La stagione di Lorenzo Pellegrini, partita con qualche difficoltà, rischia di trasformarsi in una scalata all’Everest. Contro il Belgio, Italia al 24’ del primo tempo avanti per 2-0 con le reti di Cambiaso e Retegui. Una buona nazionale, a tratti anche davvero bella. Poi, Lorenzo Pellegrini stacca la luce: il suo cartellino rosso cambia la partita e forse la stagione del capitano della Roma.
Lorenzo Pellegrini era rimasto, prima della partita con il Belgio, un caso circoscritto all’interno di Roma e della Roma ma dopo la sfida di Nations League è diventato un caso nazionale, nel senso più calcistico del termine. Nel suo stadio, indossando la maglia azzurra numero 10, in una serata che si era messa benissimo per l’Italia, poteva e doveva sfruttare la possibilità di lasciarsi alle spalle un periodo profondamente negativo. Invece, con una scivolata in mezzo al campo, ha scavato ancora di più nell’abisso di una crisi che in questo momento sembra senza via d’uscita. Un fallo senza molto senso che ha lasciato l’Italia in dieci e messo in salita una partita che gli azzurri avevano incanalato sui binari dei tre punti dopo meno di mezz’ora di gioco. Quanto basta per apire per l’ennesima volta la discussione sulla tenuta nervosa di un calciatore evidentemente dotato, ma anche abbastanza in difficoltà nel reggere una pressione diventata enorme.
Spiace per il ragazzo, che sta evidentemente pagando un prezzo altissimo. Nessuno mette in discussione le qualità di Pellegrini. Negli ultimi anni ha cambiato tantissimi allenatori (Fonseca Mourinho, De Rossi, Juric alla Roma, Mancini e Spalletti in nazionale) eppure ha sempre trovato posto. Dunque, le doti le ha. La sensazione è che paghi aspettative eccessive in relazione a quello che al momento è in grado di dare dal punto di vista fisico, tecnico e mentale. La sua è la storia di un equivoco degenerato in cortocircuito e che ha trasformato il capitano della Roma nel capro espiatorio dei problemi di una piazza che ormai lo odia. Ciò che manca a questo ragazzo è evidentemente la serenità, persa nei meandri di una contestazione che sa di accanimento, cavalcata quasi con gusto dai tifosi del calcio 2.0: piazze virtuali e un po’ vigliacchette dove chiunque si sente autorizzato a offendere e disprezzare, vomitando veleno e disgusto, sentendosi rassicurato dall’impossibilità di un confronto faccia a faccia.
Dal virtuale al reale, il passo è breve. L’anticamera della serataccia si era avvertita sin dall’inizio, in uno stadio generoso con tutti gli azzurri tranne che con lui. Neanche la maglia della nazionale, al momento della lettura delle formazioni, lo ha salvato dai fischi dell’Olimpico, piovuti ancor più copiosi, al momento dell’espulsione. Il rosso c’è tutto, come la frustrazione per aver messo in difficoltà il gruppo. La sensazione, ormai vicina alla certezza, è che Pellegrini, al di là delle dichiarazioni, stia soffrendo moltissimo. Andare via da Roma, forse e per il suo bene, sarebbe la soluzione migliore.
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