Una partita con pochissimi lampi, uno 0-0 che ha accontentato sia Francia che Danimarca. Ma forse non Christian Eriksen, andato in un paio di occasioni vicino al gol. Una su tutte, nel primo tempo, quando un suo inserimento profondo ha mostrato le lacune della Francia nelle transizioni negative. Lo spazio gliel’ha aperto Cornelius, bravo ad attaccare la palla lanciata in avanti sulla corsia da Delaney. I due centrali difensivi della Francia hanno stretto sulla punta dell’Atalanta e hanno aperto una voragine che avrebbe dovuto chiudere Lucas Hernandez con la diagonale. Nzonzi ha faticato a stare dietro alla velocità di Eriksen, ne è uscito un episodio molto dubbio: la Danimarca ha recriminato un rigore, poi non assegnato.
Salutare il Mondiale con classe e nel modo giusto: il Perù lo ha fatto con il secondo gol contro l’Australia nella storica vittoria per 2-0, anche se purtroppo per la Blanquirroja inutile ai fini della qualificazione. Un’azione costruita dal basso, come raffigurato, con Trauco e soprattutto Cueva. Il trequartista del San Paolo ha sfruttato il movimento di Flores per aprirsi lo spazio sulla fascia e andare via dopo l’uno-due con il terzino. La difesa australiana ha preso pessime contromisure e ha finito per pagare con il gol subito, una pietra tombale sulle proprie speranze di qualificazione. Il lavoro di Gareca continua a vedersi.
Con Banega è tutta un’altra Argentina, e si è visto in campo, almeno nel primo tempo, quando la squadra è rimasta con la testa dentro la partita. Il centrocampo della Nigeria ha fatto enorme fatica a leggere la posizione del giocatore del Siviglia, unico con la verticalizzazione facile e immediata, che ha mandato in crisi la difesa della Nigeria. Simbolica è l’azione del gol di Messi. Banega ha tutto il tempo per controllare il pallone, alzare la testa senza alcun tipo di pressione e lanciare Messi in profondità. Lo scatto della Pulce prende alla sprovvista un Omeruo molto incerto che fa fatica a recuperare sul 10 albiceleste. Banega ha cambiato il primo tempo dell’Argentina. Tutto, ovviamente, condizionato dallo stato mentale di una squadra estremamente psicolabile.
Un faro e pochi semplici concetti per provare a metterlo in luce. La Croazia ha così battuto l’Islanda, nonostante una partita anche di sofferenza. Con almeno otto titolari su undici a riposo, Dalic ha impostato la squadra con Modric sulla trequarti. E per servirlo tra le linee ha utilizzato le sponde di Andrej Kramaric, direttamente dai rasoterra della difesa. In diverse occasioni – tra cui quella che porta al gol del momentaneo 1-0 – l’Islanda si è trovata in difficoltà a leggere le posizioni volubili dell’attacco croato. Cambiano gli interpreti, non il concetto: gli avanti in movimento. Un tema che funziona.
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