“Se non puoi partecipare alla festa, almeno cerca di rovinarla!” questo è ciò che può essere passato per la testa di Moussa Dembélé, che ieri sera a pochi secondi dal calcio di inizio ha trafitto la porta difesa da Alphonse Areola, impedendo così al Paris Saint-Germain di diventare la prima squadra nella storia della Champions League a chiudere a rete inviolata i gironi.
La rete messa a segno nell’improbo confronto fra il PSG e il Celtic, vinto dai francesi per 7-1, ha confermato ancora una volta il valore di Dembélé, che già l’anno scorso aveva messo a segno due pregevoli reti contro il Manchester City e addirittura una tripletta nel suo primo Old Firm.
Un classe 1996 incisivo nelle partite che contano, che può vantare già 71 reti e 22 assist in 143 partite giocate, e che sa prendere decisione forse impopolari, ma sempre giuste. Come quando a quindici anni decise di trasferirsi a Londra tra le fila del Fulham, lontano dai genitori e dal settore giovanile del PSG, dove da anni militava con il caro amico Kinglsey Coman. Proprio il calciatore del Bayern Monaco ha dichiarato l’altro: “Sono sicuro che sarà uno dei migliori centravanti d’Europa. Ci conosciamo da quando abbiamo nove anni, siamo sempre andati molto d’accordo e lui già allora segnava più di tutti. Ha lasciato presto la Francia, perché era convinto di poter giocare in prima squadra e a Parigi sarebbe stato complicato in quel periodo”
Ed effettivamente è proprio quello che è successo, appena un anno dopo il suo arrivo a Londra riesce infatti a fare il suo esordio in Premier League e l’anno successivo, in seguito alla retrocessione del Fulham, diventa protagonista in Championship segnando 15 reti. Trovatosi svincolato nell’estate del 2016 fa ancora una volta una scelta non dettata dal glamour, e rinunciando ad offerte più onerose, si accasa al Celtic, dove in poco tempo diventa l’idolo di una delle squadre più iconiche del calcio europeo, mettendo in bacheca a fine anno Campionato, Coppa nazionale e Coppa di Lega.
Il futuro appare scintillante per Moussa, che di recente ha ricevuto anche la benedizione del tecnico del Real Madrid Zinédine Zidane: “Ho avuto l’onore di giocare al fianco di grandi attaccanti, come Ronaldo, Henry e Raúl, calciatori che possono farti vincere con un guizzo le partite importanti e Dembélé sta dimostrando di saperlo fare.”
Proprio questa qualità colpisce, soprattutto perché insita in un calciatore così giovane, un’incisività figlia della concentrazione e dell’abnegazione nel lavoro quotidiano, che lo stesso Dembelélé ammette di aver appreso ispirandosi a Muhammad Ali, un riferimento molto comune per i ragazzi cresciuti in contesti difficili. Tuttavia nonostante questa grande maturità Moussa è ancora quel ragazzino, che sognava di ripercorrere le gesta del suo idolo Anelka o che si emozionava guardando la rimonta del Liverpool nella finale di Istanbul contro il Milan, sperando un giorno di giocare un giorno una partita di tale portata, e se gli si chiede quale sia la più importante partita da lui giocata, vi risponderà con un sorriso:
“Ero un bambino giocavamo per strada in una banlieue di Parigi, asfalto a terra e giacche usate per fare le porte. Abbiamo vinto 10-9 e io ho messo a segno 10 goal. Dieci goall! Era una sfida tra quartieri e non potete capire quanto fosse importante vincere! È un bellissimo ricordo, uno dei migliori della mia infanzia, un ricordo del calcio di strada.”
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