Stop di petto, palleggio a saltare l’avversario con una sombrero, sinistro al volo e pallone imparabilmente in porta. Gol del genere ci si aspettano da Messi, Ronaldo o, restando in Svezia, da un tale Zlatan Ibrahimović. Peraltro Ibra ha già dato il nome a una particolare giocata, chiamata Zlatanmål (“mål” in svedese vuol dire goal), la quale grossomodo consiste nel colpire la palla di tacco prima che tocchi terra, su cross. Tecnicamente consiste in un’elegantissima dimostrazione di classe, tecnica, rapidità d’esecuzione ed eccezionale precisione nella conclusione. Casualmente, le stesse parole più o meno figurano nei requisiti che la FIFA ha messo per iscritto nel 2009, quando ha istituito il Puskás Award in memoria del leggendario ungherese. Per meritarsi questo riconoscimento serve dunque una marcatura che combini estetica e difficoltà (nel 2017, per intenderci, a vincere fu il colpo dello scorpione esibito da Olivier Giroud in un Arsenal-Crystal Palace di Premier League): “The criteria are fairly simple. An aesthetically beautiful goal, awarded without distinction of championship, gender or nationality, scored without the result of luck or a mistake and in support of Fair Play”.
Era il 20 ottobre 2009 quando la FIFA, per esplicito volere di Joseph Blatter, istituì il Premio Puskás dedicato dunque al gol più spettacolare dell’anno. Nel 2013 ad esempio finì a casa Ibrahimović, dopo il bicycle kick dai 30 metri del 14 novembre 2012 che l’attaccante sfoggiò in amichevole contro l’Inghilterra (finita 4-2, nel giorno in cui è stata inaugurata la Friends Arena). Per stessa ammissione di Zlatan quello è stato il gol più bello della sua carriera, ma non certo è stato la prima marcatura svedese a finire sul podio del prestigioso Puskás Award. Nel 2010, infatti, col 13,2% dei voti si classificò seconda una perla di Linus Hallenius, allora 21enne promessa del calcio scandinavo in forza all’Hammarby in Superettan, l’equivalente gialloblù della nostra Serie B. Fu un gol meraviglioso, come detto: stop di petto, palleggio a saltare l’avversario Isa Demir, fulmineo sinistro al volo e pallone imparabilmente in porta. Certamente Linus Hallenius è stato l’uomo del momento, visto che i Bajen erano retrocessi ma avevano scoperto un talento da 11 gol in 13 gare. Poi si sarebbe perso, transitato per l’Italia, Genova e Padova, per la Svizzera (Lugano, Aarau), ma quel gol resta impresso su YouTube.
Linus decise di realizzare quella gemma il 20 giugno 2010, durante la sfida tra Sysianska e Hammarby, un “Marco van Basten lookalike” nominato Gol svedese dell’anno (“Årets mål”) al Fotbollsgalan del dicembre. La stampa svedese aveva già espresso il suo vaticinio: chi parlava di un gol di classe mondiale (“Hallenius mål i världsklass”), chi lo celebrava come una perla (“pärla“), chi si spingeva oltre e lo eleggeva a rete più spettacolare dell’intera storia del calcio (“världens snyggaste mål”), chi non sapeva come descriverlo e allora lo definiva una marcatura insolita (“ett ovanligt mål”). Nemmeno il tecnico dell’Hammarby, Jesper Blomqvist, riuscì a trovare aggettivi per l’occasione: “Assolutamente, assolutamente fantastico, questa è classe calcistica di livello mondiale, Linus è bravo col sinistro tanto quanto col destro”. Negli stessi istanti le telecamere cercavano spasmodicamente Hallenius, poco più che maggiorenne, che con atteggiamento modesto rispondeva: “Comunque è stato un gol carino, penso sia il mio gol più bello realizzato in campo”.
In molti hanno immediatamente visto in Hallenius le sembianze di Marco van Basten nella finale dell’Europeo 1988, tanto che per molti mesi non s’è parlato che di quel gol. Così, al Fotbollsgalan di dicembre 2010 i giornalisti chiedevano imperterriti a Linus come avesse fatto a imprimere quella traiettoria al pallone: “La rete l’ho realizzata istintivamente, ho calciato e la palla è diventata più morbida, un po’ come se fosse su un aereo. Certamente è un gol insolito, spettacolare, perché la palla è restata tutto il tempo in area, l’ho colpita al volo”. Davanti a 4109 spettatori, la Södertälje Fotbollsarena poté comunque gioire sebbene i padroni di casa avessero perso 0-2, con reti di Anders Dahl al 63′ e, appunto, di Hallenius al 66′. Lo stesso Hallenius che ha rischiato di far compagnia a Cristiano Ronaldo e Andrés Iniesta tra i vincitori del premio Puskás 2013, che poi sarebbe finito nelle mani di Hamit Altıntop (40,6% dei voti), ma nonostante il secondo posto sul podio non s’è mai lamentato: “Jag ångrar ingenting. Alla beslut, både felaktiga och rätta, har tagit mig hit i dag”. “Non rimpiango nulla. Tutte le decisioni, sia sbagliate che corrette, mi hanno portato qui oggi”. Concludendo con: “Det målet är svårt att slå, ja…”. “Questo gol è difficile da battere, sì…”.
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