Più di 14 anni di attesa, 5117 giorni di gioie, preoccupazioni, trionfi e sconfitte prima di arrivare a oggi, la notte magica che ha riconsegnato la coppa più prestigiosa d’Europa tra le braccia del Liverpool. A riempire il tempo tra la rimonta mozzafiato contro il Milan del 2005 e il particolare derby tutto inglese con il Tottenham ci hanno pensato quasi due decenni in cui niente è rimasto uguale: sono cambiati i protagonisti, le idee, i volti e i nomi di chi a Istanbul aveva saputo riscrivere la storia con una fra le imprese più belle della Champions League.
Ad accompagnare i Reds verso la sesta coppa (record assoluto per una squadra inglese) non ci sono stati i 6 gol di 14 anni fa, né tantomeno il mix di emozioni che avevano pervaso il cuore dei tifosi in quella folle notte. A far brillare il Wanda Metropolitano ci pensa più lo spettacolo sugli spalti che quello visto in campo, quasi come se lì su quel prato si stesse giocando un’ordinaria partita di Premier League al di fuori dei confini, con il Liverpool attendista come mai prima d’ora e un Tottenham pericoloso soltanto a tratti. Eppure, nonostante qualche palpebra calata e poche palpitazioni di cuore, Madrid è stata lo scenario perfetto di un trionfo quasi disegnato a tavolino da Jürgen Klopp che finalmente si è scrollato di dosso l’etichetta di perdente di lusso aiutato da Salah e Origi, due complici d’eccezione che hanno segnato tutto questo percorso europeo.
Disegnato sì, a partire dalla sconfitta contro il Real Madrid nella scorsa finale: da allora il tedesco è riuscito a dare un’anima nuova al suo Liverpool, sempre frizzante ma più solido e maturo dal punto di vista psicologico. I suoi giocatori poi hanno fatto il resto, portando il concetto di squadra a un livello tale da resistere alle intemperie più dure, come il girone di ferro e la semifinale quasi stregata contro il Barcellona.
La Champions League si tinge di rosso e dopo 14 anni ritorna a Liverpool per la sesta volta, stavolta sostenuta dalle braccia di Jordan Henderson che con orgoglio raccoglie l’onere e l’onore dei suoi più illustri predecessori. E se c’è una cosa che questo Liverpool ci ha lasciato in eredità dopo questa notte indimenticabile è che non importa quando sia fitto il buio e spaventosa la tempesta, alla fine di tutto ci sarà sempre un cielo d’oro e la dolce canzone della coppa d’argento più bella di tutte.
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