Fallimento, termine sempre in voga nel momento del calcio, spesso abusato e fuori luogo, ma comunque sempre attuale. La maniera più corretta di definire un fallimento è il distacco tra le aspettative e il risultato e se c’è una squadra che in questa Liga ha effettivamente fallito, quella è il Betis.
A vedere la rosa a disposizione, i lampi che ha questa squadra, e il contesto in cui gioca è evidente che si tratta di un enorme spreco di talento. L’alta competitività di questa Liga ha fatto in modo che la squadra di Rubi pagasse caro i suoi errori, limitando a solo qualche ottima ma isolata grande prestazione il suo lato migliore. La squadra è costruita per ambire alle posizioni che portano in Europa e ciò non significa che il Betis è obbligato a entrare nelle prime 7, ma che quantomeno risulti in corsa per quel treno.
E invece la squadra dopo 29 giornate è più vicina, seppur di un solo punto, alla zona retrocessione rispetto a quella europea. Distanza di sicurezza sì dai posti che scottano di più, ma è chiaro che non può bastare a un club che vanta in rosa giocatori anche di prima fascia, che assieme al veterano Joaquín compongono una rosa dall’interessantissimo potenziale. Di fatto non c’è un reparto effettivamente debole: il portiere Joel Robles è affidabile, la linea a quattro difensiva ha una stella emergente come Emerson e un ottimo terzino quale è Alex Moreno, oltre a un centrale di grande esperienza come Bartra, sicuramente affidabile; a centrocampo le alternative non sono eccellenti ma i titolari hanno alle spalle esperienze importantissime, vedi Guardado, Canales e William Carvalho, per non parlare di un attacco in cui nell’ultimo mercato estivo (in cui è doveroso sottolineare che sono partiti pezzi grossi come Lo Celso e Pau Lopez) sono arrivati giocatori come Borja Iglesias e Fekir.
Le premesse per una stagione a caccia dell’Europa c’erano tutte, soprattutto perché senza impegni infrasettimanali e con il supporto di una splendida tifoseria (almeno fino alla sosta), il Betis aveva le carte in regola per essere la rivelazione della stagione. L’operato di Setién curiosamente non aveva convinto tutto il pubblico blanquiverde, ma con il cambio in panchina e il subentro di Rubi, si è persa anche la grande qualità del gioco delle scorse stagioni che aveva portato la squadra in Europa, pur non convincendo affatto nella sua breve parentesi internazionale dello scorso anno.
Il problema è la mancanza di continuità di questo gruppo, che ha le potenzialità per riuscire in imprese tipo rimanere imbattuto col Real Madrid tra andata e ritorno o essere l’unica squadra ad aver segnato 3 gol all’Athletic (prossimo avversario), ma poi si perde anche nelle partite in cui è lecito aspettarsi i 3 punti. Di fatto se si esclude quella bella parentesi di tre vittorie consecutive tra fine novembre e inizio dicembre, la squadra non ha mai trovato due vittorie in fila, e questo non può lasciare soddisfatta una società che dallo scorso mercato sembrava aver alzato le proprie ambizioni.
Il pari col Granada è stato un po’ l’emblema di una stagione deludente, quando il Betis era riuscito a ribaltare la partita nel finale, per poi subire il 2-2 ancor più in extremis. Tanto che persino Joaquín, che della squadra dovrebbe essere il trascinatore emotivo, è apparso triste, abbattuto, conscio che questa stagione già non ha più nulla da dire, nonostante buone premesse. Forse non ci saranno conseguenze a livello di classifica, che difficilmente avrà novità da qui a fine anno, e per questo anche Rubi in qualche modo riuscirà a concludere la stagione, ma è chiaro che l’annota del Betis è a tutti gli effetti un grande fallimento.
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