Dal ritiro francese ha detto: “Sono concentrato sull’Europeo. Se resterò o meno al Milan, lo vedremo più avanti”. E ha preso in contropiede il Diavolo
Il terremoto è stato improvviso, forse inatteso. Certo, al Milan qualche sentore c’era ma il pensiero di Theo Hernandez sul proprio futuro, esternato dal ritiro della Francia, ha preso tutti in contropiede. Soprattutto se uno come Zlatan Ibrahimovic, che ama vincere e che vive male ogni sconfitta, qualche giorno fa, a Milanello, ci ha messo la faccia davanti a una platea di giornalisti che pendevano dalle sue labbra vista l’eccezionalità dell’evento: “Maignan, Theo Hernandez e Rafael Leao restano”. Punto. Certo, poi in un discorso più generale ha anche aggiunto che “chi non vuole restare, andrà via”. Soprattutto perché per creare gruppo e per unità di intenti, bisogna avere lo stesso obiettivo. Nessuno infelice, nessun malcontento, tanto meno nessun mal di pancia. Invece, ecco che le considerazioni del Diavolo sono cambiate all’improvviso.
Tutto a causa di quanto dichiarato da Theo Hernandez: “Sono concentrato sull’Europeo. Se resterò o meno al Milan, lo vedremo più avanti”. E poi, sollecitato su un possibile ritorno in Spagna, al Real Madrid ha detto: “Al momento non ci penso ancora”. Ha detto abbastanza per un allarme rosso perché se è vero che da un lato le parole non danno indicazioni certe, è altrettanto vero che nei codici del linguaggio calcistico questa è un’evidente presa di distanza dal suo attuale club.
Doccia gelata
Le parole del francese dal ritiro dei Bleus all’Europeo sono state il classico sasso lanciato nello stagno: onde concentriche sempre più ampie che hanno coinvolto tutti i mondi dell’universo rossonero. I tifosi sono stati colpiti a freddo. Uno schiaffo in pieno volto. I sostenitori rossoneri credevano che Theo fosse sereno e convinto di proseguire il matrimonio col Diavolo. Nel febbraio 2024 il francese alla Gazzetta dello Sport disse: “Il Milan come habitat ideale? Senza dubbio, sia dal punto di vista sportivo che personale. Mi trovo molto bene qui. Mi sento completamente a mio agio in questa meravigliosa città che mi ha accolto fin dal primo giorno come se fosse casa mia da sempre. Tutto è stato facile fin dall’inizio. Ho formato una famiglia, mi sento amato e sono molto felice. Tornare al Real? Sono un giocatore del Milan, mi trovo molto bene qui e non penso ad altro”.
Vero che da febbraio a giugno sono cambiate tante cose, davvero. Il Milan ha chiuso la stagione al secondo posto senza vincere un trofeo, ha visto trionfare l’Inter nel derby del 22 aprile, è finita l’era di Stefano Pioli e sta avendo inizio quella di Paulo Fonseca. Da qui la presa di posizione forte di Theo Hernandez, che in certo senso ha sbugiardato Ibrahimovic alla primissima uscita pubblica da dirigente. Non una buona cosa per lo svedese. Che, ne siamo sicuri, ne terrà conto ora che dovrà parlare con il francese per affrontare la questione.
I pensieri di Theo Hernandez
Ma adesso cosa succederà? Gli scenari ipotizzabili restano due: uno è che il 19 rossonero abbia ricevuto un’offerta da sballo – sulle sue tracce ci sono da tempo Bayern Monaco e Real Madrid – e allora stia preparando il terreno per un eventuale addio. Un altro scenario porta a un rinnovo contrattuale del quale fin qui non si è ancora iniziato a discutere. Theo Hernandez vuole un aumento per rinnovare un accordo in scadenza il 30 giugno 2026. Avvicinandosi a Rafael Leao che è arrivato a sette milioni di euro, bonus compresi. Attualmente il francese guadagna 4,5 a stagione e gli va riconosciuto che in occasione dell’ultimo rinnovo il suo comportamento era stato apprezzato dalla dirigenza.
Ma allora cosa sta succedendo? Considera il Milan meno competitivo? Di certo sarà compito di Ibrahimovic (e anche di Giorgio Furlani e Geoffrey Moncada) risolvere questo problema. E c’è un’altra considerazione da fare: se le strade tra il Milan e Theo Hernandez dovessero separarsi, sarebbe auspicabile che avvenisse questa estate, quando mancano ancora due anni di contratto, in modo da poter monetizzare al massimo. La richiesta del club di via Aldo Rossi è altissima: 80-100 milioni di euro. Non facile, insomma.
Le alternative
Intanto, bisogna iniziare a studiare il dopo Theo Hernandez. A destra sta per arrivare, salvo imprevisti, Emerson Royal dal Tottenham, ma va risolta la questione sulla fascia sinistra. Anche perché Bartesaghi non è ancora ai suoi livelli ed è in sospeso tra un prestito (magari in B) e una stagione tra Milan U23 e prima squadra. Sicuramente non è facile individuarne uno. Si parlava di Dogu del Lecce, ma non è più stato preso in considerazione (anche se questo non vuol dire che non possa tornare di moda). Resta Jimenez: il Milan lo confermerà per un’altra stagione. Il terzino spagnolo farà parte del gruppo della prima squadra e giocherà anche per Bonera in Under 23, il Real potrà acquistarlo nell’estate 2025 e 2026. Poi c’è un rebus anche negli altri reparti. I titolari sono Thiaw e Tomori, andati anzitempo in vacanza perché non convocati dai rispettivi c.t., Julian Nagelsmann e Gareth Southgate, per prendere parte con Germania e Inghilterra a Euro 2024.
Alle loro spalle c’è Gabbia, rientrato a gennaio dal Villarreal. È migliorato, piace molto e in via Aldo Rossi puntano su di lui. Tanto che Ibrahimovic a Milanello ha anche spiegato che si aspettava una sua convocazione da parte dell’Italia, proprio per i passi da gigante fatti in questi mesi. In rosa c’è anche Kalulu, che spera con tutto il cuore di stare lontano dagli infortuni per 12 mesi ed è eternamente in bilico tra due ruoli: è un terzino o un centrale? Fonseca darà la prossima risposta. Andrà via Simic. Il rinnovo in rossonero non è arrivato, nonostante l’esordio in A, e il Feyenoord ha chiamato. E ha fatto anche un’offerta. Insomma, il Milan è ancora un cantiere aperto. Senza dimenticare lo stallo in attacco per Zirkzee e per quelle commissioni da 15 milioni di euro che pretende l’agente dell’olandese, il potente iraniano Kia Joorabchian. Quindi, bisogna affrettarsi. Anche perché il raduno a Milanello potrebbe essere fissato a lunedì 8 luglio. Manca poco, tre settimane. L’ideale sarebbe quella di consegnare una squadra abbastanza completa a Fonseca.