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Milan, dall’esonero ai piani alti della classica: come è cambiato il destino di Fonseca

Prima del derby con l’Inter il portoghese era vicino all’esonero: squadra senza idee e identità. Ma ora le cose sono cambiate e le critiche sono solo un ricordo

Soltanto otto giorni fa Paulo Fonseca iniziava il derby con il timore di essere esonerato in caso di sconfitta. Nessuna critica, sia chiaro, campata in aria. In fin dei conti, il Milan in quattro giornate aveva totalizzato soltanto quattro punti, con la peggior difesa e una sola vittoria ottenuta contro il Venezia nel turno precedente. Ma prima del derby è arrivata la sconfitta di San Siro, nella nuova Champions, con il Liverpool. Vantaggio rossonero con Pulisic dopo appena tre minuti e poi dominio totale dei Reds. Insomma, il Diavolo era apparso troppo piccolo, senza idee e identità e con un gioco lento e prevedibile. Da qui le critiche (legittime fino a quel momento) piovute addosso a Fonseca.

Tanto che in via Aldo Rossi avevano già iniziato a sondare tre profili eccellenti come Igor Tudor, Edin Terzic e Maurizio Sarri. Già si parlava di sostituti e della classifica divisione (nonostante le smentite di facciata) di vedute. Con Zlatan Ibrahimovic che avrebbe preferito l’ex compagno alla Juve, Tudor, e l’a.d. Giorgio Furlani che avrebbe affidato la panchina a uno tra Sarri e Terzic. Ma non ce ne è stato bisogno perché nel calcio, si sa, i giudizi cambiano in maniera vertiginosa.

Cosa è cambiato

Fonseca, invece, si è salvato. A un passo dal baratro, si è ritrovato e con lui anche il Milan. Che ha battuto l’Inter, dopo sei sconfitte di fila nella stracittadina (firmate tutte da Stefano Pioli, ora all’Al Nassr da Cristiano Ronaldo), e anche il Lecce. Adesso il Diavolo si trova al terzo posto con 11 punti (in compagnia dei nerazzurri e del Torino), a una lunghezza dalla Juventus (tre vittorie e tre pareggi, zero gol subiti) e a due dal Napoli (quattro vittorie, un pari e una sconfitta). Deve affrontare, questa settimana, il Bayer Leverkusen martedì 1° ottobre in Champions e la Fiorentina, a Firenze, domenica 6.

Paulo Fonseca
Paulo Fonseca, allenatore del Milan | ansa @Roberto Bregani

Il grande cambiamento, come accennato, è avvenuto nella sfida contro l’Inter. Gol di Pulisic dopo sei minuti, pareggio di Dimarco, miracolo di Maignan su Thuram a fine primo tempo, tre miracoli di Sommer a inizio ripresa e gol di Gabbia al minuto 89. Un sogno per i tifosi milanisti, che finalmente hanno potuto vendicarsi delle ultime umiliazioni, come quella del 22 aprile con la banda di Simone Inzaghi che ha anche conquistato aritmeticamente lo scudetto della seconda stella, il numero 20 della propria storia.

La rivoluzione

È bastato sistemare un paio di cose per ritrovare il vecchio Milan. Fonseca, in primis, ha mandato in campo dall’inizio Gabbia, uno che dal campo non deve uscire mai. Perché imposta, chiude, segna. È veloce anche nella lettura dell’azione ed è cresciuto davvero tantissimo. Tanto che meriterebbe pure la convocazione in Nazionale da parte del commissario tecnico, Luciano Spalletti. In secondo luogo, ha inserito Morata sulla trequarti con Abraham centravanti. Lo spagnolo corre tantissimo, pressa e segna, come si è visto contro il Lecce. L’inglese spiazza in tutta la zona offensiva, facendosi seguire dai difensori avversari e aprendo spazi per gli inserimenti degli esterni, dei centrocampisti e di Theo Hernandez.

Paulo Fonseca
Paulo Fonseca, allenatore del Milan | ansa @Elisabetta Baracchi

Così otto giorni dopo, Fonseca è ben saldo sulla panchina del Milan. È più tranquillo e anche il volto è più disteso. Ora ha il compito di arrivare alla sosta, la seconda di quest’anno, con almeno la vittoria sulla Fiorentina per restare aggrappato alle squadre di vertice.

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