Olympiakos-Atromitos non è mai una partita normale. Certo, si tratta di un derby, ma né il derby degli eterni rivali (Olympiakos-Panathinaikos), né la stracittadina che vede opporsi ai biancorossi i gialloneri dell’Aek. E’ un derby che formalmente appartiene alla città di Atene, ma che di fatto ha ben poco a che fare con la capitale greca. Il Pireo si trova a sud-ovest rispetto al cuore pulsante dell’Hellas, distante circa 10 km: è collegato ad Atene solo mediante dei sobborghi, dunque senza soluzione di continuità, mentre riveste notevole importanza in ambito economico-mercantile in quanto sede dell’omonimo porto. E dal V° secolo a.C. ad oggi, ovvero da quando Temistocle decide di istituirlo, ha sempre mantenuto un certo distacco. E non dimentichiamo che è qui che, oltre al trambusto dovuto ad un continuo andirivieni di merci, è nata la filosofia. Quanto a Peristeri, trattasi di un piccolo comune appartenente all’unità periferica di Atene occidentale, dal centro della quale dista circa 5 km. Qui, dove nel maggio 1923 un gruppo di studenti si riunì in piazza Kyriakou per fondare l’Atromitos, vivono oggi poco meno di 15omila persone. Περιστέρι in greco vuol dire “piccione”, vi sono diverse ragioni alla base di questa etimologia (ma se vi interessa specificatamente, vi rimando alla pagina Wikipedia in greco): in ogni caso, casomai ci passaste, vi consiglio di visitare la Cattedrale. Ma non sono qui ad impartire lezioni di geografia.
Sono qui per parlare di una partita non per forza scontata: in fondo, la crisi dell’Olympiakos era (è?) sotto gli occhi di tutti. E invece, il sito del club biancorosso parla di un ένα ακόμα βήμα για την κατάκτηση του 44ου πρωταθλήματος. Traduzione? Un altro passo verso la conquista del 44esimo titolo. Nell’undici di Vouzas ci sono le conferme di Leali, dopo l’errore contro il Besiktas in Europa League, e di Marko Marin sulla trequarti. Oltre a Cambiasso viene riscoperto pure Alejandro “El Chori” Domínguez: col sommo piacere degli estimatori (me compreso) del 35enne di Lanús, si è visto in campo dopo una stagione passata prevalentemente tra panchina e tribuna (non è stato convocato in 13 occasioni da mister Bento, addirittura è finito fuori dalla lista di giocatori impiegabili in Europa League). Non da trequartista, in cui negli anni è stato sopravanzato nelle gerarchie dalla crescita esponenziale di Fortounis, bensì da punta. Falso nueve, sarebbe meglio dire: solo panchina infatti per Ansarifard e Cardozo.
Sin da quando Selimos ha decretato l’inizio delle ostilità, è stato l’Olympiakos a prender le redini del gioco e a tenerle ben salde tra le mani. Del resto, si giocava al Karaiskakis, dove solitamente non si esce tanto bene (anche se nelle ultime tre settimane Aek e Paok hanno tranquillamente bivaccato anche in casa del Θρύλος). Fatto sta, anche il ritorno del Chori in campo è stata una piacevole sorpresa: l’attacco di Vouzas è leggero solo come terminologia, di fatto punge tantissimo, Marin si riscopre fantasioso, Fortounis corre come un forsennato. Quanto a Sá Pinto (tornato all’Atromitos dopo la precedente parentesi nel 2014-15), il suo obiettivo è stato quello di colpire in contropiede: non il massimo. Al 12′ prova proprio il numero 7 di casa, pallone fuori. Un minuto dopo, una gran combinazione da parte del duo mancino (Marin + de La Bella) ha portato al tiro il terzino, con pallone deviato in angolo. Androutsos e Fortounis ci provano, poi al 35′ Marin imbecca il classe ’97 che guadagna un corner tra le proteste avversarie che chiedevano il rinvio dal fondo. Corner dal quale scaturisce il vantaggio: Fortounis batte corto per Marin, pallone nuovamente al 7 che crossa col sinistro, gran elevazione di Manuel da Costa e prima gioia stagionale per il difensore marocchino che di testa è riuscito a battere Gorbunov. 1′ di extratime e il primo tempo finisce.
