Il crollo era inevitabile. O almeno questo è quello che si pensa guardando l’ultimo anno del Manchester United: con l’uscita agli ottavi di finale di Champions League sono sfumate tutte le occasioni di portare a casa un trofeo in questa stagione, l’ennesima definita “di ricostruzione” ma che piuttosto di costruire nuovi ponti ha lasciato parecchi danni e tante domande senza risposta.
La prima è quella che riguarda Cristiano Ronaldo, il terrore dell’Atletico Madrid quando vestiva la maglia del Real. Contro il colchoneros il portoghese ha chiuso la partita con zero tiri in porta: in Champions League gli era capitato soltanto due volte, nel 2003 contro il Panathinaikos e in semifinale contro il Barcellona nel 2011. Eppure CR7 era reduce da una settimana quasi perfetta che lo aveva portato a diventare il miglior marcatore della storia del calcio con la tripletta rifilata la Tottenham appena qualche giorno prima. Sono le due facce dello United, sorprendete in alcune partite e deludente per larghi tratti della stagione.
In più per Cristiano Ronaldo c’è la grana sospesa con Harry Maguire, capitano al quale avrebbe voluto volentieri soffiare la fascia. Le gerarchie alla fine sono rimaste invariate e tra i due in campo l’attrito è notevole, una condizione non proprio ideale in uno spogliatoio che negli ultimi anni non ha mai trovato la giusta armonia. E, a proposito del difensore inglese, le ultime uscite non gli hanno permesso di rendere particolarmente bene. Al dì la dei meme che popolano il web c’è la fotografia di un giocatore che semplicemente non riesce a performare ai sui livelli e dal quale la situazione attuale dello United sta tirando soltanto il peggio.
Le circostanze poi stanno triando fuori il peggio anche da Bruno Fernandes, indicato come l’unico salvatore della squadra prima dell’arrivo di Cristiano Ronaldo. In effetti per il primo anno e mezzo il portoghese era inarrestabile: gol, assist e prestazioni da top hanno fatto spazio al gioco appiattito di questa seconda metà della stagione che ha divorato anche il suo carisma. Dopo l’eliminazione è andato via scuotendo la testa, consapevole che c’è ancora tanta strada da fare per poter vedere la luce alla fine del tunnel.
L’eliminazione dalla Champions League in questo contesto appariva quasi scontata, anche se ci sono molti rimpianti per la doppia sfida contro l’Atletico Madrid: Simeone ha descritto gli avversari come troppo disorganizzati e questo è vero, ma gli spagnoli hanno approfittato delle debolezze dello United senza mettere in scena una prestazione convincente. Di sicuro con un sorteggio più duro (contro Liverpool, Bayern Monaco o Manchester City per esempio) la storia sarebbe stata diversa. Ma in campo c’erano i Red Devils con le loro debolezze e tutti i nervi scoperti che, per riprendere il discorso del principio, sono riusciti per la prima volta a eliminare dall’Europa l’acerrimo nemico Cristiano Ronaldo. In questa situazione neanche la mano di Rangnick ha avuto effetto e qualcuno invoca a gran voce l’ingaggio del rivale Simeone come unica via verso la redenzione. Il quadro è critico e adesso al Manchester United non resta che lottare per il campionato, sperando di rientrare ancora in Champions League mentre è in cantiere l’ennesima rivoluzione.