Qualcuno avrebbe potuto pensare che l’esperienza americana potesse essere una sorta di pensione calcistica anticipata per Lionel Messi, che però sta vivendo la sua avventura americana con un impegno e una dedizione degne di una grande competizione. È impressionante come il fenomeno argentino si sia calato con immediatezza in questa nuova realtà, certamente meno competitiva ma per lui forse anche più stimolante della sua ultima avventura a Parigi.
Perché in tutte e tre le sue partite nella Leagues Cup, un torneo intermedio tra squadre statunitensi e messicane che qualifica alla Champions League locale, ha trovato almeno un gol, ma soprattutto è riuscito a tenere quel tenore di prestazione di alto livello in grado di stupire il pubblico. Dribbling continui, stop assurdi, tantissimi falli presi per tentare di fermarlo in qualche modo.
Cosa che però nessuno riesce a fare: non ce l’ha fatto il Cruz Azul che si è preso il gol nel suo debutto, non ce l’ha fatta l’Atlanta che è stato goleato per 4-0 con una sua doppietta, e non ce l’ha fatta neanche l’Orlando City, messo in ginocchio per 3-1 nella partita di questa notte che ha qualificato l’Inter Miami agli ottavi di finale della coppa.
Il primo gol di Messi è splendido: un inserimento per vie centrali senza palla con stop orientato di petto e tiro al volo per sbloccare la partita. Poi nel finale anche la seconda rete, un bel tiro di destro su assist di Josef Martínez (che aveva segnato il gol del 2-1) per chiudere i conti e portare avanti la squadra.
L’Inter Miami era ultimo in MLS, adesso con Messi sembra la squadra di riferimento del calcio a stelle e strisce: se rende a questi livelli, per il tipo di competizione è totalmente fuori categoria, soprattutto se si considera che stanno arrivando gradualmente tutti i suoi fedelissimi, da Busquets già in campo a Jordi Alba in arrivo, in attesa di chiudere anche per Luis Suárez. Nonostante si potesse pensare che non fosse la più stimolante delle avventure, Messi sembra aver ritrovato il sorriso che spesso è mancato a Parigi nella sua Miami, città dove aveva detto di voler finire prima o poi ai tempi della famosa intervista in ciabatte in cui raccontava l’estate del burofax per lasciare il Barcellona.