Attualmente allena in Arabia Saudita, all’Al-Ittihad. È il nome lanciato sul tavolo di via Aldo Rossi da Geoffrey Moncada
Quella del Milan è una corsa contro il tempo. In via Aldo Rossi procedono il casting per l’allenatore che dovrà sostituire Stefano Pioli. I retroscena sono tanti e confusi. Segnale del caos che regna nel mondo rossonero, dopo l’eliminazione nei quarti di finale di Europa League contro la Roma. Correva il 18 aprile e da quel momento il tonfo dell’eliminazione, inattesa in società (proprio per aver sottovalutato i giallorossi di Daniele De Rossi), è stato così rumoroso che ha fatto cadere ogni tipo di certezza.
Senza quel ko, al di là delle smentite di facciata, Pioli non avrebbe terminato anzitempo la sua avventura al Milan. Invece, è accaduto e da quel momento nulla è stato più lo stesso. Un esito già scritto, complicato anche dalla sconfitta nel derby (il sesto di fila, non era mai successo nella storia della stracittadina meneghina) e dalla vittoria dell’Inter in una San Siro rossonera del 20° scudetto, quella della seconda stella. Da quel momento tanti sono stati i nomi del possibile nuovo tecnico: Antonio Conte, Julen Lopetegui, Thiago Motta, Paulo Fonseca, Mark van Bommel e Roberto De Zerbi. Adesso c’è un nome nuovo: Marcelo Gallardo.
Questo non vuol dire che sarà lui a prendere il posto di Pioli. Anche perché al Milan, almeno la sensazione è questa, sembrano in alto mare. Sanno che non possono e non devono fallire il nome del nuovo tecnico e del nuovo centravanti. Se fallisse anche solo una di queste due decisioni, l’Inter risulterebbe ancora avanti e strafavorita a bissare il successo di questa stagione e volare a 21 tricolori. Gallardo attualmente allena in Arabia Saudita, all’Al-Ittihad.
È il nome lanciato sul tavolo di via Aldo Rossi da Geoffrey Moncada. Gallardo, tra i tanti trofei, ha conquistato un campionato in Uruguay con il Nacional e un campionato argentino con il River Plate. E sempre con il River Plate ha messo in bacheca due Coppe Libertadores. Insomma, è uno che sa come si vince. E sembrerebbe molto felice di approdare in Europa. Però, c’è chi all’interno della società nutro dubbi su Gallardo. Questa fazione preferirebbe affidare la panchina milanista a Fonseca, uno che conosce già la serie A avendo allenato la Roma. Al momento, salvo ripensamenti, sono loro due i nomi in pole. Poi si sa, il mercato cambia spesso le carte in tavola all’improvviso, da un giorno all’altro.
Capitolo Thiago Motta. La sera stessa dell’eliminazione dall’Europa League, quello dell’italo-brasiliano è stato il primo nome del Milan. Un obiettivo svanito in pochissime ore. Perché l’ex centrocampista dell’Inter e della Nazionale ha già un pre accordo con la Juventus. Se non ci saranno ribaltamenti in casa bianconera, Thiago Motta dovrebbe essere il tecnico che prenderà il posto di Massimiliano Allegri. L’attuale allenatore del Bologna è attirato dal nuovo progetto della Vecchia Signora, che non vince lo scudetto dal 2020. Troppo tempo per chi ha il record di averne vinti nove di fila, lasciando soltanto le briciole (ma a volte neanche quelle) alle avversarie.
Da Thiago Motta ad Antonio Conte. In carriera, per quanto riguarda il suo curriculum italiano, ha vinto tre scudetti di fila con la Juventus e uno con l’Inter (il 19° del club di viale della Liberazione). Ha in cuor suo la voglia di portare al successo anche il Milan, per un Triplete personale irripetibile. È un’occasione grandissima. È lui il candidato di Zlatan Ibrahimovic. Ma Conte non convince la dirigenza rossonera. Per tanti motivi. In primis, perché è uno che ama comandare e al Milan queste personalità non piacciono proprio. Un altro motivo? Per il suo 3-5-2 potrebbe voler rivoluzionare la rosa. Cosa che in via Aldo Rossi non si vuole proprio fare. Infine, perché al Tottenham, sua ultima esperienza, non ha fatto benissimo. Ed ecco perché Conte attende ora una chiamata da Chelsea e Bayern Monaco.
Si arriva agli ultimi due candidati: Lopetegui e De Zerbi. Lo spagnolo sembrava essere in vantaggio fino a pochi giorni fa, ma i tifosi rossoneri si sono ribellati quando hanno appreso il suo nome. L’hashtag #Nopetegui è diventato virale in poche ore, finendo in trend. Una rivolta che ha scosso il tecnico spagnolo, l’uomo che guidò le Furie Rosse al Mondiale di Russia 2018, arrivando davanti all’Italia di Giampiero Ventura nel girone di qualificazione, ma che andò poi al Real Madrid per essere esonerato dopo pochi mesi. In questi giorni Lopetegui ha faticato a comprendere tutto questo astio che è venuto fuori sulla sponda rossonera del Naviglio.
L’accanimento personale oltre che tecnico contro di lui è stato un colpo basso che non si aspettava: non è che non l’ha visto arrivare, non l’aveva proprio considerato. La protesta del mondo rossonero l’ha sorpreso, modi e forma della stessa l’hanno colpito. Per questo ora si sta guardando attorno. Piace in Premier. In vantaggio c’è il West Ham, ma nelle ultime ore è spuntato il Manchester United. E all’Old Trafford, così sembra, lo accoglierebbero a braccia aperte. E van Bommel? È un altro nome di Ibrahimovic. E resta sullo sfondo.
Infine, De Zerbi. Si mormora in giro che abbia tantissima voglia di tornare in Italia. Però, per liberarlo dal Brighton servono 14 milioni di euro. E il Milan, chiariamo subito, non ha nessuna intenzione di pagare – al momento, certo – la clausola per liberarlo. Però, è un nome che piace. Gioca con il 4-2-3-1 e il 4-3-3 e il suo lavoro in Inghilterra è apprezzatissimo. Però, è un nome che circola senza esserci stato alcun contatto tra lui e il Milan. Ed è stato accostato anche al Bayern Monaco, che intanto ha ricevuto tre no. Hanno rifiutato la panchina bavarese allenatori come Xabi Alonso, che ha deciso di restare al Bayer Leverkusen, Julian Nagelsmann e Ralf Rangnick.
Insomma, tanti retroscena e molti dubbi avvolgono il Milan. Il dopo Pioli, anche per quello che il mercato offre, non è per niente facile. Poi c’è un altro problema: in via Aldo Rossi comandano tante teste, non solo una. Un conto è il lavoro di squadra e uno che prende una decisione dopo aver ascoltato il parere di tutti. Un altro è quando in tanti esprimono la propria opinione e cercano di portare avanti un proprio candidato. Così, va detto, si scatena il caos. Qualcosa di cui i rossoneri non hanno bisogno.
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