affettuosamente soprannominato “The Tank”, “il carrarmato”, continuava a vagare tra luce e ombra in coppia con Moussa Dembelé. Segnò una mirabolante tripletta contro gli Under 21 del Tottenham, poi però spariva proprio quando si facevano avanti gli interessi dei grandi club. C’erano Inter e Juventus, Chelsea e Liverpool, addirittura il Manchester United pareva pronto a fare follie per lui. Il telefono del suo agente Fabio Alho. che nel 2011 aveva organizzato un provino con l’Amburgo per far conoscere all’Europa il talento del suo assistito, squillava copiosamente. In pochi avrebbero creduto che nel maggio 2014 il Fulham avrebbe fatto scadere il contratto dello svedese lasciandolo libero di accasarsi in Olanda, all’AZ Alkmaar. Così, quasi sconsolato, il 19enne Tanković faceva mea culpa: “Al Fulham ho imparato a prendermi cura di me stesso, dormire e mangiare, mi dispiace sia finita così ma la vita va avanti”. E ancora, si diceva orgoglioso di essere allenato da Marco van Basten e pronto a condividere lo spogliatoio coi connazionali Viktor Elm, Denni Avdić e Mattias Johansson.

In Olanda era arrivato con 19 presenze e 9 reti con l’Under 17 svedese, oltre a 19 e 10 con l’Under 20. Pedigree niente male, anche se alla prima stagione in Eredivisie la sua forma fisica precipitò a metà del girone di ritorno. Con 5 reti in 26 gare, per Muamer si allontanava sempre di più il grande calcio. Lo stesso calo fu sperimentato nel 2015/16, così come al terzo anno il tecnico John van den Brom optò per lasciarlo spesso in panchina e a fine le caps di Tanković saranno sole 13: “Pensavo che all’AZ Alkmaar sarei esploso, che avrei vinto il Pallone d’oro, ma Dio ha un piano per tutti noi. Il primo anno è stato fantastico, poi è cambiato tecnico e sono finito in panchina, infine in tribuna”. Oggi, dall’estate 2017, Muamer gioca nell’Hammarby e non ha dubbi: “Stiamo arrivando, sono al posto giusto al momento giusto. Quest’anno giochiamo un calcio straordinario. Abbiamo ricevuto una cultura vincente all’interno della squadra. Tutti conoscono il loro ruolo, tutti sanno cosa fare. È una buona atmosfera dentro e fuori dal piano, e una bella coesione ci fa giocare“. Che sia veramente l’anno buono?

Matteo Albanese

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