L’Italia s’è desta? Piuttosto si è persa. E si scopre piccola, ai margini del calcio Europeo. Stupisce chi si stupisce. Il movimento e la nazionale attraversano una delle fasi più difficili della sua storia, qualcosa di molto simile al periodo fra il 1950 e il 1978 quando la nazionale al netto dell’exploit dell’Europeo del 1968 e della finale mondiale del 1970, non è riuscita ad ottenere risultati.
Definire il secondo decennio del XXI secolo il periodo più buio del calcio italiano non è una eresia. A sostegno di questa tesi, ci sono i numeri. Nel 2010 la nazionale Campione del Mondo del 2006 non riesce a difendere il titolo. Non supera neanche un girone con Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda. Umiliante. Nel 2012 la squadra affidata a Cesare Prandelli si arrampica sino in finale agli Europei. È la nazionale di Buffon, della BBC, di Pirlo, De Rossi, Montolivo, Marchisio, Cassano e Balotelli. Sembra ci sia la possibilità di aprire un ciclo, ma in Brasile, nel 2014, la nazionale esce al primo turno perdendo con Costarica ed Uruguay. La palla passa a Conte, che in due anni costruisce su una squadra non eccezionale un gruppo comunque di ferro. La nazionale di Euro 2016 è mediocre, ma ha determinazione feroce che le permette di arrendersi solo ai calci di rigore ai quarti contro la Germania. A Conte succede Ventura che entra nella storia del calcio italiano dalla parte sbagliata. Accettabile finire il girone di qualificazione a Russia 2018 alle spalle della Spagna, meno essere eliminati dalla Svezia nel doppio confronto 0-1 a Stoccolma, 0-0 a Milano. Per la prima volta, dal 1958, non l’Italia non partecipa al Mondiale.
Una nazionale dall’azzurro sbiadito è consegnata a Roberto Mancini. Il nuovo CT restituisce dignità e si giova del canto del cigno del calcio italiano. Chiellini, Bonucci, Verratti, Insigne e Immobile regalano il sogno di Euro 2021 che si rivela, alla luce dei fatti, una vittoria sopravvalutata e per certi versi utilizzata anche come ombrello prima e parafulmine poi quando arriva l’inopinata, seconda consecutiva, mancata qualificazione a Qatar 2022. L’Italia fa harakiri prima con la Svizzera, poi perde in casa con la Macedonia del Nord. È l’inizio della fine del rapporto fra Gravina e Mancini che rassegna le dimissioni la scorsa estate. Il resto è storia. La nazionale azzurra di Luciano Spalletti si qualifica per il rotto della cuffia agli Europei, agevolata da un regolamento che promuove le prime due classificate, rischiando l’osso del collo in Germania con un soffertissimo 0-0 contro l’Ucraina. Euro 2024 è un’agonia: spaventati dall’Albania, travolti dalla Spagna, sopravvissuti alla Croazia e umiliati dalla Svizzera. Azzurro sbiadito, altro che notti magiche, è buio pesto.
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