Manchester United è alla deriva: non solo dal punto di vista sportivo, ma anche finanziario. I Red Devils hanno registrato perdite per cinque esercizi finanziari consecutivi, sommando un passivo di 400 milioni di euro. Una situazione insostenibile che ha spinto Sir Jim Ratcliffe, comproprietario e responsabile del controllo di tutte le attività del club, ad adottare misure drastiche .
Tagli al personale: per chi resta, pane e zuppa
Lo United ha annunciato in una nota che trasformerà la sua struttura aziendale per migliorare la sostenibilità finanziaria del club e aumentare l’efficienza operativa. Una scelta che porterà consistenti tagli: circa 150-200 lavoratori potrebbero essere licenziati. Una cifra considerevole, che si aggiunge ai 250 della scorsa stagione. Significa abbattere di un terzo la forza lavoro, ma non è tutto, perché chi resta non potrà godere degli stessi “privilegi” di prima. I tagli comprendono anche la modifica alla fornitura di cibo per il personale, perché anche la mensa dell’Old Trafford è destinata a chiudere. Il servizio di ristorazione a Carrington rimarrà invariato per il resto della stagione, ma cambia il menù: al personale sarà servito solo zuppa e pane.
Una crisi senza fine: il caso Ferguson
Una crisi senza fine: uno dei primi a pagare le conseguenze della crisi economica del Manchester United è stato Sir Alex Ferguson. L’allenatore di maggior successo della storia del club, dopo 26 anni spesi alla guida tecnica e 40 in generale al servizio dei Red Devils, è stato messo alla porta: impossibile, secondo la dirigenza, onorarlo di un contratto da 3 milioni di euro l’anno per riscoprire il ruolo di ambasciatore del club. Una scelta che ha sorpreso e spiazzato i tifosi che hanno faticato a convivere con l’idea di liberarsi di una leggenda come Sir Alex. La contestazione, non a caso, è all’ordine del giorno anche perché la stragrande maggioranza dei supporter dello United ritengono che le responsabilità siano da ricercare altrove.
Manchester poco United: una gestione disastrosa
I problemi finanziari del club, in effetti, dipendono soprattutto da una gestione improvvisata, al limite del disastroso. Il Manchester United ha speso più di 200 milioni sul mercato per tre stagioni consecutive, ma è rimasto ben lontano dal competere in Premier League con Manchester City, Liverpool o Arsenal e a centrare con continuità la qualificazione in Champions League. La scorsa stagione ha chiuso all’ottavo posto. Dopo aver speso quasi 250 milioni nell’ultima sessione di mercato, i Red Devils sono 15esimi. A pagare è stato l’ex allenatore Ten Hag, ma anche lo United. La buonuscita del tecnico olandese è stata particolarmente ricca: 18 milioni di euro. Altri cinque per licenziare il direttore sportivo Dan Ashworth, assunto nello scorso ottobre pagando 4 milioni di euro al Newcastle. E altri 10 ne sono serviti per l’ingaggio dell’attuale tecnico Amorìn. Esempi lampanti di una gestione rivedibile, più che sostenibile.