Il tecnico di Reggiolo festeggia il titolo numero 28 in carriera, ma punta alla quinta Champions: per arrivare a Wembley deve eliminare il Bayern Monaco nella semifinale di ritorno
Carlo Ancelotti non smette mai di vincere. Sognando la quinta Champions da allenatore (e già averne vinte quattro è un record assoluto), ha conquistato la Liga. Il Real Madrid, infatti, è campione di Spagna per la 36° volta. Per la vittoria aritmetica non è stato decisivo soltanto il successo contro il Cadice (3-0: reti di Brahim Diaz, Bellingham e Joselu), ma anche il capitombolo del Barcellona in casa del Girona. Blaugrana sconfitti 4-2 e scavalcati al secondo posto proprio dalla squadra di Miguel Angel Sanchez Munoz, che strappa la qualificazione aritmetica alla prossima Champions, quella con il nuovo format a 36 squadre con un girone unico.
Insomma, tutto può succedere, ma il finale è sempre lo stesso: Ancelotti festante in campo per aver vinto un trofeo. Questa Liga, la seconda nella sua carriera dopo quella del 2022, è il titolo numero 28. Tutto questo in attesa di disputare la semifinale di ritorno della massima competizione continentale per cercare di eliminare il Bayern Monaco (2-2 all’andata) e volare a Wembley per sfidare una tra il Psg e il Borussia Dortmund e dare l’assalto al 15° titolo europeo.
La cavalcata
Passano gli anni, ma i Blancos restano sempre la squadra da battere. Con un successo arrivato dopo una Liga stratosferica: una sola sconfitta, a settembre, nel derby contro l’Atletico Madrid al Wanda Metropolitano. Dopo quel k.o. sono arrivate 28 partite di imbattibilità ed è stato eguagliato il record del club fatto nel 1990 con John Toshack. E anche contro il Cadice il dominio delle Merengues è stato assoluto. Turnover massiccio, in vista del Bayern Monaco, con Ancelotti che cambia addirittura 10 giocatori rispetto al match di Monaco di Baviera. L’unico confermato è Nacho. Una volta conquistati i tre punti, le Merengues si sono messa davanti alla televisione per seguire la partita tra il Girona e il Barcellona. I blaugrana hanno resistito fino al 2-1 per poi naufragare e alzare bandiera bianca. Al Santiago Bernabeu è esplosa la festa, mentre i tifosi del Real Madrid hanno iniziato ad avviarsi sul Paseo de la Castellana verso Plaza de Cibeles.
Quel rinnovo provvidenziale
Per questo ennesimo successo dei Blancos è stato fondamentale il rinnovo di Ancelotti, arrivato nel dicembre scorso. Ha ridato certezza alla squadra. L’allenatore ha firmato fino al 2026. Una notizia che aveva avuto ripercussioni fino in Brasile: con questo prolungamento il tecnico di Reggiolo aveva messo a tacere le indiscrezioni che lo volevano commissario tecnico del Brasile dopo la Coppa America di questa estate, che si disputerà dall’11 giugno al 19 luglio del prossimo anno negli Stati Uniti. Ancelotti avrebbe iniziato a lavorare con la squadra in Brasile appena sarà scaduto il suo contratto in Spagna. Invece, nulla di tutto questo. Come sempre (vedi l’arrivo a parametro zero di Kylian Mbappé) Florentino Perez ha anticipato tutti, anche quello che ormai sembrava certo. Si è tenuto Ancelotti, ha festeggiato la Liga e punta all’ennesima finale Champions della storia del Real Madrid.
Una leggenda
In fin dei conti, è noto a tutti il binomio tra Ancelotti e la massima competizione continentale. La Champions è una chimera irraggiungibile per molti miti e diverse leggende, ma non per lui. Da giocatore l’ha vinta due volte col Milan, da allenatore quattro. Come allenatore ha iniziato la carriera in panchina come vice di Arrigo Sacchi in Nazionale nel triennio 1992-1995, per poi allenare Reggiana, Parma, Juventus, Milan, Chelsea, Psg, Real Madrid, Bayern Monaco, Napoli, Everton e di nuovo il Real. Nel 2019 la rivista francese France Football lo ha inserito nella top 50 degli allenatori più forti della storia del calcio. Assieme a Tomislav Ivia, Ernst Happel, José Mourinho e Giovanni Trapattoni, si era inserito in quella lista di allenatori capaci di vincere il campionato in quattro paesi diversi: la serie A con il Milan, la Premier con il Chelsea, la Bundesliga con il Bayern Monaco e la Ligue1 con il Psg. Però, nel 2022 ha vinto anche la Liga con i Blancos, diventando l’unico allenatore della storia del calcio a vincere almeno una volta in ciascuno dei top 5 campionati europei. Niente male.
Le sue passioni
Nella vita di Ancelotti non c’è soltanto il calcio. Ma anche la musica. Durante la sua carriera da allenatore, infatti ha ripetuto i cori delle squadre che ha allenato. “Alè, Milan alè”, “Hala Madrid y Nada Mas”, solo alcuni dei tanti esempi. Al termine della stagione con il Bayern Monaco cantò “I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero. Al Chelsea, nei pre ritiri stagionali, organizzava il karaoke e faceva cantare a turno i propri giocatori. E anche al Napoli si è dimostrato uomo spettacolo nei ritiri e nelle presentazioni, anche con il presidente Aurelio De Laurentiis. Insomma, un vero e proprio amore. Così come il cinema. Perché sciur Carletto ha motivato i suoi giocatori anche attraverso i film: prima della finale di Manchester tra Milan e Juventus (28 maggio 2003), aveva preparato un video con il discorso di Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”.
I suoi attori preferiti sono Roberto Benigni e Robert De Niro. È apparso nei film “L’allenatore nel pallone” e “L’allenatore nel pallone 2” con Lino Banfi. Ha interpretato in entrambi se stesso: nel primo film è ancora un calciatore della Roma, mentre nel sequel allena il Milan. È apparso nel ruolo di se stesso anche in “Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone”. Ha recitato nel film “Don Camillo” con Terence Hill, giocando nei “Devils” di Peppone. Ed è un buongustaio: ama molto la cucina casereccia (soprattutto salumi e formaggio). È una buona forchetta e un ottimo intenditore. Non a caso la sua autobiografia del 2009 si intitola: “Preferisco la coppa: vita, partite e miracoli di un normale fuoriclasse”.
Il pianto per la “sua” Inter
La più grande curiosità di Ancelotti è solo una: da bambino era tifoso dell’Inter. Tanto che a Mantova, il 16 gennaio 1972, i biglietti terminarono presto e il piccolo Carlo si mise a piangere davanti ai cancelli dello stadio. Uno steward, intenerito, lo fece entrare per assistere al secondo tempo. Morale: nella ripresa i nerazzurri segnarono cinque gol (la partita finì 1-6). Ma ha avuto anche momenti di terrore. Sua figlia Katia fu vittima di una rapina: due malviventi entrarono nell’abitazione di Blundellsands, un’area nella storica contea del Lancashire, in Inghilterra, portando via una cassaforte. Ancelotti non era in casa, ma c’era appunto sua figlia che aveva messo in fuga i due. L’ex allenatore del Milan era stato chiamato dagli agenti, mentre stava preparando la partita del suo Everton contro il Fulham.