Se servisse riassumere la campagna acquisti portata avanti dal PAOK con una sola parola, sarebbe “nostalgia“. Forse no, anzi, perché l’ex capitano dei bianconeri Stefanos Athanasiadis ha lasciato in direzione Maccabi Haifa dopo aver visto il suo posto usurpato da Prijovic. In ogni caso, certamente i due volti principali della campagna acquisti che i dirigenti del club bianconero hanno scelto di portare avanti non è stata una vera e propria ventata di freschezza. Veirinha a parte, c’è pure un altro cavallo di ritorno che ha scelto di tornare a casa. Come nel caso del portoghese, in Grecia dal 2008 al 2012, un nuovo profilo ha deciso di tornare a Salonicco dove tanto amore aveva ricevuto dal tifo del Toumba. Un nuovo personaggio si è sentito quasi in dovere di rilanciar la propria carriera in un lido dov’è stato apprezzato e stimato in modo viscerale, col quale c’è sempre stato un legame pur se (mal) celatamente mascherato dietro qualche rumor di mercato fantasiosamente ipotizzato e velocemente rispedito al mittente. Forse perché Róbert Mak ha il talento cristallino che ben pochi nel suo ruolo hanno, forse perché qui aveva lasciato un ricordo bellissimo di sé, in ogni caso l’hanno fortemente rivoluto. Ed erano bastati due soli anni, dal 2014 al 2016, affinché il suo nome apparisse sulla bocca di tutti. Due anni che trovate riassunti nel video sul quale potete cliccare QUI: tifosi e addetti ai lavori erano incuriositi da questo giocatore, gli uomini mercato dello Zenit sbaragliarono la concorrenza e la scorsa estate portarono lo slovacco in Russia.
Ma San Pietroburgo non è Bratislava, dalla quale Róbert partì salvo poi venir ben presto adocchiato dallo scouting del Manchester City a soli 15 anni. “Robbie“, come veniva affettuosamente soprannominato, non era ancora il “Mad Mak” di oggi: era un ragazzino, talentuoso ma forse poco scaltro. Non troppo aggressivo ma leggiadro, stupefacentemente tecnico e forgiato dall’academy dello Slovan con la stessa pazienza con cui di distilla la vodka. Nel 2010 passò al Norimberga, dopo quattro anni tristi ed incolori ecco la chiamata da Salonicco. Per uno che aveva vinto la Youth FA Cup 2008, agendo da esterno nonché dirimpettaio del connazionale Vladimír Weiss, non era certamente il massimo. Ala veloce, rapida, dotata di un gran passo e sufficiente spavalderia per affrontar spesso il diretto marcatore nel dribbling: il Toumba ha perso la testa per lui. E il rapporto tra Mak e Salonicco l’ha spiegato ottimamente l’allenatore Angelos Anastasiadis: “A me personalmente non sembra affatto strano. E’ piuttosto semplice: il PAOK come squadra ha offerto tanto a Mak e lo stesso ha fatto il giocatore. Legare è normale. Mak è consapevole di un ambiente che è a lui familiare. Questo è un giocatore importante, erano serviti tre anni per portarlo al PAOK, può dare molto perché ha maturato esperienza. E’ un giocatore molto migliore, un grande guadagno per la squadra”. Dopo due anni di craziness, forse, era il caso di tornare a fare un po’ di casino a Salonicco.
Róbert, 26 anni, è stato ceduto in prestito dallo Zenit per l’intera stagione 2017/18. Non si sa se vi sia un opzione per farlo rimanere, una volta terminato tale periodo, ma ai media russi il giocatore non ha nutrito particolar timore: “Cominciando la stagione con lo Zenit, sembrava che quest’anno non avrei giocato molto. Così ho parlato con l’allenatore e ho chiarito che sarei voluto andare in prestito: l’unica squadra che volevo era il PAOK, dove avevo già giocato e mi sento molto bene. Lo Zenit ha accelerato, tutto si è concluso molto rapidamente: In Grecia, in quell’ambiente, con quelle persone, tutto è più facile per me”. E infatti, già l’11 luglio, un comunicato stampa del Δικέφαλος annunciava festante: “Mad Mak is (officially) back!”. E pensare che nel 2014, quando Mak si trovava prigioniero in Zweite Bundesliga col Norimberga, si fece sotto il Legia Varsavia. Tutto era avviato verso il buon fine della trattativa quando ad un certo punto il PAOK superò la concorrenza. Nel 2014/15 il suo bottino parlava di 8 reti e 5 assist in 35 partite, ma il meglio sarebbe arrivato quando Igor Tudor decise di spostare questo talentuoso slovacco dall’esterno del campo all’interno, per farlo giocare da falso nueve. Intuizione geniale, col senno del poi, sicché Róbert esulterà per 20 volte in 46 apparizioni con l’Aquila Bicipite sul petto. Grazie a questa continuità prenderà uno dei 23 biglietti per Euro2016, attirerà su di sé le attenzioni di Anderlecht e Zenit fino a quanto non opterà per San Pietroburgo. Che non è Bratislava, come ho scritto sopra, ma nemmeno Salonicco: Mak ha giocato una prima metà di stagione sfavillante e a fine anno verrà nominato player of the season. Le sue 6 reti e i suoi 5 assist, in 27 incontri, non gli sono però bastati per restar sotto le ali della Gazprom. Buffo, no? E pensare che ora Mad Mak è veramente a casa, al Toumba, dunque potrebbe far meglio…