L’Italia di Frattesi, l’uomo in più di Spalletti

1-2 con Israele, due partite, sei punti e primo posto nel girone. L’Italia del calcio si scopre anche vincente, oltre che bella. Due partite, due vittorie. La Nations League si conferma giardino di casa della nazionale italiana, dove fioriscono perlomeno speranze di un futuro migliore. A Budapest arriva la conferma di Parigi, con un 3-5-2 che premia le scelte di affidarsi a un centrocampo e un centrocampista che possono fungere da surrogato in attesa di trovare l’attaccante da 20 gol.

Frattesi, l’uomo in più di Spalletti

Davide Frattesi, con il gol messo a segno contro Israele, si conferma l’uomo in più di Spalletti e stupisce chi si stupisce. È decisivo in questa nazionale, come e più che nell’Inter, perché, come nessuno in rosa, ha le caratteristiche del prototipo del centrocampista offensivo necessario all’idea di calcio del commissario tecnico. Unisce corsa, sostanza, ricerca della profondità, capacità di ribaltare il campo correndo in verticale senza perdere di qualità nel palleggio nello stretto e la necessità di toccare troppe volte il pallone per coprire il campo.

La sua innata capacità di lettura dell’azione offensiva e l’attitudine all’inserimento unita alla lucidità nel compiere le scelte giuste nelle imbucate, lo rende una pedina insostituibile nello scacchiere del commissario tecnico che trova in mezzo al campo sia il senso del collettivo sia quei gol che non arrivano dai “purosangue”, intesi come centravanti spacca porte. Del resto, valorizzare i centrocampisti dalla vocazione offensiva non è una novità per Spalletti che ai tempi della Roma, prima con Perrotta e poi con Nainggolan, è stato capace di trasformare un incursore in un calciatore da doppia cifra.

È la nazionale di Spalletti

Italia - Israele
Immagine | Ansa

La prime due sfide di Nations League, lasciano in eredità anche l’idea che questa sia la prima vera nazionale di Spalletti. Arrivata con un po’ in ritardo, ma meglio tardi che mai. Dalle macerie dell’Europeo, il nuovo cantiere azzurro è ripartito da solide fondamenta. L’Italia gioca un calcio profondo attraverso la ricerca del palleggio e la qualità, cercata e trovata in mezzo al campo e sugli esterni.

Resta da capire cosa sarà di questo modulo e di questi interpreti quando torneranno Barella e Chiesa, ma la sensazione è che semplificare abbia aiutato parecchio il lavoro e la facilità di trasmissione delle idee di Luciano Spalletti al gruppo, quasi naturalmente disposto a recepire un metodo di lavoro in uno spartito comunque già noto. Si aggiunge, insomma, qualche nota che arricchisce senza stravolgere il ritmo, giocando quel calcio verticale e di fraseggio che piace al tecnico capace di rinunciare al proprio credo per premiare le caratteristiche di un gruppo che ha i punti di forza nella gamba. Un’Italia di sciabola, più che di fioretto e sicuramente efficace.

 

 

 

 

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