Asse Milano-Londra, di nuovo calda sotto il segno degli attaccanti: la Premier League è pronta ad abbracciare un giocatore da 117 gol in Serie A in sei stagioni, Gonzalo Higuaín. Il Pipita via dal Milan per ritrovare Sarri al Chelsea, forse il miglior guaritore per farlo tornare il bomber di un tempo. Ma se da una parte la trattativa Higuain-Chelsea si appresta a essere la vera bomba del mercato di oggi, nella storia ci sono diversi giocatori che hanno giocato sia per il Milan, che per il Chelsea, alcuni di questi decisamente clamorosi.
ANDRIY SHEVCHENKO
E’ il trasferimento più importante nella tratta Milano-Londra: dopo sette anni da sogno con la maglia del Milan, fatta di titoli, record, gol e un Pallone d’Oro, Sheva nel 2006 sbarcò alla corte di Roman Abramovich, per 45 milioni di euro (cifra record all’epoca). In quest’affare, con il senno di poi, ne uscì vincitore il Milan, nonostante il disappunto della tifoseria: da una parte, Shevchenko non incise come al suo solito, mentre i rossoneri, per tappare la falla lasciata scoperta dalla partenza di Shevchenko, rivoluzionano l’assetto tattico, con Kakà fulcro del gioco. Mossa azzeccata per il Milan, che vinse la Champions League nel 2007 con il brasiliano Pallone d’Oro, tre anni dopo Shevchenko. Come finì la storia? L’ucraino dopo due anni al Chelsea è tornato a San Siro, ma rivelandosi un lontano parente di quello ammirato anni prima.
HERNÁN CRESPO
Mentre Shevchenko vinceva il Pallone d’Oro, il suo partner d’attacco nel 2004-05 era Hernan Crespo, ex Inter, che si è unito alla causa dei rossoneri dopo un’annata con moltissime ombre e poche luci al Chelsea. Ancelotti convinse i Blues a girare in prestito l’argentino, confidando in una sua redenzione: al Milan, Crespo fu autore di una stagione estremamente positiva, con 18 gol in 40 partite, autore di una doppietta in finale di Champions League, persa ai rigori contro il Liverpool. Purtroppo, la coppia del gol Crespo-Shevchenko ebbe vita breve, nonostante i buoni risultati, perché il Chelsea richiamò alla base l’argentino per conquistare la Premier League del 2006.
FERNANDO TORRES
Il Chelsea di Abramovich negli anni 2000 ha avuto la nomea di essere una società particolarmente spendacciona: se i 45 milioni di Shevchenko nel 2006 rappresentavano una cifra estremamente notevole per l’epoca, i 58 milioni spesi per strappare Fernando Torres al Liverpool hanno rotto ogni record. Destino comune per i due calciatori sopracitati, entrambi nel loro peak poco prima di trasferirsi a Londra, ma incapaci di incantare il pubblico di Stamford Bridge. Un palmarès di tutto rispetto per il nativo di Fuenlabrada, che ha contribuito nella conquista della prima storica Champions League per una squadra londinese, per poi fare il bis con la vittoria dell’Europa League nel 2013. Tuttavia, i numeri non giustificano la spesa, lo spagnolo ha segnato solamente venti gol, in centodieci presenze in Premier League e nel 2014 si trasferì al Milan in prestito. Ancora più fallimentare la sua esperienza sotto il Duomo, dove andò a segno solo una volta in dieci partite e dopo pochi mesi tornò in fretta a Madrid, per un romantico ritorno all’Atletico.
MICHAEL ESSIEN
Altro capitolo delle spese pazze del patron russo, questa volta nel 2005 consegnò a Mourinho il centrocampista ghanese Michael Essien, pilastro di quella squadra capace di vincere due Premier, una Champions, e quattro FA Cup. Dopo sette anni ad alti livelli, Essien seguì Mourinho al Real Madrid, con la speranza di ritrovare lo smalto di un tempo, dopo un grave infortunio al ginocchio, tuttavia la sua esperienza nelle merengues è stata decisamente anonima e Galliani fiutò il colpo a parametro zero: bastarono ventidue partite per definirlo un flop e spedirlo senza troppi complimenti al Panathinaikos.
TIEMOUE’ BAKAYOKO
Questa volta si parla di un giocatore molto attuale: l’ex Monaco, campione di Ligue 1, non è riuscito a replicare a Stamford Bridge le sue ottime prestazioni in terra francese, di conseguenza è finito ai margini della rosa di Antonio Conte. La nuova dirigenza rossonera, in particolare Leonardo, ha fiutato l’occasione per tentare un suo rilancio: le prime partite con il Milan fanno presagire ad un Essien-bis, ma, complici gli infortuni che hanno martoriato il centrocampo milanista, il francese è salito di livello e si è dimostrato imprescindibile per Gattuso, tant’è che quei quaranta milioni necessari per il riscatto non sembrano più esagerati come due mesi fa.
SAMUELE DALLA BONA – CARLO CUDICINI
A questo giro, è il turno di due italiani, che hanno ben figurato in Inghilterra, senza lasciare il segno al Milan. Il primo è Samuele Dalla Bona, volato a Londra a 17 anni, come uno dei più promettenti della sua generazione: dopo le ottime prestazioni con la squadra delle riserve; Claudio Ranieri diede fiducia all’allora diciannovenne, che lo ripagò a suon di performance ad alti livelli. L’avvento di Lampard frenò la crescita del giovane veneto, che si vide costretto a tornare in Italia, con il Milan pronto ad accoglierlo: la sua esperienza a San Siro fu da dimenticare, a causa dell’elevata competizione a centrocampo, Dalla Bona non riuscì più a mantenersi a quei livelli che ci aveva abituati al Chelsea e proseguì la sua carriera altrove, come promessa mancata.
Percorso inverso, invece, per Carlo Cudicini: il figlio del leggendario Fabio è cresciuto alle giovanili del Milan, si fece notare a Castel di Sangro e Gianluca Vialli lo portò con sé in Inghilterra per fare il portiere di riserva al Chelsea. L’infortunio di Ed De Goey era una chance troppo ghiotta per il milanese, che convinse pienamente lo staff tecnico e si guadagnò la maglia da titolare per le successive due stagioni, in più ottiene il premio del miglior portiere della Premier nel 2002. Il suo declino iniziò nel 2004 con l’ennesimo grave infortunio e con l’acquisto di Petr Cech, che l’hanno estromesso dalla formazione titolare; Cudicini si trasferì al Tottenham prima di chidere a Los Angeles.
Honorable mention: CARLO ANCELOTTI
Non solo grandi giocatori come Shevchenko e Crespo, ma anche uno degli allenatori più vincenti della storia ha intrapreso lo stesso percorso dei calciatori citati in questo pezzo: Carlo Ancelotti ha chiuso il ciclo rossonero stellare nel 2009, per approdare sulle sponde del Tamigi. Non ha replicato i numerosissimi successi ottenuti alla guida del Milan, ma la sua esperienza inglese è stata più che positiva, con la conquista della Premier e FA Cup e la Community Shield al primo anno, mentre nella stagione successiva viene esonerato per aver mancato il bis della Premier League e l’uscita anticipata in Champions League.