Inutile girarci intorno: in Grecia, Marko Livaja si trova bene. Lo disse lui stesso, augurandosi anzi di restare ad Atene il più a lungo possibile, per continuare a esser protagonista in Super League tra le fila dell’AEK allora campione in carica. Peraltro Μάρκο Λιβάγια – questa la trascrizione in greco – ha pure festeggiato il suo debutto nella nazionale croata, contro il Portogallo in Nations League lo scorso anno, esternando la sua soddisfazione ai media nazionali e ringraziando per la convocazione il ct Zlatko Dalić che gli avrebbe anche risposto: “Conto su di lui se dimostra il suo valore”. Di fatto Livaja è un habitué di contesti del genere: nella Croazia ha di fatto preso il posto di Mario Mandžukić, all’AEK è stato confermato l’estate scorsa rilevando le responsabilità di Sergio Araujo: “So benissimo che i tifosi lo adoravano, farò in modo che avvenga pure con me”.
Livaja è arrivato ad Atene nell’estate 2017, dopo aver vestito con poco successo (5 reti in 25 presenze ne La Liga) la maglia del Las Palmas. A distanza di un anno, nel 2018, la UD canaria è retrocessa e Marko parallelamente è diventato campione di Grecia con l’AEK. Beffardo pensare che l’estate prima sia lui che Sergio Araujo si fossero trasferiti in tandem a Nea Filadelfia, ma in ogni caso la presenza dell’argentino sembra avergli fatto bene. Dall’incontro con un altro famoso per la fama di bad boy (nel novembre 2016 Sergio fu condannato a 9 mesi di reclusione e due anni di sospensione della patente per essersi rifiutato di sottoporsi a dei controlli alcolemici), è nata una responsabilizzazione crescente che a Marko ha certamente giovato. Così, dopo un anno caratterizzato da tante reti, 11 in 23 gare per l’argentino, 8 in 27 per il croato, la coppia s’è separata in estate. Uno tornato in Spagna, l’altro confermato dall’AEK previa pagamento della clausola rescissoria, di 1,8 milioni. Il fatto che i gialloneri abbiano scelto Livaja anziché Araujo, sebbene le reti segnate facciano pensare a un controsenso, è dovuto essenzialmente a questo: stessa età, ’93 e ’94, ma la crescita esponenziale dell’ex meteora di Serie A.
Nato il 26 agosto 1993 a Spalato, Marko ha mosso i primi passi a Zagabria con Hajduk (dopo NK Gosk e Omladinac Vranjic). A 18 anni vinse il NextGen con l’Inter, poi fu prestato a Lugano e Cesena e acquistato dall’Atalanta. Nel maggio 2014 il Rubin Kazan’ lo pagò 6 milioni di euro. Avrebbe anche giocato nell’Empoli, prima del trasferimento al Las Palmas e la Grecia: “Voglio ringraziare per l’opportunità, sono molto orgoglioso e spero di poter giustificare le aspettative nei miei confronti – avrebbe detto una volta ufficializzato dall’AEK – quando ero giovane ho avuto una carriera con alti e bassi, ma ora sono in Grecia”. Raccontò di non sentirsi affatto un leader, concludendo con «Στην ΑΕΚ είμαι στην καλύτερη φάση της καριέρας μου», all’AEK sono nella fase migliore della mia carriera. Ha firmato un triennale, fino al 2021, prima di vedersi decurtare il 5% dello stipendio (40mila euro, su 800mila) per via di una rissa scoppiata con l’attaccante degli ungheresi Danko Lazović che l’aveva provocato. Rissa dunque, poi un calcio sul petto alla «καρατιά» (da karate), davanti all’arbitro Marciniak. Anche per questo oggi, digitando “Livaja” su Google, il terzo risultato che si ottiene è “λιβάγια κόκκινη κάρτα”, dunque “Livaja cartellino rosso”.
Non nuovo a certe “giocate”, Livaja è però stato espulso sole due volte da quando è in Grecia. Classico giocatore che divide le folle, da un alto gli rimarcano la lunga trafila nelle nazionali giovanili (U15 nel 2008, U16 nel 2009, U17 dal 2008 al 2010, U18 nel 2010, U19 tra 2011 e 12, U20 tra 2012 e 2013, U21 tra 2013 e 2014, in totale 49 presenze e 24 reti), dall’altro gli rimproverano una cieca cattiveria inutile che nelle ultime due stagioni, tra Spagna e Grecia, gli è costata 31 cartellini. Stramaccioni lo fece esordire a 18 anni in Serie A, l’Atalanta nel 2013-14 gli diede 31 presenze in cui dimostrare il suo valore. Mai nessuno però gli aveva dato la possibilità di esser leader, prima di Manolo Jiménez e – ora – Marinos Ouzounidis. In tutta la storia dell’AEK poi, sono state segnate 51 reti in 10 partecipazioni alle Coppe – 4 Champions, 2 Coppa UEFA, 4 Europa League – ma mai nessuno, nemmeno Demis Nikolaidis, Vasilis Tsiartas, Nikos Liberopoulos e Ignacio Scocco, riuscì a segnare una doppietta. Il primo ad averne segnata una è proprio Livaja, il 29 settembre 2017 contro il Rapid Vienna. Il croato avrebbe poi azzeccato una previsione non da poco (“Dopo 24 anni, vogliamo il campionato”), tanto che nel suo 94° anno di vita l’AEK ha festeggiato il titolo ad Amarousio. E dunque Livaja ha smesso di esser famoso solo per la relazione con la modella croata Iris Rajcic, di 14 anni più vecchia.
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