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Matthijs De Ligt e l’importanza di giocare nell’ombra

L’ultima volta in cui l’Ajax raggiunse le semifinali di Champions era il 1997 e quattro undicesimi dei calciatori scesi in campo ieri non erano neppur nati. Unendo a quanto detto la comprovata crisi attraversata dal calcio olandese, che in questo secolo vede solo il PSV tra i migliori quattro club d’Europa – era il 2005  – non stupisce che l’Ajax giovane, impavido e brillante odierno corrisponda a una netta inversione di tendenza. Il vedere i giovanotti di ten Hag annichilire il Real Madrid agli ottavi, quel 4-1 sul tabellone del Bernabéu, sarà scontato in estate, quando Frenkie de Jong si trasferirà a Barcellona e ad Amsterdam partirà il dissanguamento. Produzione, svezzamento, vendita: il ciclo è il medesimo dagli anni Settanta, quando quel Johan Cruijff a cui è dedicato l’impianto ajacide partì per la Catalogna. Calcolatrice alla mano, la formazione scesa in campo all’Allianz Stadium è costata 50 milioni (16 investiti nel rientro di Daley Blind, i restanti 34 nei tre attaccanti). Dalla cintola in giù, zero spese: curioso sotto questo punto di vista che a suggellare la vittoria esterna dell’Allianz Stadium siano stati due giovanotti usciti dallo Jong Ajax, il ’97 Donny van de Beek e il ’99 Matthijs de Ligt.

Sebbene non sia formalmente il luogo che il 12 agosto 1999 conferì i natali a de Ligt, Abcoude era comunque nota per esser l’unica città al mondo a cominciare con le prime tre lettere dell’alfabeto e a finire con le due successive. Qui invece oggi i cartelli cercano di accalappiare nuovi talenti tra i 6 e 16 anni: «Join Abcoude clinics and become the new Matthijs de Ligt» dicono, oscurando il fatto che i laghi di Vinkeveen e la vicina Utrecht personifichino van Basten. Nella Clinic, de Ligt entra a 6 anni ed esce a 9: un lasso di tempo sufficiente per abbandonare definitivamente le racchette da tennis e scegliere il calcio, motivo del trasferimento dei genitori Frank e Vivian ad Amsterdam. Qui però de Ligt divenne ‘vet Ligt’ (vet vuol dire “grasso” in olandese): l’allenatore ritenne Matthijs sovrappeso e troppo lento, poi però si tranquillizzò osservando la magrezza del madre. Al resto pensò il tempo: nell’Under 19 a 15 anni, l’anno dopo in Eerste Divisie. L’agente del ragazzo, Barry Hulshoff, dichiarò di aver anticipato il normale piano di carriera proposto ai suoi assistiti. Ronald de Boer disse «sembra che abbia trent’anni, la maggior parte dei suoi coetanei non è così matura», il fratello Frank continuò: «mi piace vederlo giocare, ha tutto». E van der Sar, casomai servisse ulteriore conferma, sentenziava: «Ha il fisico di un ventiquattrenne, sembra che giochi così da sei o sette anni».

Il 21 settembre 2016, Matthijs esordì in prima squadra nel 5-0 di KNVB Beker contro il Willem II, segnando il provvisorio 2-0 che lo rese il secondo più giovane marcatore del club, dopo Seedorf. Il 25 marzo 2017 Danny Blind lo fece esordire in nazionale a Sofia, de Ligt divenne il più giovane debuttante dal 1931 (17 anni, 7 mesi e 10 giorni) ma non fu una gara memorabile: la Bulgaria vinse 2-0 estromettendo di fatti gli Oranje da Russia 2018 e Matthijs uscì frastornato alche dal 1931 nessuno era riuscito a infrangere. Contro la Bulgaria però le cose non andarono bene, Matthijs pagò lo scotto dell’emozione e uscì frastornato alla fine del primo tempo. Stesso triste epilogo a Solna il 24 maggio 2017: de Ligt divenne il più giovane debuttante in una finale europea (17 anni e 185 giorni) ma l’Ajax s’inchinò al Manchester United. Curioso peraltro sottolineare come nove quattordicesimi dei calciatori schierati da Peter Bosz siano tuttora in rosa.

La crescita di de Ligt non si fermò: domenica 11 marzo 2018 l’Ajax annichilì l’Heerenveen (4-1) e lui entrò in campo con la fascia al braccio ad appena 19 anni, il più precoce nella storia del calcio professionistico olandese, nel dicembre 2018 succedette a Renato Sanches (2016) e Kylian Mbappé (2017) ottenendo il premio European Golden Boy assegnato da Tuttosport. Anche il 2019 fin qui è ricco di successi per Matthijs: il 27 febbraio le cento presenze con la maglia dell’Ajax, il 24 marzo la prima rete in nazionale, nel pirotecnico 2-3 di Amsterdam sulla Germania, il 16 aprile la zuccata vincente dell’Allianz Stadium, minuto 67. Ten Hag l’aveva previsto, «siamo giovani ma giochiamo come adulti». E perfino Johnny Rep è stato scomodato per consigliare a de Ligt di restare almeno un altro anno in Olanda. Lui rispose implicitamente: «A volte perdo la concentrazione, mi godo ogni partita ma è meglio giocare nell’ombra. Non fraintendetemi, sembra strano per uno della mia età ma ho già avuto la fase in cui ero sotto tutti i riflettori».

Ecco di seguito il tabellino della gara:
Juventus (4-3-3): Szczęsny; De Sciglio (dal 64′ Cancelo), Rugani, Bonucci, Alex Sandro; Can, Pjanić, Matuidi; Bernardeschi (dall’80’ Bentancur), Dybala (dal 46′ Kean), Ronaldo. All: Allegri. A disp: Pinsoglio, Barzagli, Spinazzola, Khedira.
Ajax (4-2-3-1: Onana; Veltman, de Ligt, Blind, Mazraoui (dall’11’ Sinkgraven, dall’82’ Magallán); Schøne, de Jong; Ziyech (dall’88’ Huntelaar), van de Beek, Neres; Tadić. All: ten Hag. A disp: Varela, de Wit, Ekkelenkamp, Dolberg.
Reti: 28′ Ronaldo, 34′ van de Beek, 67′ de Ligt. Ammoniti: Can, Ronaldo (J). Arbitro: Turpin (Francia).

Matteo Albanese

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