Nella teoria della relatività non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo. Così due anni possono sembrare un battito di ciglia per alcuni, un tempo infinito invece per chi, voltandosi indietro, vede la sua vita completamente stravolta da eventi più o meno imprevisti.
Che cos’è il tempo se non un’ illusione? Cambiamento, progresso, unico rivelatore di verità ancora profondamente nascoste. Ed ecco che, spostando indietro le lancette del nostro orologio, ritorniamo a due anni fa, al 10 febbraio 2015. Luogo: il mistico Anfield. Allora, durante gli infuocati 90 minuti di Liverpool-Tottenham, proprio quando Steven Gerrard si accingeva a calciare quel rigore, nessun tifoso avrebbe mai immaginato che nel giro di due anni il tanto amato capitano avrebbe smesso di vestire quei colori, ma che sarebbe invece ritornato, come la perfetta chiusura di un cerchio, a dispensare i suoi saggi consigli ai ragazzini dell’Academy che sognano di seguire le sue orme. E neanche la banda di Pochettino, mentre era intenta a lasciare lo stadio con in volto la tristezza della sconfitta, avrebbe mai immaginato che in appena due anni sarebbe diventata la squadra che gioca il miglior calcio di tutta la Premier League, arrivano a lottare addirittura per il secondo posto.
Scherzi del destino che spesso si diverte a giocare con il tempo creando meravigliosi intrecci nelle nostre vite: due anni (e un giorno) dopo quel Liverpool-Tottenham le due squadre tornano ad essere l’una contro l’altra come in un déjàvu, ma tenendo gli occhi ben aperti ci accorgiamo che la situazione è tutto fuorché uguale. Non c’è più, come detto, la bandiera Steven Gerrard e neanche il fenomeno dalla testa calda Mario Balotelli, che proprio quel giorno, subentrando a meno di dieci minuti dalla fine, decise la partita con un facile tap-in su suggerimento di Lallana, marcando così la sua prima rete con la maglia dei Reds; non c’è più lo stupore per il talento di Kane, consacratosi come uno dei bomber più prolifici di tutta l’Inghilterra né tantomeno la promessa Ibe, finito al Bournemouth.
Tante cose sono diverse, a partire proprio dall’essenza delle due squadre, il gioco: Jurgen Klopp, che sarebbe approdato in Inghilterra qualche mese più tardi, ha portato innovazione tra le fila del Liverpool, il tocco in più che durante tutti questi anni è sempre mancato alla squadra. Il rovescio della medaglia però è venuto fuori nell’ultimo mese, quando i ragazzi in maglia rossa hanno faticato oltremodo a seguire i dettami del loro allenatore, profeta del pressing e predicatore della copertura degli spazi, due concetti non facilmente realizzabili perché hanno come presupposto una buona resistenza fisica. Il calo di forma e di risultati lascia molto a desiderare per un Liverpool che fino ad un mese fa aveva tutte le carte in regola per mettere sotto pressione il Chelsea, ma che adesso ha urgente bisogno di un’altra magia da parte del suo stratega tedesco.
Anche il gioco del Tottenham ha subito una trasformazione, più simile però ad un glorioso balzo in avanti: Mauricio Pochettino infatti ha modellato alla perfezione il suo 4-2-3-1, facendolo diventare il suo modulo di battaglia grazie anche ai tantissimi giovani talenti a sua disposizione. Da Kane a Eriksen passando per il fenomenale Alli: la sua è una banda di giovani macchine da guerra, programmate dal tecnico spagnolo per divorare l’avversario a suo di gol. Il suo capolavoro però è senz’altro la difesa, cresciuta nel tempo fino a diventare la migliore della Premier League per il secondo anno consecutivo, nonché preziosa fornitrice di assist grazie ai due abilissimi terzini sempre proiettati in avanti.
Due filosofie opposte a confronto, scenari totalmente diversi rispetto al 2015 che adesso sembra lontano anni luce e molto arretrato rispetto alle evoluzioni compiute dalle due squadre in così poco tempo. Se quell’anno la partita valeva un posto in Europa League quest’ano il bottino è ben più grosso: il Tottenham spera di non incappare in una sorta di tunnel spazio temporale, evitando questa volta la sconfitta ad Anfield arrivata proprio due anni fa e continuando la sua splendida marcia per assicurarsi almeno il secondo posto; d’altro canto il Liverpool punterà tutto sulla vittoria ancora una volta, sognando di rientrare in corsa per un posto nella prestigiosa Champions League.
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