«I calciatori devono sempre allenarsi con il pallone: avete mai visto un pianista esercitarsi senza pianoforte?». La filosofia di José Leonardo Nunes Alves Sousa Jardim, cresciuto a Madeira come Cristiano Ronaldo e facente parte della scuderia di Jorge Mendes (al pari del cinque volte Pallone d’oro) è riassumibile in un virgolettato dietro al quale c’è tutto: il Monaco delle meraviglie, il casinò biancorosso, il capolavoro che ha salutato a testa altissima una volta che gli è stato comunicato l’esonero. Esonero tranquillo, calmo, col vicepresidente Vasilyev a prendere la parola, dipingendo un tecnico scrittore di una delle pagine più belle della storia del club. «Leonardo farà per sempre parte della famiglia dell’As Monaco» ha concluso, e c’è da credergli, perché le vittorie conquistate insieme hanno annullato la negatività di un esonero pressoché ovvio, visto il 18° posto in classifica della squadra. Certo, l’hashtag #ObrigadoMister divampato sui social mostra il lato preponderante di una medaglia visibilmente sbilanciata. Il titolo nel 2017, l’ottavo nella storia, le semifinali di Champions raggiunte nello stesso anno, le due finali di Coppa di Francia in 2017 e 2018: non si dimenticano 406 partite, 224 vittorie, 90 pareggi e 92 sconfitte, per un totale di 748 gol fatti e 460 subiti e 762 punti complessivi.
«L’AS Monaco annonce avoir mis fin à sa collaboration avec Leonardo Jardim». Il mister di Barcellona (quella venezuelana, non in Catalogna) paga un inizio di stagione da psicodramma: due sconfitte in Champions, una sola vittoria in Ligue 1, 3 pari e 5 ko, soli 6 punti in 9 gare. Mentre da Manchester l’ex terzino rossonero Benjamin Mendy si diceva molto triste, in Portogallo era tutto un susseguirsi di notizie. «Dei sempre o meu melhor e trabalhei com paixão. Daghe Munegu» si congedava Jardim, che già il giorno prima del suo esonero aveva salutato la squadra. Il quotidiano portoghese A Bola ha parlato di 7 milioni pagati all’ex tecnico per la rescissione anticipata del contratto firmato fino al 2020, altri dicevano 9. In ogni caso, la tifoseria del Monaco non s’è fatta problemi ad attaccare duramente la società per l’addio di Jardim, diramando un comunicato che additava la colpa dei pessimi risultati allo stretto rapporto con Jorge Mendes. In particolare, a tutti quei calciatori rappresentati dal potente agente “che troppo spesso passano l’integrità dei loro contratti esorbitanti per godersi il sole e la vita notturna del Principato, senza mostrare molto interesse per i nostri colori“. Senza contare che, per un periodo, già nel settembre 2014 Jardim era penultimo. Il suo Monaco stentava a ingranare, il mister ricevete il nomignolo di “Le Lusitanien tâtonne“, il portoghese brontolone, e fu preso di mira dalla satira. Presero in giro il suo accento marcato, addirittura il comico Julien Cazarre ne prese le sembianze in uno dei suoi spettacoli.
Secondo The Guardian, Jardim ha guidato due Monaco. Uno “big spending“, l’altro fondato su “home-grown talent“. E quel 4-4-2 cucito su misura, calcio accademico, basato sulle coppie, è ancor oggi stupefacente. Mbappé e Germain punte di movimento, Falcao e Carrillo di peso: «Il progetto è anche quello di mantenere un modello coerente, di cercare giocatori da adattare, di avere una certa qualità di gioco. Qui a Monaco ci sono dei momenti difficili, ma con Vadim (Vasilyev, ndr) ho sempre parlato faccia a faccia». E ancora: «Quando alleniamo non abbiamo vita, lavoriamo dodici mesi su dodici. Un giorno mi divertirò a fare altro, resterò nel calcio ma con altre funzioni. E mi godrò mio figlio, 13enne…». Va bene, è stata la fin d’un cycle. Ma già ci sono i nomi delle prossime destinazioni chiacchierate per Jardim, il Manchester United e il Real Madrid. Curioso poi come, in entrambi i posti, ripercorrerebbe le gesta di un altro portoghese…
«Quattro anni fa eravamo in seconda divisione, quindi per noi è stato eccezionale trovarci in semifinale di Champions. Il nostro segreto è il buonsenso, all’inizio non è stato facile trovare equilibrio, abbiamo speso tanto per rilanciare rapidamente il progetto, ma ora abbiamo un modello efficiente. Nel calcio tutto può cambiare se un pallone finisce sul palo, servono calma e lungimiranza. Jardim l’ho voluto quando nessuno lo conosceva e l’ho sostenuto quando le cose andavano male. Faremo il necessario perché resti il più a lungo possibile, perché interpreta al meglio il nostro progetto» – Vadim Vasilyev, vicepresidente del Monaco, alla vigilia della sfida alla Juventus nel maggio 2017
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