Il Diavolo ha tirato fuori qualcosa che non aveva mai mostrato in questa stagione (e non faceva ormai da tempo, da qualche mese): il carattere
La rinascita del Milan arriva nella sera più delicata di Paulo Fonseca, da quando quest’estate è stato scelto – dopo un casting estenuante – per sostituire Stefano Pioli (nel frattempo, volato in Arabia Saudita, all’Al Nassr di Cristiano Ronaldo). Il Diavolo ha vinto 2-1 contro l’Inter, segnando al minuto 89 con Gabbia (vantaggio di Pulisic e pareggio di Dimarco, avvenuto tutto nel primo tempo) e sfiorando molti gol nella ripresa, con i nerazzurri salvati dal bravissimo Sommer. Il Milan ha tirato fuori qualcosa che non aveva mai mostrato in questa stagione (e non faceva ormai da tempo, da qualche mese): il carattere. I rossoneri, infatti, tirano fuori orgoglio, determinazione e grinta e hanno ribaltato i campioni d’Italia in carica, che andavano alla ricerca di un record: vincere sette derby, dopo aver eguagliato quello di sei di fila del Milan stesso (striscia conquistata tra il 1946 e il 1948).
Alla vigilia, per tutti, l’Inter era nettamente più avanti rispetto ai rivali. Pur non vincendo con Genoa, Monza e Manchester City ha mostrato un gioco scintillante. A differenza dei rossoneri, che fino a ieri avevano vinto soltanto con il Venezia e arrivavano dalla lezione di calcio presa, a San Siro, con il Liverpool nella nuova veste della Champions. Insomma, c’erano tutte le carte in tavola per l’ennesimo successo nella stracittadina dei nerazzurri. Anche perché il gap appariva evidente a tutti. Invece, il calcio è bello per la sua imprevedibilità e non vince sempre il più forte. Ed è accaduto, per i tifosi interisti, l’irreparabile.
Una vittoria che ha salvato la faccia di Paulo Fonseca, a pochi passi dal baratro di un burrone e dall’esonero dopo cinque partite. Nonostante in questi giorni più volte il Milan ha smentito questa circostanza, ma in realtà erano già stati sondati Maurizio Sarri, Edin Terzic e Igor Tudor (lui, pare, il prescelto di Zlatan Ibrahimovic, con il quale andava d’accordo quando erano compagni della Juventus). Fonseca si salva, ma ora deve cercare continuità. Ha vinto questo derby tatticamente e con il giusto atteggiamento. Ha preparato benissimo i rossoneri alla battaglia in un momento davvero disperato. Ha voluto giocare a modo suo, portando avanti le sue idee fino all’ultimo. E chissà che ora non trovi più fiducia in se stesso.
La gara è stata vinta in mezzo al campo. Il Milan si è presentato sì con due punte (e sembrava una scelta azzardata), ma con il solito vestito, il solito modulo del 4-2-3-1. Morata ha giocato sulla linea della trequarti perché è quello che più di tutti fa un pressing feroce sui portatori di palla avversari, con Abraham che girovagava in ogni zona del campo. Tanto che spesso andava a disturbare l’Inter a destra, costringendo Dumfries a tenerlo senza che andasse contro Theo Hernandez. A sua volta il francese allora veniva tallonato da Barella, che ha cercato per tutto il match di limitare le sue folate offensive. Ma così facendo, l’Inter ha avuto un uomo in meno a centrocampo, lasciando dei buchi spaventosi nei quali si sono inseriti i giocatori del Milan.
E il primo gol è arrivato proprio con un’incursione offensiva di Pulisic. Ma in questo caso lo statunitense ha rubato palla a uno spento, Mkhitaryan e insaccato alle spalle di Sommer. Un gol arrivato dopo sei minuti, il doppio di quanti gliene erano serviti cinque giorni prima in Champions per sbloccare il risultato contro il Liverpool, che però quel match lo ha portato a casa con un netto 3-1. Stavolta, invece, i rossoneri hanno giocato veramente con un impeto mai visto ultimamente. Andavano prima sul pallone, rincorrevano gli avversari e hanno vinto ogni contrasto. Hanno sì subito il gol di Dimarco, uno dei pochi che si salva nel derby interista, ma hanno sfiora due volte il raddoppio con Rafael Leao (errore clamoroso nel secondo tentativo) e una volta con Reijnders (bravissimo Sommer nella deviazione).
Per poi trovare il gol vittoria a un minuto dalla fine (recupero escluso) con un colpo di testa di Gabbia, che è saltato più in alto di Frattesi e ha raccolto l’assist su punizione di Reijnders. Ed è lui il match winner che non ti aspetti del derby di Milano. Che ha regalato ai rossoneri una vittoria che contro l’Inter mancava dal 3 settembre 2022, dal 3-2 nel derby post scudetto. L’ultimo prima di sei sconfitte.
Inoltre, visto quanto accaduto prima del derby il rischio è stato quello di aver sottovalutato il Milan. L’Inter è apparsa stanca e prevedibile, non ha avuto l’aggressività, la convinzione, la ferocia mostrate spesso nella scorsa stagione o a Manchester il 18 settembre nella gara della nuova Champions contro il Manchester City. La squadra di Simone Inzaghi è andata subito in tilt, prendendo il gol di Pulisic su errore di Mkhitaryan. Uno dei pochi commessi in questi anni dal centrocampista armeno. Ma i giocatori più importanti sono apparsi scarichi di condizione. Così come è accaduto ai Citizens nel match di Premier contro l’Arsenal. Li ha salvati soltanto Stones, con il 2-2, nei minuti finali del match, al 98’.
Qualche errore lo ha commesso anche Inzaghi con i suoi cambi. Perché non ha inserito uno tra Taremi e Arnautovic, dando così respiro a Lautaro Martinez e Thuram? Si ha la sensazione che non abbia avuto la voglia di rinunciare, forse per gratitudine, all’argentino. Ma in questo momento il capitano interista è lontano parente del giocatore ammirato nella scorsa stagione. Detto questo, stavolta le sostituzioni non hanno aiutato i nerazzurri. Anche Asllani o Frattesi non hanno aiutato molto la squadra. Anzi, l’azzurro ha sbagliato sul gol di Gabbia, facendosi anticipare dal difensore rossonero. È finita 2-1: per Inzaghi una bella lezione di calcio (salvato in diverse occasioni da Sommer); per Fonseca tantissimo ossigeno. A lui il compito di dare continuità a questa notte. Con tanto di aggancio in classifica, a otto punti, sui cugini.
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