Panico e paura asserragliano la Grecia. La vittoria in Estonia in Nations League aveva spalancato le porte a un periodo di discussioni circa la possibile conferma di Michael Skibbe sulla panchina ellenica, tutte però potenzialmente messe da parte dopo la sconfitta patita in Ungheria (2-1) con annesso ridimensionamento. Il fatto che il clima sia cambiato così di colpo è essenzialmente riconducibile a una montagna russa sulla quale la nazionale biancoblù non pare voler scendere, dopo i fasti di Euro 2004 e una gestione presente deludente da quando il portoghese Fernando Santos lasciò la panchina per provare ad acchiappare il sogno Euro 2016 – e ci riuscì, col Portogallo – dopo aver raggiunto al Mondiale brasiliano il miglior posizionamento nella storia della Grecia: gli ottavi di finale. In ogni caso, i quotidiani ateniesi non trovano la mezza misura, tanto da aver qualche settimana fa aperto con “O Μίκαελ Σκίμπε καλείται να γίνει ο ήρωας που θα νικήσει τον Ότο Ρεχάγκελ!”. Michael Skibbe sarebbe stato invitato a diventare l’eroe che sconfigga Otto Rehhagel, coi fantasmi del tedesco pronti a riempir le notti del connazionale ora che si trova in difficoltà.
Chiunque, per strada, chiede a Skibbe la qualificazione all’Europeo 2020, manifestazione itinerante che dovrebbe segnare il ritorno della Grecia tra le grandi dopo il 2016 d’astinenza e il 2018 toppato. I ricordi da inverdire sono tutti assiepati sulle spalle di un uomo solo al comando. Un mondo intero lo aspetta al varco perché, come dissero dalla Federcalcio, l’obiettivo è quello di ridare dignità al paese. Con lo stesso motivo, nel 2001, l’EPO scelse Otto Rehhagel, un tedesco: la scelta di affidarsi a un ct straniero era sostanzialmente dettata dall’esigenza di un allenatore super partes, visto che i commissari tecnici greci finivano sempre nell’occhio del ciclone per il numero di convocati di Olympiakos e Panathinaikos. Così la guerra si combatteva in termini di affollamento della nazionale: vinceva chi prestava più gente alla Grecia, e non è un caso che puntualmente vennero creati forti dissidi e dunque il tecnico – greco – finisse per commettere scelte sbagliate e venir subissato dalle pressioni. Invece Rehhagel, prodotto di un contesto sociopolitico dilaniante come quello della Ruhr, tra le poche ore che il padre gli poté dedicare e gli inizi da apprendista in una piccola bottega artigiana, reagì con estremo orgoglio. Fece immediatamente capire chi fosse a comandare, e così alla prima uscita della sua nazionale decise di escludere volontariamente tutti i calciatori dell’Olympiakos.
Per la Grecia pallonara quello fu uno shock, ma a conti fatti sarebbe stato l’apice di una rivoluzione che ancor oggi si tiene a mente. Prima di Rehhagel, c’erano stati solo otto tecnici stranieri in 72 anni. Post Otto, l’unico ct ellenico è stato Kostas Tsanas tra 2014 e 2015. E se è utile soffermarsi sul decennio aureo vissuto con Rehhagel, altro spazio può esser concesso al recente declino: nel 2014, salutato l’Ingegner Santos, il timone di Το Πειρατικό passò a Claudio Ranieri, dunque a Sergio Markarián e – dal 29 ottobre 2015 – a Michael Skibbe che nel novembre scorso ha rinnovato il suo contratto. O meglio, nonostante il doppio ingeneroso playoff contro la Croazia e il volo per la Russia smarrito per mano dei futuri vicecampioni, è stato comunque premiato il suo lavoro con un biennale. Fu in quell’occasione, il 28 novembre scorso, che il presidente della Federcalcio Vangelis Grammenos commentò: “Skibbe è riuscito a ricostruire una squadra partendo da un gruppo selvaggio contro il quale ogni altra squadra avrebbe potuto vincere”.
Conti alla mano, nella primavera 2008 e nell’autunno 2011, la Grecia toccò l’ottavo posto nel ranking FIFA. Mai nella storia la nazionale biancazzurra è scesa sotto il 66° gradino, su cui s’era adagiata nel settembre 1998, con un picco deciso in epoca recente. Nel 2002 era 48°, con la vittoria dell’Europeo 2004 salì al 18° posto, ma riuscì a far meglio centrando in tre occasioni un lodevole undicesimo piazzamento (2007, 2010 e 2012). Nel giro del biennio 2013-2015 la Grecia perse 29 posti (dal 12° al 41°), oggi si trova al 42° ma Skibbe ha all’interno del suo mandato l’obbligo di riportarla in alto: “Conosco molto bene il calcio greco – si presentò il tedesco – il successo di Euro 2004 è uno dei motivi per cui sono qui. Voglio ringraziare il presidente della Federcalcio e assicuro che i giocatori daranno tutto“. Per ora non è propriamente andata così: e adesso?
A gennaio la società bianconera dovrà fare i salti mortali per sopperire agli infortuni: ecco…
Si torna a giocare in campionato. Forse anche troppo. Di certo, la fine degli impegni…
Pep Guardiola ha comunicato ufficialmente la sua decisione. Il tecnico spagnolo, non lascia, anzi raddoppia.…
Il centrocampista bianconero non fa più parte dei piani di Thiago Motta e potrebbe salutare…
L’ex attaccante del Bologna saluta la Premier e torna in Serie A: Giuntoli vuole regalarlo…
L'arrivo di Hansi Flick sulla panchina del Barcellona ha generato una rivoluzione dentro e fuori…