Per un attaccante di una squadra come l’Atlético Madrid il raggiungimento della doppia cifra rappresenta una sorta di traguardo minimo per considerare sufficiente la propria stagione: nel caso di Morata, attaccante apprezzato ma mai realmente idolo della propria gente, si tratta di un check-point importante all’interno di una stagione decisamente a due facce per tutta la squadra.
Una prima metà di stagione ai limiti dell’horror, salvata solo da un grandissimo primo mese prima di un declino molto preoccupante che aveva messo a rischio persino la quarta posizione. Poi il miracolo di Anfield e la svolta emotiva della stagione, con un Atlético totalmente padrone della situazione e in grado di lasciare punti per strada solo in due pareggi, peraltro a San Mamés e al Camp Nou, non due campi semplicissimi.
In tutto ciò Morata è stato succube degli eventi ed è andato esattamente come la sua squadra, tanto che il terzo gol di Liverpool porta proprio la sua firma per segnare l’inizio della rinascita. Non che la sua stagione sia andato tanto diversamente tra il prima e il dopo di quella gara, ma il tipo di prestazione e soprattutto di status al’interno della squadra è decisamente cambiato: i 9 gol segnati in campionato prima della partita col Mallorca sono arrivati in 9 partite differenti, senza doppiette o exploit, tutto all’insegna di una continuità non troppo dominante ma comunque affidabile.
Margini ce ne sono e tanti: finalmente questo attaccante comincia a dare segni di volontà di restare nel top del calcio spagnolo e anche il carattere con cui si va a prendere l’incarico di calciare i rigori va in controtendenza con quella timidezza spesso troppo tipica della sua carriera. Con il Mallorca ha trovato la sua prima doppietta stagionale, una gara che potrebbe rappresentare la seconda svolta della sua stagione: ancora gli manca quell’essere decisivo nelle partite pesanti, o anche semplicemente segnare il gol da 3 punti, visto che è andato in rete con più facilità nelle partite vinte comodamente rispetto ai big match, se si escludono i gol a Barcellona e Siviglia che comunque hanno avuto il loro peso.
Ma il processo di trasformazione in attaccante d’élite per sua fortuna non si è fermato, e anche da un finale di stagione tranquillo come questo, visto l’ormai sicuro terzo posto in classifica, può passare il suo ultimo step di crescita, quello atteso ormai da tempo.
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