Pochi aspetti certificano la qualità del lavoro di un allenatore quanto la capacità della sua squadra di applicare gli stessi principi di gioco e di ottenere risultati positivi nonostante le rotazioni e gli infortuni. L’impronta di Eduardo Coudet sull’Internacional si era vista chiaramente fin dal principio, ma nelle ultime settimane il suo percorso è stato intralciato da ostacoli potenzialmente devastanti.
Se la cessione del 21enne centrale difensivo Bruno Fuchs al CSKA Mosca rientra nella normalità di un campionato sempre più d’esportazione, ha suscitato ben altri grattacapi la rottura del legamento crociato del ginocchio destro di Paolo Guerrero – leader emotivo e realizzativo della squadra – nel secondo tempo della partita persa per 2-1 in casa del Fluminense.
Dopo aver vinto le prime due partite contro Coritiba e Santos, la prima sconfitta e la perdita per tutta la stagione del proprio giocatore-chiave sembravano preludere cupi scenari; invece, a sorpresa, nelle successive tre sfide sono giunte altrettante vittorie, con tanto di porta inviolata e primo posto in classifica, con due punti di vantaggio sul San Paolo.
Un rendimento tutt’altro casuale, corroborato da miglior attacco (10) e difesa (2), oltre che da ottimi dati sugli expected goals (xG), secondo cui il Colorado si è reso più pericoloso degli avversari in ogni partita, esclusa l’unica sconfitta.
Nel 3-0 impartito all’Atlético Goianiense ha espresso una superiorità inequivocabile, ed è stata l’occasione per intuire quale fosse la soluzione migliore per ovviare all’assenza del Depredador.
William Pottker, autore di 4 gol in 10 presenze nello scorso campionato, è partito titolare ma ha sfruttato malissimo l’occasione, facendosi espellere al 56’ per aver rifilato una violenta manata a un avversario nella zuffa successiva a un duro fallo subito dal compagno Praxedes; il 26enne, che peraltro non è nuovo a questo genere di intemperanze, è scivolato ai margini della rosa ed è ora sul punto di trasferirsi al Cruzeiro, in Série B.
Tornando alla partita contro il Dragão, chi ha saputo cogliere al meglio la chance è stato invece Thiago Galhardo, che di base sarebbe un centrocampista offensivo – al più una seconda punta – ma si è reinventato splendidamente come centravanti. In mezz’ora ha prima raddoppiato su azione e poi si è conquistato un calcio di rigore che lui stesso ha trasformato.
Da lì non si è più fermato: contro l’Atlético Mineiro ha firmato l’unica rete della gara dopo uno smarcamento centrale da centravanti vero, mentre contro il Botafogo ha fatto ancora meglio segnando il primo gol con un gran colpo di testa e servendo un bel filtrante per il raddoppio di Gabriel Boschilia.
Una sorta di falso nove in stile Firmino, quindi, che ama venire incontro al centrocampo per giocare di sponda e associarsi coi compagni, ma fa sentire la sua presenza anche in area di rigore.
Interpellato circa il nuovo ruolo, l’attuale capocannoniere del campionato ha elogiato il proprio allenatore – dicendo di esaltarsi grazie alla libertà di movimento concessagli – e l’intelligenza dei compagni nel muoversi di conseguenza.
Galhardo è arrivato a inizio stagione dal Ceará, dove in realtà già l’anno scorso aveva avanzato il proprio raggio d’azione, registrando a 30 anni il miglior bottino di reti della sua carriera (12 nel Brasileirão), in cui non aveva mai superato quota 3.
Ciononostante la società è andata in cerca di un nuovo rinforzo nel reparto e, dopo il naufragio della trattativa per riportare a casa Pato – che ha rescisso con il San Paolo – si è puntato su un altro grande talento dai muscoli di cristallo, l’uruguaiano ex-Palermo Abel Hernández.
Dopo aver lasciato i rosanero nel 2014, la Joya ha trascorso quattro anni nell’Hull City, dove ha fatto la differenza nelle due stagioni in Championship (29 gol in 42 partite), faticando nelle due in Premier League (solo 9 reti in 55 presenze).
Nel 2018 si è trasferito in Russia, riuscendo però a timbrare solo 3 volte in 15 partite, tormentato da continui infortuni – prima l’anca, poi gli adduttori, infine il ginocchio.
La rescissione del contratto a fine stagione, con il conseguente passaggio ai qatarioti dell’Al Ahli, sembrava il preludio di un finale di carriera lontano dai riflettori del calcio internazionale, ma a 30 anni appena compiuti, se starà bene fisicamente potrà rappresentare un’arma molto interessante nell’arsenale del Chacho.
Nel corso della sua presentazione, Hernández l’ha definita “la più grande sfida della sua carriera”, e ha dichiarato che spera di poter fare coppia in futuro proprio con Guerrero, a suo dire “il miglior centravanti del Sudamerica”. Nella sua scelta di giocare in Brasile ha pesato la sua assoluta venerazione per il Fenômeno Ronaldo, di cui ha il volto tatuato sul polpaccio.
Benché non giochi una partita da marzo, quando ha rescisso il contratto in Qatar, chiudendo la sua esperienza mediorientale con 7 gol in 16 presenze, il suo esordio non dovrebbe tardare ad arrivare, visto che al momento Galhardo è l’unica opzione nel ruolo: il 19enne Yuri Alberto, da poco acquistato dal Santos, starà fermo per diverse settimane a causa di un infortunio muscolare, mentre il giovanissimo Peglow è risultato positivo al Covid-19.
Se la fase offensiva è stata convincente, ancor di più lo è stata quella difensiva.
Con la partenza di Bruno Fuchs, il posto al fianco dell’intoccabile Victor Cuesta è stato assegnato a Zé Gabriel, 21enne formato dal settore giovanile che ha sopravanzato il più esperto Rodrigo Moledo.
La concorrenza si è fatta intensa, visto che il mercato ha aggiunto alla batteria Lucas Ribeiro, altro classe ‘99 giunto in prestito dall’Hoffenheim – dove in un anno e mezzo ha raccolto la miseria di tre presenze, dopo essersi rivelato con la maglia del Vitória nel 2018 – ma non sarà facile relegare in panchina Zé Gabriel; in queste partite si è dimostrato sicuro e intraprendente col pallone – il passato da centrocampista aiuta – oltre che solido nei duelli, in cui ha un’eccellente percentuale di vittoria del 71%.
Se in cinque partite su sei l’Inter ha comandato il possesso, con percentuali tra il 53 e il 58%, contro l’Atlético Mineiro di Sampaoli lo ha scientemente lasciato agli avversari (addirittura 67 a 33 il rapporto): favorito dal vantaggio ottenuto dopo pochi minuti, Coudet ha saputo serrare gli spazi centrali frustrando ogni tentativo di penetrazione degli avversari, che sono riusciti a calciare in porta una sola volta.
Proprio in quella partita si è messo in evidenza il talento difensivo del nuovo giovane difensore, che ha completato ben 11 salvataggi.
Stanotte l’Internacional sarà ospite sul difficile campo del Palmeiras, campione Paulista e ancora imbattuto con 2 vittorie e 3 pareggi nel Brasileirão, in una partita che potrebbe dirci tanto sui rapporti di forza tra le due squadre.
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