Vada come vada questa finale di Copa Libertadores entrerà nella storia. Perché sarà l’ultima a giocarsi con il doppio confronto prima di passare allo standard europeo della gara secca. E questa occasione di restare negli annali non la vuole sprecare il Gremio che dal primo atto di questo duello ne è uscito vincitore.
Un vantaggio striminzito che però consente al Tricolor Gaucho di avvicinarsi a quel terzo titolo così tanto sognato nel corso degli ultimi 22 anni. Un sogno a metà perché ancora deve venire il difficile, la partita in trasferta. La squadra di Renato ha dato importanti segnali di superiorità soprattutto sul piano tecnico perché quando si è deciso che la finale non poteva finire sullo 0-0 sono stati proprio i brasiliani a prendere il controllo di una gara a tratti dominata. Alla fine l’ex romanista l’ha vinta coi cambi: dentro Jael, l’uomo dell’assist, dentro anche Cicero, quello che il pallone l’ha buttato dentro. Vittoria meritata e superiorità legittimata contro un Lanus che ha pagato la sua troppa prudenza.
Ma questo forse faceva anche parte delle strategie di Almiron, uno che ha dimostrato di non gradire particolarmente questi incontri in trasferta e di volersi giocare tutto in casa. Come con il River. E la finale in casa del Gremio assomigliava tantissimo alla semifinale del Monumental dove il Granate giocò una partita totalmente di contenimento per poi venire punito nello stesso minuto su un errore del portiere.
E chissà che questo flashback non sia di buon auspicio. D’altronde alla Fortaleza sarà un Lanus totalmente diverso, molto più simile alla propria versione di squadra d’attacco. Rispetto alla semifinale con il River non varrà la regola dei gol in trasferta e quindi in caso di gol subito la rimonta avrà bisogno di uno sforzo in meno. A questo probabilmente i calciatori di Almiron avranno già pensato ma per battere questo Gremio servirà un’impresa forse più grande rispetto al miracolo di poche settimane fa.
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