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Alla scoperta di Marco Rose! Dagli insegnamenti di Klopp alle vittorie con il Red Bull Salisburgo

Per il quinto anno consecutivo il Red Bull Salisburgo ha vinto la Bundesliga e domani contro lo Sturm Graz potrebbe fare una storica quinta doppietta coppa-campionato. Nulla di nuovo quindi, se non fosse che quest’anno la multinazionale della famosa bevanda energetica ha chiuso parecchio le casse austriache per puntare principalmente sulla Germania e su Lipsia. E anche la guida tecnica è cambiata passando da Óscar García all’allenatore delle giovanili salisburghesi, il tedesco Marco Rose.
Nato a Lipsia l’11 settembre 1976 fu un terzino sinistro di medio basso livello e passò la maggior parte della sua carriera tra il VfB Lipsia e il Mainz. Proprio a Magonza, verso la fine della sua carriera, incontrò una figura che lo indirizzò verso la sua attuale idea di calcio: Jürgen Klopp.
Nel 2010 chiuse la carriera e iniziò subito la carriera in panchina come allenatore in seconda nella seconda squadra del Mainz prima di avere l’occasione in quarta serie tedesca al Lokomotive Lipsia a campionato in corso. In trentadue partite non perse mai, ottenendo ventidue vittorie e dieci pareggi riportando la squadra della sua città tra i professionisti.
Questo exploit non passò inosservato e il Red Bull Salisburgo lo ingaggiò come allenatore dell’Under 16 per due anni per poi essere promosso nell’Under 18. Nel 2017 si fece conoscere così da tutta Europa quando condusse a sorpresa i biancorossi al trionfo in Youth League e la dirigenza lo ritenne così pronto per la prima squadra.
L’inizio non è stato facile e gli ultimi mercati fatti più da cessioni che da acquisti hanno fatto storcere il naso e non poco ai tifosi dei Tori rossi che fin da inizio anno hanno contestato e popolato sempre di meno la Red Bull Arena. E anche i risultati hanno faticato ad arrivare. Il 4-4-2 a rombo che di Rose non è stato recepito subito dalla squadra e così prima è arrivata l’inattesa eliminazione dai preliminari di Champions subita contro il modesto Rijeka e in campionato lo Sturm è rimasto in vetta per molti mesi.
Il tedesco però è rimasto convinto delle sue idee e del valore della sua squadra e nel 2018 si è trasformata. Berisha ha iniziato ad assimilare il nuovo ruolo da ala a interno di centrocampo, Schlager si è rivelato raffinato rifinitore, Samassekou ha preso maggiore fiducia dominando il centrocampo e Haidara è passato da semplice recupera palloni a interno infaticabile capace di grandi giocate e grandi gol. È nato così il miracolo Red Bull che ha sfruttato il crollo degli stiriani vincendo il campionato matematicamente con ben tre giornate d’anticipo e nel giorno della festa ha rifilato un netto 4-1 proprio ai rivali bianconeri.

Non solo in patria ma anche in Europa Salisburgo è uscito dall’anonimato ed è arrivato fino alla semifinale dopo aver eliminato squadre blasonate come Real Sociedad, Borussia Dortmund e Lazio. La città è tornata ad affezionarsi alla squadra, con un’età media bassissima e vecchi condottieri in campo come Walke e Ulmer a suonare la carica nei momenti cruciali.
Marco Rose ha vinto il campionato più inaspettato e probabilmemte più bello di tutti riuscendo a unire tutto il Paese facendo dimenticare l’eterno odio verso la Red Bull. Una squadra giovane, bella e vincente, più di così il tecnico di Lipsia non poteva davvero fare.

Probabilmente l’anno prossimo resterà a Salisburgo ma, come per tanti suoi giocatori, il futuro sarà sicuramente nei maggiori campionati. L’augurio è di emulare un altro grande allenatore tedesco che dopo una grande avventura in Austria tornò in Germania per dominare la scena mondiale. Il suo nome è Joachim Löw campione con il Tirol Innsbruck nel 2002 e vincitore della Supercoppa con l’Austria Vienna nel 2003.

Francesco Domenighini

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