Non è da sottovalutare il fatto che l’universo calcistico – per svariati motivi – possa inquinare. E ovviamente non bisogna nemmeno cercare un responsabile in questo sport, perché non avrebbe alcun senso. Essendo il calcio uno degli sport più seguiti al mondo, molte associazioni si sono poste in prima linea nella lotta all’inquinamento. Uno degli esempi lampanti è quello della Premier League, più in generale del Calcio inglese.
Il discorso è ampio ma molto interessante perché dalla Premier League fino alla League Two quarta serie del calcio britannico – in cui torneremo dopo – l’intenzione di voler progredire in modo più “ecosostenibile” è forte.
La BBC collaborando con Sport Positive Summit ha compilato una ricerca sulla sostenibilità di tutti e 20 i club della Premier League nella stagione 2019/2020. Sono state raccolte delle prove secondo 8 principali schemi che vanno dall’efficienza idrica all’utilizzo di energia rinnovabile all’interno dei propri impianti sportivi. Ai club veniva assegnato un punto per categorie se avevano iniziative adeguate che si svolgeva nei loro impianti (stadi, campi di allenamento). Mezzo punto invece se i piani erano stati sviluppati in quella zona ma dovevano ancora concretizzarsi.
CREDITS: www.bbc.com
Prima di immergerci nel dettaglio bisogna sapere che la ricerca è stata effettuata dopo un altro test che aveva preso in considerazione solo 12 club della Premier. In questo caso il risultato non è stato molto confortante. Era una ricerca che basava il proprio studio in base a parametri che andavano dall’energia rinnovabile alla raccolta dei rifiuti. In testa c’era il Brighton, poi il Tottenham. Il City e Liverpool invece a metà classifica e infine lo United non pervenuto, decise di non rispondere alle domande.
Il cambiamento radicale delle squadre di Premier League è però avvenuto in pochi anni. Fatti, non parole, grazie anche all’appoggio di enti dedicati a questo delicato argomento. Il Manchester City, stando a quanto ha rilevato la ricerca di BBC con Sport Positive, ha installato corridoi per la fauna selvatica presso la City Football Academy che ora ospitano vari tipi di falene, farfalle e pipistrelli, fornendo allo stesso tempo luoghi di nidificazione per uccelli tra cui il gheppio. Per il Responsabile della sostenibilità del City Peter Bradshaw : “La sostenibilità è importante per il Manchester City perché, prima di tutto, ha davvero senso per gli affari. È la cosa giusta da fare in termini di provenienza di questa squadra di calcio”.
Tottenham Hotspur Is One Of The First Football Clubs To Declare Their Commitment To Phasing Out Single-Use Plastics. https://t.co/A78hBvn8dx via SkyNews #Tottenham #PremierLeague #sustainability #ecofriendly #Oceanplastic pic.twitter.com/8bzEbKtgEc
— Dotted Green (@DottedGreen) April 27, 2018
Singolare è l’intervento in prima linea di Ashley Barnes e Ashley Westwood, giocatori del Burnley. Hanno messo in atto uno “schema di car sharing” informale stabilito dai giocatori della prima squadra. I due hanno acquistato infatti un minibus e condividono la guida di un gruppo di giocatori da e per l’allenamento su base giornaliera. Questo per far sì che le emissioni di CO2 vengano diminuite il più possibile.
A questo proposito la FIFA ha reso pubblico uno studio in concomitanza con il South Pole Group in cui ha rivelato che il Mondiale Russia 2018 avrebbe dovuto produrre 2,1 milioni di tonnellate di CO2. Il LOC (Comitato organizzatore locale) ha quindi compensato le proprie emissioni con crediti di carbonio provenienti da progetti a basse emissioni in Russia e all’estero al fine di ridurre l’impronta.
FIFA 2014 World Cup in Brazil emitted 2,723,756tCO2e of greenhouse gases (GHGs) while South Africa 2010 emitted 2,753,250 tCO2e. I will be very much interested to know the volumes of GHG emission from the 2018 world cup post event sustainability report.
— CLIMATE CENTRAL – KENYA (@ClimateCentralK) July 24, 2018
Le squadre inglesi non si sono fermate e hanno cercato di portare avanti progetti ecosostenibili con il passare del tempo.
Il Manchester City ha creato dei percorsi pedonali per arrivare allo stadio in modo da incoraggiare le persone a recarsi all’Etihad a piedi piuttosto che in macchina. L’impianto di riscaldamento del terreno e quello dell’illuminazione dell’erba dovevano essere teoricamente attivati tramite delle turbine eoliche. Progetto che non è stato poi mai portato a termine per via del ghiaccio che si poteva depositare nelle pale rendendo l’ambiente poco sicuro per i tifosi che si recavano allo stadio.
Loved seeing our wooden foot operated sanitiser stands pitch side for the #northlondonderby at the weekend for @arsenal vs @spursofficial at the Emirates Stadium #sustainability #sustainableliving #vegan #ecofriendly #football #sanitiser #gunners #gooners #arsenal #tottenham pic.twitter.com/bKuqskJ3Tu
— Ligneus (@LigneusProducts) March 17, 2021
Il Tottenham ha creato un tetto verde sopra la sede della sua Academy, fatto di piante di Sedum in fiore, per accumulare e per poi riutilizzare l’acqua piovana. L’Arsenal ha posto all’interno dell’Emirates un sistema di energia rinnovabile capace di dare l’energia sufficiente al funzionamento dello stadio per ben 90 minuti. Il Manchester United ha coniato il proprio slogan “Reds to Green” per indicare le iniziative ambientali a cui si sono dedicati. All’Old Trafford, si usa acqua piovana raccolta e riciclata per annaffiare il terreno di gioco. Insomma si potrebbe andare avanti all’infinito perché ogni squadra ha strutturato un progetto ecosostenibile chiaro e ben impostato.
