Fuori Diego Costa, dentro Marcos Llorente. Il centravanti dell’Atlético la prende male, sputa veleno contro tutti, passa dalla panchina e riesce a trattenere l’istinto di spaccare qualsiasi cosa passi per la sua strada. Simeone in quel momento ha perso la tranquillità di uno dei suoi uomini chiave ma ha vinto la partita. Difficile immaginarlo in quel momento, ma la sostituzione più polemica è stata quella decisiva.
Marcos Llorente è l’emblema della visione del Cholo, la mossa a sorpresa per tenere viva una partita in cui la sua squadra stava per cadere sotto i pugni continui di un Liverpool a volte incontenibile, o meglio, contenuto solo dalle parate di un Oblak fuori dal mondo. E così Marcos Llorente ha rappresentato in pieno l’anima della sua squadra, che da otto stagioni corrisponde a quella del proprio allenatore: ha giocato fuori ruolo, a destra, ma era fondamentale che fosse lì per chiudere almeno una via agli attacchi degli avversari.
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E poi nel momento più difficile è uscito fuori tutto ciò che Simeone aveva chiesto e immaginato: sotto 2-0 ad Anfield in tanti sarebbero caduti, ma Llorente ha avuto la prontezza di sfruttare l’occasione e rimettere la qualificazione dalla propria parte. Prima un gol, poi un altro, pochissimo tempo dopo la rete di Firmino, che invece di abbattere l’Atlético l’ha resuscitato.
Uno-due tremendo, rimonta persino completata, visto che ai due gol l’ex Real e Alavés ha aggiunto anche l’assist per il 2-3 di Morata, inutile ai fini del risultato ma fondamentale per far esplodere i più di 3.000 tifosi arrivati da Madrid. Il Liverpool non perdeva in casa una gara a eliminazione diretta in Champions League dal 2006, anche allora da campione in carica del torneo: fu il Benfica a giustiziarli, altri tempi altri eroi.
Quelli di oggi si chiamano Simeone, Oblak e Marcos Llorente, il cuore Real Madrid diventato pilastro dell’Atlético. Capace di cambiare la percezione di se stesso in una notte indimenticabile: aveva tirato solamente due volte in carriera in Champions League, nelle due successive ha segnato i gol più importanti della sua carriera, anche di più rispetto a quello segnato in finale di Mondiale per Club con la maglia del Real. Sostituto d’eccellenza, l’ultimo a segnare una doppietta da subentrato in Champions con l’Atleti fu il Kun Agüero, ma bisogna tornare nel 2009.
Oggi c’è solo da festeggiare una grande mossa, un super intuito, il ritorno del vero Atlético cholista. Quello del carattere e delle grandi imprese, magari non forte come quello del 2014 e del 2016, ma con la stessa intensità e volontà di far fuori i più forti.
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