Con le immagini di Ansarifard ed Elyounoussi intenti ad accelerare le operazioni di riscaldamento, si riparte. E’ sempre il team di Vouzas a fare la partita, non c’è margine di occasione per l’Atromitos se non qualche sortita offensiva assai poco pericolosa. Leali rimarrà praticamente inoperoso. Al minuto 59′ esce il Chori Domínguez (in ombra, ma è giustificato: deve recuperare il ritmo partita, è rimasto fermo per tanto, l’età poi non aiuta, ma a parer mio rimane imprescindibile e può dare ancora tantissimo alla causa del Θρύλος): dentro l’atteso Karim Ansarifard. Due giri di lancette dopo, è raddoppio. Androutsos riceve da Fortounis, prova l’azione in solitaria sulla destra ma all’ultimo serve ancora Kōstantinos che fa partire un cross insidiosissimo che Ansarifard devia in porta. Transfermarkt attribuisce la paternità della rete a Fytanidis, dunque autorete, il sito dell’Olympiakos invece parla del primo gol in Super League dell’iraniano con la maglia della società del Pireo [minuto 2:20]. In ogni caso, nessuno ha da ridire sul fatto che voglia dire 2-0. Marko Marin, autore di una prestazione da Chelsea, viene poi rimpiazzato da Elyounoussi, Diguiny viene inserito al posto di Platellas nelle fila ospiti. Eppure, cambierà ben poco per l’Atromitos (letteralmente, “l’impavido”, con quell’α privativa che tanto mi ricorda i tempi del liceo): sempre biancorossi avanti, con Bouchalakis in campo per Cambiasso. Vasiliou per Tonso è poi il secondo cambio di Sá Pinto. E c’è una frase che riassume meglio di ogni altra la partita degli ospiti: Ο Ατρόμητος δεν είχε τίποτα ιδιαίτερο. Letteralmente, l’Atromitos non aveva niente di speciale. Al 75′ l’unica vera chance confezionata dai blu porta la firma di Dauda. Ma è poco, troppo poco, anche perchè al minuto 82 l’Olympiakos potrebbe fare anche il terzo. Succede tutto molto velocemente: de La Bella scatta sulla sinistra, vuole il fondo, lo ottiene e trova Elyounoussi in area. La conclusione del norvegese è pessima, il pallone finirebbe larghissimo sul fondo sennonché dall’altra parte non sbucasse Androutsos pronto a capitalizzare l’assist involontario del compagno. Solo una grande, grandissima parata di Gorbunov ha potuto evitare il tris. Come ricorda la cronaca di Olympiacos.org, η μόνο Ελληνική ομάδα στην Ευρώπη, συνεχίζοντας να προσφέρει βαθμούς στο Ελληνικό Ποδόσφαιρο. E’ l’unica squadra greca in Europa, che continua a portare punti (nel coefficiente) al calcio greco. Finisce così, con quella grandissima promessa di Anthony Le Tallec che entra in campo quando il cronometro ha toccato quota 83. L’Olympiakos riparte da casa propria, dal Karaiskakis, e compie un altro passettino verso il 44esimo titolo. Non che fosse preventivabile un sorpasso di Panionios & co, ma voglio comunque sottolineare come la crisi possa dirsi conclusa. Sempre ricordando che giovedì si ritorna in Turchia. Non più ad Ankara, bensì ad Istanbul. Ma con la speranza che finisca allo stesso modo.
Prima di concludere, voglio giusto fare due premesse. La prima è rapidissima, la esaurisco in poco: pensate ad Anthony Le Tallec e alla sua parabola discendente (classe ’84’, inserito nel 2001 tra i migliori giovani secondo Don Balón, la sua carriera sembrava destinata a continuare al Liverpool, poi tanti prestiti e un talento mai sbocciato davvero). Non so a voi, ma a me fa intristire parecchio. E non che al fratello Damien sia andata meglio, eh (anche lui uscito dal Le Havre, per il classe ’90 anche tre anni al Borussia Dortmund tra 2009 e 2012 prima di un degradamento che attualmente lo vede allo Stella Rossa).
La seconda riguarda Giannīs Maniatīs. Oggi l’avete visto con quella maglia blu, dell’Atromitos, ma il suo passato è in grandissima parte biancorosso. La sua carriera è stata legata al Pireo dal 2011 al 2017 (salvo un prestito allo Standard Liegi nel 2016), quando nel gennaio è stato ceduto proprio al club di Peristeri dopo 6 mesi da separato in casa. Anche lo scorso anno aveva giocato pochissimo, ma per colpa di un infortunio al ginocchio che gli ha fatto saltare qualcosa come 16 partite in Super League. A gennaio, come detto, ha rescisso il contratto che lo legava all’Olympiakos, la squadra di cui era capitano e leader, per accasarsi altrove. All’Atromitos sta perlomeno giocando, e la sua grande esperienza è certamente utile al gruppo. Ma quello su cui intendo porre l’accento non è tanto il suo addio al Pireo, quanto il modo con cui se ne sia andato. In silenzio, sebbene il ruolo di capitano/l’età/i servigi prestati al club glielo consentissero. Coi colori biancorossi indosso, Giannis ha giocato tanto (152 partite, più di 11800 minuti), si è divertito tanto (11 reti, 20 assist) e ha vinto tanto (5 campionati, 3 coppe di Grecia). In questo articolo si sottolineano la forte personalità, la passione totale e i polmoni inesauribili del leader della Nazionale (aggiungo, io, anche la polivalenza: Maniatis può esser impiegato indistintamente come centrocampista centrale o terzino destro). Insomma, il match di ieri è stato una sorta di ritorno al passato per lui. E non mi sorprenderei se ci fosse scappata qualche lacrima.
Ecco il tabellino del match:
Olympiakos (4-2-3-1): Leali; Paredes, Retsos, da Costa, de La Bella; Cambiasso (dal 74′ Bouchalakis), Martins; Marin (dal 66′ Elyounoussi), Fortounis, Androutsos; Dominguez (dal 59′ Ansarifard). All. Vouzas
Atromitos (4-2-3-1): Gorbunov; Kontoes, Fytanidis, Zisopoulos, Katranis; Maniatis, Umbides; Platellas (dal 66′ Diguiny), Tonso (dal 74′ Vasiliou), Limnios (dall’83’ Le Tallec); Dauda. All. Sá Pinto
Reti: 36′ da Costa, 62′ aut. Fytanidis. Ammoniti: de La Bella, Bouchalakis. Arbitro: Selimos.
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