Un altro aspetto caduto sotto l’attenzione delle squadre di calcio è quello del poliestere. Sostanzialmente le divise di calcio sono costituite da poliestere, un materiale che non si raggrinzisce, traspira, assorbe il sudore. Insomma il poliestere nello sport è comodissimo. Il problema è che è una fibra sintetica a base di petrolio, è quindi un elemento non rinnovabile. Alcuni marchi quindi hanno deciso di adottare un approccio più sostenibile e biodegradabile.
Ad esempio Adidas, in questo caso con il Manchester United, ha portato avanti un’iniziativa con una ONG americana, Parley for the Oceans, nata per ripulire gli oceani. La terza maglia del club della stagione 18/19 era costituita da materiali riciclabili. Ma l’accordo si espandeva ai club con il contratto Adidas, vedasi Arsenal, Juventus e via dicendo.
Manchester United's eco-friendly 2018/19 third kit has landed pic.twitter.com/n0M8ikCByY
— B/R Football (@brfootball) May 11, 2018
Eppure i programmi ecosostenibili non si limitano alle squadre di Premier League. In League Two, quarta serie del calcio inglese, c’è una società ormai famosissima per essere la squadra più ecosostenibile del mondo.
Il Forest Green Rovers è proprietà di Dale Vince, CEO di Ecotricity, un’impresa inglese di energie rinnovabili. Per farla breve questo club del piccolo centro di Nailsworth, nel Gloucestershire in una zona particolarmente ricca di riserve naturali, si trova a due ore da Londra e conta solo 7 mila abitanti. Dale Vince, vegano, si è posto come baluardo della lotta per l’ecosostenibilità e ha investito in questa squadra in modo completamente ecosostenibile.
Gli impianti e la sede del Forest Green sono alimentati da energia elettrica, 100% verde, zero emissioni, con pannelli solari posti sul tetto e ovviamente Ecotricity come partner ufficiale. Il manto erboso non viene trattato con pesticidi, e il tosaerba è elettrico, è guidato da un GPS e l’erba viene innaffiata da acqua piovana. Non è finita qui perché Dale Vince ha deciso di far viaggiare i suoi tifosi in maniera più ecosostenibile possibile.
Ha posto dei punti di ricarica per i veicoli elettrici fuori dallo stadio, in modo da poter ricaricare la macchina sia per le partite in casa sia per raggiungere il Forest Green in trasferta. L’alimentazione? Vegana ovviamente, così come il cibo proposto ai tifosi. Trasformano addirittura l’olio in biocarburante per non parlare delle magliette. I kit del Forest Green Rovers prima fatti in bambù e poi con gli scarti del caffè sono a detta di Vince “molto resistenti e leggeri quando si scende in campo”. Come se non bastasse lo stadio, progettato da Zaha Hadid e da Patrik Schumacher, dopo 3 anni di lunga trattativa con il governo locale, è in legno.
Una cosa impensabile per la maggior parte dei club del calcio mondiale, e Dale Vince si è fatto promotore di questa difficile lotta. In questo caso i riconoscimenti non sono mancati, dalla FIFA all’ONU ma è un altro esempio lampante (inglese) di come il calcio può e deve essere uno sport ecosostenibile. Ci sono i mezzi per renderlo possibile, ci sono gli incentivi così come tantissime associazioni disposte a promuovere queste opere. Non è semplice ovviamente, ma il Calcio Inglese ci ha dato un assaggio di come queste intenzioni si possano attuare in maniera concreta. Ovviamente Premier & Co non sono gli unici, in Italia ci sono ricerche attive come Life Tackle, in Germania sono diversi i progetti di questo genere.
🎥 | 𝑨𝒘𝒂𝒚 𝒅𝒂𝒚𝒔: 𝐹𝑜𝑟𝑒𝑠𝑡 𝐺𝑟𝑒𝑒𝑛 𝑅𝑜𝑣𝑒𝑟𝑠
Watch our latest away days video as went behind the scenes at the New Lawn 🏟#ProudToBeTown
— Harrogate Town AFC (@HarrogateTown) March 14, 2021
I progetti ecosostenibili possono essere una fonte di business come già accennato prima. Russel Seymour, amministratore delegato della British Association for Sustainable Sport ha spiegato uno dei più grandi problemi in questo momento per questo tipo di calcio: “È evidente che molti non riescono a comunicare quello che stanno facendo. L’importante è che i club dimostrino che vivere, lavorare e giocare in modo sostenibile può essere fatto ed è altrettanto buono, o probabilmente anche migliore, di prima. C’entra anche il Business, è ovvio, i fan lo capiscono e lo apprezzano e aiuta l’ambiente ”
È però evidente come seppur come punta dell’iceberg, l’Inghilterra abbia dato una forte scossa per un calcio più verde.
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