Guardiola torna a disperarsi. Il suo Manchester City, del resto, può prendersela solo con sé stesso. In vantaggio per due gol al Parco dei Principi, ricade nei difetti atavici di questa stagione e si getta via: 4-2 per il PSG.
Guardiola, dopo l’ennesima rimonta subita, può solo interrogarsi e trovare in fretta delle spiegazioni prima che la situazione, in Europa, precipiti senza neanche la possibilità di un ripescaggio. I numeri non mentono. Il City non sa gestirsi. Contro il PSG è stata sprecata, per la terza volta in quattro occasioni in Europa, l’essere riuscito a passare in vantaggio. Non può essere un caso. L’unica certezza è che il City torna dal Parco dei Principi con le spalle al muro, ma perlomeno con ancora in mano il proprio destino, seppur senza alternative: costretto a vincere contro il Brugge per garantirsi il passaggio alla fase play off, il minimo sindacale per le ambizioni e le qualità di questa squadra.
Al Manchester City, il mondo e le prospettive si sono improvvisamente rovesciate in 19 mesi. A giugno del 2023 la squadra di Guardiola sollevava la Champions e festeggiava il triplete. Dopo meno di due anni, il destino in questa competizione è appeso a un filo. Allo status quo i Citizens si ritrovano fuori dalle prime 24 posizioni, ma con la scialuppa di una partita ancora da giocare. Il City ha una e una sola possibilità: vincere contro i loro prossimi avversari belgi non è una opzione, ma un obbligo assoluto. Un risultato alla portata del City, che deve lasciarsi alle spalle le prestazioni contro Juventus, Sporting Lisbona e ora PSG, così come lo spreco di un vantaggio di tre gol contro il Feyenoord.
La tendenza è preoccupante: non sono solo i risultati ad essere scadenti, ma anche e soprattutto come maturano, spesso legati a improvvisi quanto inspiegabili black out di stelle che dovrebbero illuminare le notti europee ma che spesso hanno lasciato al buio Pep Guardiola. Il tecnico spagnolo, in questo senso, non si nasconde. È consapevole che il City di questa stagione non è neanche lontana partente della squadra che ci siamo abituati a vedere negli anni. Lo ammette, anche sferzando duramente i suoi uomini, lo stesso Guardiola. Il concetto non lascia spazio alle interpretazioni. “Se il Manchester City non riesce a qualificarsi per la fase a eliminazione diretta della Champions League dopo aver giocato otto partite è perché non merita di esserci”.
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