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Lionel Messi e il suo tempio: il Liverpool è ai suoi piedi

La Champions come la Liga, il padrone fin qui è Lionel Messi. Dominante in tutte le competizioni, contro qualunque avversario, all’interno di ogni situazione. Due gol al Liverpool nella partita più importante che si giocasse in questa stagione al Camp Nou, quello che ormai è il suo tempio.

Forte, decisivo, imprendibile: Messi è tutto questo ma tanto, tanto altro di più. Perché la sua prestazione è più di un gol fortunoso, forse più per un volere dall’alto che per merito suo, e più di un capolavoro su punizione, ennesima meraviglia di una stagione che ha dato continuità in maniera netta alla sua leggenda. Messi ha fatto il Messi per davvero: i dribbling nello stretto, il costringere gli avversari a quintuplicarlo pur di fare in modo che non passasse: ha servito delle gemme ai suoi compagni che nelle statistiche non si sono trasformate in assist per imprecisione o sfortuna di chi ha ricevuto quel dono.

Ha superato ancora una volta ogni luogo comune infondato: quelli che non lo volevano decisivo o a suo agio senza i compagni di una vita, Xavi e Iniesta, che uno alla volta hanno lasciato il Barça senza intaccare la sua grandezza. Ha schernito in maniera affascinante chi lamentava la sua carenza di gol nei turni più pesanti della Champions. E poi il Liverpool, l’unica inglese a cui non aveva segnato, la bestia nera del suo Barcellona che proprio non era riuscito a batterli nemmeno durante l’epoca d’oro.

Tutti ai piedi di Lionel Messi, inchinati a pregare nel suo tempio. Un risultato pesante che già mette in discesa la qualificazione nonostante l’ostacolo Anfield: una partita di quelle che fanno amare il calcio, con perle e gravi errori, come quelli di Dembele e Salah che con prospettive diverse possono risultare decisivi nell’ottica del doppio confronto.

Ma per calcoli e rimpianti ci sarà tempo in altre occasioni, perché questa semifinale è servita per celebrare per l’ennesima volta Lionel Messi. 600 gol in carriera, l’ennesimo numero che basterebbe a spiegare qualsiasi calciatore, tranne lui che vale sempre molto di più.

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