Anche in dirigenza, in sede di mercato, qualche errore è stato commesso. Ora è compito del tecnico portoghese intervenire su certi meccanismi
Il Milan è sull’orlo di una crisi di nervi. Alla vigilia della sfida contro la Lazio, in programma domani sabato 31 agosto all’Olimpico, sa già che non può fallire dopo aver pareggiato al debutto, a San Siro, contro il Torino (2-2) e perso con il Parma al Tardini (2-1), esprimendo un gioco lento, prevedibile e macchinoso. Non è facile per nessuno iniziare una nuova avventura e imporre le proprie idee, ma Paulo Fonseca è già a un bivio importante. Tenersi stretto il Diavolo anche dopo la sosta o rischiare di compromettere tutto. Ma il problema non è soltanto il tecnico portoghese. Anche in dirigenza, in sede di mercato, qualche errore è stato commesso, ma ormai le cose sono state fatte e non si può rimediare in quel senso, visto che la sessione estiva chiuderà stasera a mezzanotte.
Adesso tutto è nelle mani di Fonseca. Che deve risolvere dei problemi importanti per ridare un’identità al Milan e lottare non solo per il quarto posto, e per un posto in Champions nella prossima stagione, ma anche per lo scudetto (Inter e Juventus, ad esempio, sono più attrezzate per la corsa tricolore). Anche perché adesso si fa sul serio. Dopo la Lazio, ci sarà la sosta. Poi il Venezia, il debutto nella nuova Champions (ieri sono stati fatti i sorteggi a Montecarlo) e il derby contro l’Inter. Insomma, diversi i problemi da risolvere.
Il Milan ha bisogno di fame e di cattiveria. Nello spogliatoio, dopo gli addii di due senatori come Kjaer e Giroud, c’è bisogno di qualcuno che alzi la voce quando c’è da farlo o spieghi in maniera pacata cosa c’è da fare. Molti tifosi erano convinti che quel ruolo potessero prenderlo calciatori come Theo Hernandez (vice capitano) e Rafael Leao, oltre che Maignan. Ma il terzino francese e l’esterno portoghese stanno attraversando un periodo di preoccupante smarrimento. Soprattutto il transalpino dà la sensazione di giocare in maniera svogliata, senza anima. Quasi come se volesse andare via.
Il mercato ha portato a Milanello diversi giocatori nuovi: Pavlovic, Emerson Royal, Fofana e Morata. Non devono dare l’impressione, ma non sarebbe colpa loro, di essere fuori da certi meccanismi di squadra (si sta parlando di campo). Perché tatticamente il Milan, nelle prime due gare, è apparso spaesato in maniera alquanto preoccupante. Nonostante i tanti elogi, qualche errore a Parma li ha commessi anche Pavlovic. Sicuramente è stato il meno peggio (Morata è out per infortunio), ma deve migliorare molto anche lui. Ma in generale, è tutta la squadra che deve fare un salto di qualità. Altrimenti sembra lo stesso gruppo, ma con interpreti diversi, di Stefano Pioli. Difesa alta, scarsa condizione, pressing disordinato.
I tifosi hanno assistito a due film horror, dopo un’estate passata a battere squadre come Manchester City, Real Madrid e Barcellona. Lo abbiamo accennato prima: gli errori sono rimasti i soliti della stagione passata. E anche l’atteggiamento. La difesa è troppo alta (si avvicina il derby, attenzione), la squadra è disunita e poco armonica, la mediana non fa filtro e allora il reparto arretrato va in notevole difficoltà. Non solo. Quando il Milan ha la palla tra i piedi, non sa cosa farne. I giocatori non fanno movimento, non si liberano, non creano profondità. Insomma, Fonseca o interviene o rischia di salutare.
Nei 180’ tra Torino e Parma, il Milan ha tirato fuori un atteggiamento da grande squadra soltanto nei 10’ finali. Sotto di due gol contro i granata (con Maignan che ha salvato più volte il risultato, impedendo al Diavolo di affondare), i rossoneri si sono risvegliati con i gol di Morata al minuto 82 e Okafor al minuto 95. Sembrava un risveglio importante in vista della trasferta del Tardini. Invece, già dopo due minuti, al primo contropiede dei gialloblù, la squadra di Fonseca è affondata. Cross di Valeri dalla destra (malissimo Calabria) e gol di Man (malissimo Theo Hernandez). Ora si vedrà se, contro la Lazio, almeno l’atteggiamento è tornato quello del vecchio Milan.
Si mormora che Fonseca abbia fatto una preparazione più pesante rispetto a quella di Pioli. Questi sono i classici misteri di inizio stagione, gli alibi che nessun tifoso vorrebbe sentire. Sta di fatto che questo Milan non corre. È più lento rispetto agli avversari e arriva sempre dopo sul pallone. Giocare così è sicuramente snervante. Ecco perché il club ora è preoccupato.
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